Asean

Italia – ASEAN con Padiglione Italia verso Expo Dubai

PRESS RELEASE

Siglato il protocollo d’intesa tra il Commissario italiano Paolo Glisenti e il presidente Enrico Letta

La diplomazia scientifica, culturale ed economica tra Italia, Europa e Sud Est asiatico al centro dell’accordo

Roma, 4 febbraio 2021

Il rafforzamento delle relazioni tra Italia, Europa e Sud Est asiatico attraverso attività, iniziative ed eventi da realizzare in occasione della partecipazione dell’Italia a EXPO 2020 Dubai: è questo l’obiettivo al centro dell’accordo tra il Commissariato per la partecipazione italiana alla prossima Esposizione Universale e l’Associazione Italia – ASEAN.

Il protocollo, firmato dal Commissario Paolo Glisenti e dal Presidente dell’Associazione Enrico Letta, mira a favorire la partecipazione del sistema imprenditoriale e degli enti scientifico-culturali del nostro Paese con interesse strategico nella Regione e a rafforzare la cooperazione economico-finanziaria e culturale tra il Sistema Italia e i Paesi ASEAN, con particolare riguardo ai temi della connettività, del cambiamento climatico e sviluppo sostenibile, del capacity building programmes, della cooperazione marittima e della gestione dei disastri naturali oltre che della sostenibilità agroalimentare e della salute.

L’Associazione Italia-ASEAN si impegna tra l’altro a realizzare, in occasione del Global Business Forum ASEAN di Expo 2020 Dubai, previsto l’8-9 dicembre 2021, una o più iniziative ed eventi volti a rafforzare la cooperazione economico-finanziaria, il business matching e le opportunità di crescita delle esportazioni e degli investimenti, la cooperazione scientifica e culturale tra il Sistema Italia e i paesi dell’ASEAN.

“L’EXPO 2020 Dubai rappresenta una grande occasione per l’Associazione Italia-ASEAN per continuare a lavorare per il rafforzamento delle relazioni tra Italia, Europa e Sud-Est asiatico”, ha dichiarato Enrico Letta. “Avremo l’opportunità di organizzare eventi e promuovere iniziative insieme al Commissariato per l’Esposizione Universale con al centro i principi del dialogo internazionale, del libero scambio e del multilateralismo. Negli ultimi anni abbiamo visto crescere l’interesse verso l’ASEAN, ma sarà fondamentale per il Sistema Italia agire in maniera unita per cogliere le opportunità che stanno emergendo in questa area del Pianeta estremamente dinamica”.

“Il rapporto di collaborazione con ASEAN in vista di Expo 2020 Dubai – ha dichiarato Paolo Glisenti – apre una interessante prospettiva per la partecipazione dell’Italia alla prossima Esposizione Universale nel momento in cui la configurazione di una nuova area di libero scambio tra i paesi asiatici permette alle nostre imprese di guardare al tempo della ripresa dopo la pandemia con maggiore fiducia. Il ruolo che l’Italia svolgerà con ASEAN a Dubai consoliderà le relazioni diplomatiche, culturali e scientifiche con quell’area del Mondo“.




The new digital age for ASEAN youth

The Covid-19 pandemic ushered the beginning of a new digital era for Generation Z in Southeast Asia

I sociologi chiamano Generazione Z quella dei nati tra il 1997 e il 2012. È la prima della storia dell’umanità a non aver mai conosciuto un mondo senza le tecnologie di comunicazione di massa quali internet e gli smartphone. La loro profonda conoscenza e dimestichezza con la digital technology li rende ad oggi la generazione più esperta nella navigazione in rete, con il potenziale di portare una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro. Molti di questi giovani apprendono competenze di coding fin dall’età di dodici anni; altri guadagnano cifre considerevoli grazie alle nuove opportunità offerte dalla rete; arrivati all’età adulta, sperimentano nuovi corsi universitari e mestieri mai pensati prima. Si possono quindi considerare dei veri e propri pionieri del settore digitale.

I giovani abitanti dei Paesi ASEAN non fanno eccezione: utilizzando strumenti digitali per rimanere sempre in contatto tra di loro, essi sono più creativi, competenti e pronti a cogliere le opportunità del mondo. Un recente studio del World Economic Forum ha scoperto infatti che nonostante le difficoltà dovute alla scarsa connettività in alcune aree, la trasformazione digitale ha già creato una generazione esperta di tecnologia nel Sud-Est asiatico che sarà un fattore chiave per la crescita inclusiva e sostenibile dell’ASEAN. Lo stesso sondaggio, condotto in collaborazione con Sea, ha rilevato che i giovani della regione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 25 anni si sono adattati alle restrizioni del blocco aumentando la loro presenza digitale, mentre i nuovi imprenditori hanno accelerato il passaggio all’e-commerce.                                                                         

Il Sud-Est asiatico oggi ospita 220 milioni di giovani, pari a circa un terzo della popolazione giovanile totale.Per osservare da vicino il potenziale di questo capitale umano, lo scorso 24 novembre si è svolto online il “ASEAN Youth and Community Dialogue Forum 2020”, avente come tema le politiche per lo sviluppo dei giovani, le nuove tendenze e le sfide che devono affrontare gli Stati membri dell’ASEAN. Ospite dell’evento, il Viceministro vietnamita degli affari interni Trần Anh Tuấn ha affermato che il suo Paese e gli altri membri dell’ASEAN puntano molto sui giovani per la costruzione e integrazione della comunità del Sud-Est asiatico. 

Proprio per quanto riguarda gli aspetti socio-culturali infatti, il recente rapporto “Culture Next” che l’azienda di streaming musicale Spotify ha realizzato per analizzare il ruolo dell’intrattenimento audio nel plasmare la cultura e il rapporto con il mercato dei giovani abitanti del Sud-Est asiatico, ha evidenziato conclusioni interessanti. Prendendo in esame 3.000 tra Gen Z e Millennial di Singapore, Malesia, Filippine, Indonesia e Thailandia, per analizzare il loro rapporto con marchi, contenuti web, tecnologia e cultura, il rapporto rappresenta un interessante spaccato delle generazioni che daranno forma all’ASEAN del futuro. Il sondaggio infatti mostra come le nuove identità non siano più definite solo dal luogo di nascita o dall’idioma, ma siano piuttosto formate dal complesso intreccio online tra passioni e interessi comuni: il 61% degli intervistati ha dichiarato di avere almeno un amico proveniente da un altro Paese; il 56% definisce sé stesso in base a chi sono gli amici che lo circondano, a cosa sono appassionati e quale moda seguono; il 78% crede che la musica li aiuti a entrare in contatto tra loro e con altre culture, quindi a creare una comunità transnazionale che superi i confini del proprio luogo di origine.

In conclusion, the new generations of Southeast Asia appear quite different from the previous ones. Thanks to direct contact with the digital revolution, Generation Z in ASEAN is dynamic and flexible, ready to seize the opportunities of the transformations underway and open to new forms of supranational integration. With over 200 million young people under 35, Southeast Asia is therefore a candidate to become an important innovation hub in Asia and around the world. 

The status of trade agreements between the EU and ASEAN

The EU has attempted to negotiate a Free Trade Agreement (FTA) with ASEAN, but this strategy's failure has led to preferring bilateral agreements with individual states. 

UE ed ASEAN avevano avviato i negoziati per un accordo di libero scambio già nel 2007, ma si bloccarono nel 2009. Da quel momento l’UE ha preferito portare avanti trattative coi singoli Stati membri e ad oggi è riuscita a siglare accordi con Singapore (2019) e Vietnam (2020). Sebbene siano aperte le trattative con Indonesia, Malesia, Thailandia e Filippine, l’obiettivo finale dell’UE è utilizzare questi singoli accordi come basi di lancio per arrivare un giorno ad un accordo region-to-region con l’ASEAN. 

Nel complesso, l’ASEAN è una delle più grandi economie del mondo, un mercato di oltre 660 milioni di consumatori, con una classe media in rapida espansione, che offre grandi opportunità agli esportatori e agli investitori dell’UE. L’ASEAN è il terzo partner commerciale dell’UE dopo USA e Cina, mentre l’UE è il terzo partner commerciale dell’ASEAN, dopo Cina e USA. La regione è anche un hub chiave per il transito di merci ed occupa una posizione importante nelle reti produttive. Ad oggi l’ASEAN ha firmato accordi di libero scambio con Cina, Hong Kong, Giappone, Corea, India, Australia e Nuova Zelanda. Inoltre, gli Stati ASEAN sono tra i 15 Paesi che hanno concluso i negoziati del RCEP e quattro di loro (Brunei, Malesia, Singapore e Vietnam), sono anche membri del CPTTP.

Con l’Indonesia il dialogo è iniziato nel 2016 ed è tutt’ora in corso. Le tematiche trattate sono varie e alcune sono in via di chiusura (questioni sanitarie, antitrust e fusioni), mentre altre sono in sospeso (disposizioni istituzionali relative alle dogane) o in corso di discussione (norme di origine sui prodotti, liberalizzazione degli scambi delle merci, imprese statali e sussidi, investimenti e servizi). Rimane dirimente il tema dell’olio di palma, poiché l’Indonesia ne è il primo produttore al mondo e ritiene che le misure dell’UE sulle energie rinnovabili discriminino i biocarburanti a base di questo olio. Su questo tema è aperto un contenzioso con l’UE in sede OMC. In generale, si ritiene che un accordo produrrebbe entro il 2032 un aumento del PIL dell’UE compreso tra 2-3 miliardi di euro e per l’Indonesia tra 4-5, mentre l’aumento delle esportazioni sarebbe nella scala di 5-6 miliardi per l’UE e 5 per l’Indonesia.

I negoziati con la Malesia sono stati avviati nel 2010, ma sospesi nel 2012 a causa dei preparativi per le elezioni malesi nel 2013, la partecipazione ai colloqui sul TPP e l’incapacità di entrambe le parti di concordare sui termini dell’accordo. Il rilancio dei negoziati è subordinato alla portata dell’accordo, poiché l’UE si aspetta che la Malesia punti ad un accorso ambizioso simile a quelli con Singapore e Vietnam. Ad oggi i negoziati sono fermi poiché la Malesia non hanno ancora preso posizione sulla loro continuazione e a pesare sulla riapertura vi è la politica dell’UE sull’olio di palma (di cui la Malesia è secondo produttore mondiale), tanto che il Paese sosterrà l’Indonesia nel contenzioso contro l’UE in sede OMC.

Invece, problemi di natura politica bloccano i negoziati con Thailandia e Filippine. I negoziati con la Thailandia, avviati nel 2013, si sono bloccati dopo il golpe militare nel 2014. Il ritorno alla democrazia e il rispetto dei diritti umani sono i prerequisiti per l’UE per riprendere i negoziati. Successivamente alle elezioni del 2019, si sono fatti passi verso il rilancio dei colloqui, ma, prima ancora di riprendere le negoziazioni, le parti dovranno trovare un accoro in merito al campo di applicazione del FTA e pertanto sono in corso discussioni a tal fine. I negoziati con le Filippine sono stati avviati nel 2015, e dopo una serie di round sono stati bloccati sempre a causa della situazione dei diritti umani e della democrazia. Solo recentemente le parti hanno ripreso i rapporti e discusso la prospettiva di proseguire i negoziati per un accordo.

Per il futuro l’UE si augura di poter riaprire negoziati bi-regionali e nel 2019 a conclusione della 22a riunione ministeriale UE-ASEAN, i due attori sovranazionali hanno ribadito il reciproco impegno per un accordo commerciale regionale. Sebbene vi sia stata poca convergenza tra le due parti, come anche all’interno dei singoli Paesi ASEAN stessi, per quanto riguarda il campo di applicazione dell’accordo, non di meno vista l’importanza della regione, l’impegno per addivenire ad un accordo continuerà.

By Niccolò Camponi

The complex relationship between ASEAN and China

As economic interactions grow, the risk of Chinese commercial hegemony in the region arises

Le politiche di buon vicinato sono diventate la priorità del governo cinese per gli anni a venire. Per aggirare l’isolamento diplomatico tentato da Washington, Xi Jinping si è concentrato sul rafforzamento dei legami economici con i Paesi del Sud-Est asiatico, oggi la più importante rampa di lancio per la proiezione globale della Cina. Ne è la conferma la recente visita del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, in Myanmar, Indonesia, Brunei e Filippine. Durante questo mini tour dell’ASEAN, Wang Yi, ha ribadito più volte l’importanza di una cooperazione rafforzata nell’Indo-pacifico, rivolta al superamento dell’emergenza sanitaria ma soprattutto al coordinamento con la Belt and Road Initiative (BRI), l’imponente iniziativa cinese destinata a migliorare i collegamenti infrastrutturali con l’Eurasia.

Historically, relations between Beijing and the ASEAN countries have not always been idyllic. However, since the 1990s there has been a progressive economic and diplomatic rapprochement between the parties, culminated in the 2002 free trade agreement. Since then, China has not stopped courting ASEAN and other Indo-Pacific countries to further consolidate economic cooperation. Finally, in 2020, after eight years of negotiations, the Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) was signed; a historic agreement that gave birth to the largest trading block in the world, capable deeply influencing the global economic balance. The signatories are the 10 ASEAN members plus China, Japan, South Korea, Australia and New Zealand, but not the United States, whose exclusion is a clear sign of their strategic loss of weight in the region.

The agreement’s timing is not accidental; it is the consequence of the health and economic crisis that hit the whole world, with the exception of China, the only G20 country with positive GDP growth in 2020. Indeed, since long ago Beijing has been pushing for a deeper economic interconnection with Southeast Asian countries. This trend, oriented towards privileged regional cooperation has been confirmed by the continuous growth, despite the health emergency, of the commercial exchanges between Beijing and the ASEAN countries, which have become China's major trading partner, surpassing the European Union. If, in fact, trade has increased by 7% compared to previous years, bilateral investments also marked a significant increase, reaching + 58% compared to 2019.

However, there is a downside: Beijing's recovery from the pandemic, faster compared to the rest of the world, with a prospect of 8% growth in 2021, in addition to the greater commercial influence in Southeast Asia acquired thanks to the RCEP, could make ASEAN countries increasingly dependent on the exports and foreign investments of its powerful neighbour. Especially after India’s decision to abandon the negotiations, China is the hegemonic actor of the agreement. Nonetheless, the benefits are numerous; by exploiting the complementarity of the different economic systems, the ASEAN countries with the support of the other members, will be able to more easily create regional value chains and will become a privileged destination for foreign direct investments, especially from Japan and South Korea, thus rebalancing Chinese influence. This will ensure an increase in the industrial capacity of the ASEAN countries and, in the long run, also a probable decrease in the average income gap in the region. 

In reality, the tendency to reallocate investments to ASEAN countries is not new; for some years, in fact, there has been an increase in FDI from Japan, South Korea and Taiwan higher than the share sent by the same countries to Beijing. This is mainly due to the increase in labour costs in China, but also linked to the need to diversify the production chain. Indeed, the inclination to reconsider the economic centrality of ASEAN is increasing; thanks also to the effective containment of the health emergency, this area of the world has not experienced significant economic and trade deficits. The case of Vietnam is peculiar; with a GDP of 2.6% higher than in 2019 it confirms itself as the only Asian nation, together with China, to have presented a constant economic growth during the health emergency. Yet, there is more. The economies of the whole region are expected to increase in 2021, particularly for Indonesia (+ 6.1%), Cambodia (+ 6.8%), the Philippines (+ 7.4%) and Malaysia (+ 7.8%)..

In conclusion, the world axis is moving eastward. Beijing is aware of this and does not hesitate to utilize its privileged position to carve out a leading role in the new scenario, bringing the ASEAN countries with it. For Southeast Asian countries, the goal will be to seek a delicate balance to secure their manoeuvrability in the continent and to continue to attract investments, without increasing too much Chinese influence in the region. 

By Emilia Leban

The potential Grab-Gojek merger: new power games between the two ASEAN tech giants

From private negotiations to the denial of a possible merger, Grab and Gojek compete for ride-hailing and delivery in Indonesia. 

Secondo quanto appreso, negli ultimi mesi Grab e Gojek hanno compiuto sostanziali progressi nell’elaborazione di un accordo per unire le loro attività e realizzare la più grande fusione di aziende tech del Sud-Est asiatico. I due giganti tecnologici sembrerebbero ancora divisi sulla decisione relativa a chi spetterebbe controllare l’Indonesia, il più grande mercato della regione, nonché patria di Gojek. Varie parti dell’accordo sono ancora in fase di elaborazione tra i leader di ciascuna società e SoftBank Group Corporation, uno dei principali finanziatori di Grab. 

Negli ultimi anni Grab e Gojek sono stati al centro di un’accesa rivalità per il dominio del settore tech nella regione. Infatti, si parla da tempo di una loro potenziale fusione, soprattutto dopo la visita del CEO di SoftBank in Indonesia nel gennaio 2020. Un’unione di forze ampiamente sostenuta dai finanziatori di entrambe le parti affinché la dispendiosa contesa per le rispettive quote di mercato si concluda con la creazione di uno dei più potenti colossi economici della regione. 

Grab e Gojek, fondate rispettivamente a Singapore e Jakarta, rappresentano le due startup di ride-hailing, delivery, pagamenti finanziari e servizi assicurativi più importanti dell’Asia sud-orientale. Grab, già presente in ben otto Paesi della regione (Singapore, Malesia, Indonesia, Thailandia, Vietnam, Filippine, Myanmar, Cambogia) è stata ultimamente valutata a più di $15 miliardi. Gojek, del valore di $10 miliardi, è attiva invece cinque Stati ASEAN: Indonesia, Singapore, Filippine, Thailandia, Vietnam. Grab e Gojek si impongono come attori principali nella maggior parte dei mercati ASEAN. Inoltre, le stime confermano che l’internet economy della regione ha superato i 100 miliardi di dollari nel 2020. 

Anthony Tan, CEO e co-fondatore di Grab, in seguito alle voci relative ad una imminente fusione con Gojek, ha recentemente inviato una nota interna ai dipendenti per smentire le nuove speculazioni. “Il nostro business momentum è buono e siamo in posizione di fare acquisizioni”, ha dichiarato Tan, senza fare alcun riferimento all’eventuale fusione tra i due unicorni. Nonostante le enormi problematiche causate dalla pandemia di Covid-19, la prima crisi affrontata dalle giovani startup del Sud-Est asiatico, gli affari di Grab sono pienamente tornati ai livelli pre-pandemici. Tan ha inoltre aggiunto che Grab si è affermata, in termini di fatturato, come azienda dominante nel settore del food delivery in Indonesia, l’area di maggiore concorrenza con Gojek.

In risposta, gli amministratori delegati di Gojek hanno dichiarato che non ci sono motivi urgenti per realizzare la fusione con Grab; l’azienda è ben capitalizzata e ci sono numerose risorse per continuare a far crescere le attività nei prossimi anni, tra cui un’invidiabile lista di finanziatori, come Google, Tencent, Facebook, PayPal.

Leaderships of Grab, Gojek and SoftBank declined to comment on the rumors spread by media about the possibility of a merger, which would see Grab in a dominant role. In addition to having a higher market value, Grab also operates in multiple countries.

Inoltre, secondo la proposta di Grab, Tan diventerebbe “CEO a vita” della nuova società, con i dirigenti di Gojek chiamati a gestire l’Indonesia sotto il brand Gojek. Un’altra versione dell’accordo vedrebbe Gojek mantenere la sua partecipazione attiva nell’entità risultante dalla fusione, aggiungendo la creazione di un joint branding in Indonesia. 

Proprio la struttura azionaria della nuova società sarebbe il punto di rottura tra le due parti. Gojek avrebbe chiesto il 40% delle azioni, una quota che Grab ritiene troppo elevata, considerate le migliori condizioni finanziarie rispetto al rivale indonesiano, anche in termini di entrate.

Nonostante il supporto dei finanziatori, per ora le strade di Grab e Gojek restano separate e l’approvazione di un accordo definitivo sembra ancora molto lontano. A pesare sulla fusione sono anche le questioni antitrust. Il mercato cruciale è l’Indonesia, dove sia Grab che Gojek dominano entrambi i servizi di ride-hailing e delivery. Intanto, Gojek non perde tempo e ha già firmato un term-sheet con Tokopedia, il colosso indonesiano dell’e-commerce, in vista di una probabile fusione da 18 miliardi di dollari. I nuovi giochi di potere in atto nella regione potrebbero mischiare le carte e svelare nuove prospettive per il settore digitale. 

CAI: a turning point in EU-CHINA economic relations

The EU and China have reached an agreement in principle on investments that will allow European companies to access the Chinese market with greater freedom. 

Il raggiungimento dell’Accordo, sotto forma di intenti di principio, tra UE e Cina lo scorso 30 dicembre, sul Comprehensive Agreement on Investment (CAI), segna una tappa fondamentale nelle relazioni economiche tra i due grandi mercati mondiali. In base all’accordo, la Cina accetterà di aprire maggiormente la sua economia agli investimenti europei, anche e soprattutto in alcuni settori storicamente chiusi al mercato. Inoltre, si impegnerà affinché alle imprese europee sia garantito un trattamento equo così da poter competere in condizione di parità con le imprese cinesi. In ultimo, ha accettato di discutere di sviluppo sostenibile, di lavoro forzato e di ratificare le convenzioni fondamentali dell’ILO.

Sono diversi i settori economici nei quali la Cina garantirà maggiore apertura e competitività per le imprese europee. Si va dal settore manifatturiero (che riguarda la metà degli IDE europei in Cina) e dell’automotive, a quello dei servizi finanziari, dei trasporti aerei e marittimi, delle tecnologie di comunicazione e informatiche, della sanità, dell’ambiente e sostenibilità. In ciascuno dei suddetti settori non solo sarà appunto garantita maggiore apertura, ma la Cina assicurerà che il mercato sia governato da regole certe e viga la piena concorrenza tra impese europee e di Stato cinesi, soprattutto per ciò che concerne la trasparenza e i sussidi, oltre a vietare i trasferimenti forzati di tecnologia. In aggiunta, le imprese europee potranno beneficiare di iter semplificati nell’avere autorizzazioni e nel completare procedure amministrative e potranno avere accesso agli organismi di normalizzazione cinesi.

Sia l’UE che la Cina sono entrambi molto impegnati nel rispetto degli Accordi di Parigi sul clima e quindi hanno voluto ribadire la centralità del tema della sostenibilità nel recente Accordo. Infatti, le due parti contraenti hanno deciso di vincolarsi al rispetto dei valori espressi nei principi dello sviluppo sostenibile in merito agli investimenti e le questioni relative allo sviluppo sostenibile saranno soggette a un meccanismo di applicazione composto da un panel di esperti indipendenti, come avviene per tutti gli accordi commerciali dell’UE. Ciò significa una risoluzione trasparente dei disaccordi con il coinvolgimento della società civile. È da notare che questo è il primo caso in cui la Cina accetta vincoli tanto stringenti con un altro partner commerciale. Come conseguenza la Cina dovrà modificare la propria politica in materia ambientale e lavorativa in modo da innalzare gli standard di controllo rispetto al livello attuale, tenuti volontariamente bassi proprio per attrarre maggiori investimenti. In aggiunta, dovrà rispettare i propri obblighi internazionali e far si che le sue aziende attuino una condotta responsabile.  

Dal punto di vista europeo il CAI assicura che la Cina continui e non torni indietro sulla sua politica di liberalizzazione degli investimenti portata avanti negli ultimi 20 anni, dando maggiore sicurezza alle aziende europee. Permette all’UE di ricorrere al meccanismo di risoluzione in caso di violazione degli impegni e di giovarsi dell’eliminazione di varie restrizioni all’accesso al mercato come restrizioni quantitative, limiti di capitale o requisiti di joint venture. D’altra parte il CAI preserva settori sensibili come energia, agricoltura, pesca, audiovisivo, servizi pubblici.

Se si analizza il CAI anche alla luce del recente accordo RCEP, si può constatare come il gigante asiatico si sia chiaramente indirizzato verso una strada che porta a una maggiore apertura verso il mercato. È significativo notare come in un lasso di tempo davvero breve la Cina abbia sottoscritto due grandi accordi commerciali da una parte con 14 paesi dell’Asia-Pacifico e dall’altra con la più grande organizzazione sovranazionale, l’UE. Bisognerà vedere come gli USA sotto la nuova presidenza Biden risponderanno a questa offensiva market friendly cinese e soprattutto quali saranno le implicazioni per le relazioni transatlantiche. Infatti, la Cina potrebbe aver voluto concedere maggior spazio di manovra agli europei nel suo mercato con l’intento di ingraziarseli e con la conseguenza recondita di rompere l’asse USA-UE in funzione anticinese in tema di rispetto dei diritti umani.  Questa mossa europea scompagina certo l’asse occidentale nei confronti della Cina, ma è difesa a Bruxelles con la motivazione che l’UE deve avere una sua relazione con la Cina indipendente dalle posizioni di Washington. il tema vero su cui l’UE dovrebbe riflettere è che ad oggi manca una vera politica europea onnicomprensiva nei confronti della Cina. 

By Niccolò Camponi

How the United Nations are transforming agriculture in the ASEAN countries

The UN has long established a fruitful collaboration in the agricultural sector with ASEAN for the sustainable development of the most vulnerable populations. 

L’agricoltura rappresenta una fetta sostanziale del PIL di quasi tutti i Paesi ASEAN, ed è una delle maggiori fonti di impiego, dirette o indirette, per le circa 300 milioni di persone che vivono nelle zone rurali. Benché gli stati della regione si differenzino per struttura economica e produttiva, il settore primario è una delle maggiori fonti di introiti in Indonesia, in Vietnam, in Myanmar e in Cambogia; tuttavia, nonostante alcuni di questi siano tra i principali produttori mondiali di determinate commodities (quali riso e caffè), la loro massima capacità produttiva è ancora lontana dall’essere raggiunta. Per contrastare i problemi legati ai bassi livelli di produttività, all’accesso limitato ai mercati internazionali, alla scarsa diffusione delle tecnologie, alla diminuzione della forza lavoro impegnata nel settore agricolo (conseguente allo sviluppo industriale) ed al cambiamento climatico, negli ultimi anni abbiamo assistito a sempre maggiori investimenti nel settore. A dare un contributo a questo processo, sono da annoverare le organizzazioni internazionali che operano nella regione e alle quali si può attribuire parte del merito della nuova primavera agricola nel Sud-Est asiatico.

Allies of ASEAN in this challenge to make the agricultural sector as sustainable as possible are the so-called Rome Based Agencies (RBAs) of the United Nations: the Food and Agriculture Organization (FAO), the International Fund for Agricultural Development (IFAD) and the World Food Program (WFP). These agencies offer a wide range of knowledge and expertise in the financial and technological sector, being recognized at the international level as the highest authorities in the field of food security, agriculture and nutrition.

The WFP’s primary mission is to intervene in emergency situations to provide food assistance that can guarantee social and economic development in the long run. It is currently engaged in assistance projects in five countries of the Association (Philippines, Myanmar, Lao, Indonesia and Cambodia). FAO and IFAD, on the other hand, work at the implementation of long-term projects for agricultural development that respectively have the objective of defeating famine and malnutrition in the world and making the rural economies more inclusive, productive and sustainable.

La FAO, della quale fanno parte tutti i membri dell’ASEAN, ha una fruttuosa storia di cooperazione bilaterale con l’Associazione stessa, alla quale fornisce consulenza su politiche, analisi e assistenza nel settore agricolo, in particolare collaborando con la ASEAN Economic Community (AEC). L’ASEAN e la FAO, attraverso un Memorandum of Understanding firmato nel 2013, si sono impegnate ad aumentare la cooperazione in campo agricolo con l’obiettivo di ridurre la fame nella regione, progredire nel campo della sicurezza alimentare, e prevenire e controllare le malattie animali transnazionali. 

L’IFAD, invece, è attualmente impegnata nella collaborazione col Segretariato per supportare due obiettivi: l’ASEAN Programme on Sustainable Management of Peatland Ecosystems per limitare l’impatto ambientale dello sfruttamento agricolo, e l’ASEAN Economic Blueprint 2025 che si concentra sullo sviluppo delle tecnologie digitali. In collaborazione con gli stati membri, l’IFAD sta facilitando la raccolta e l’analisi di dati relativi alla gestione delle terre, per monitorare e prevenire gli incendi e lo smog, oltre a rafforzare il coordinamento regionale per la prevenzione degli stessi. L’IFAD, inoltre, assiste anche i piccoli produttori nell’utilizzo di tecnologie digitali per la produzione agricola, facilitando nuove partnership tra il settore pubblico e privato, e fornendo gli strumenti necessari per l’implementazione di queste tecniche attraverso corsi di formazione mirati. 

Through these examples of multilateralism, ASEAN receives from the UN system an important support in the race to transform agriculture into an efficient and productive instrument to improve the livelihoods of its population and to enhance sustainable development models, as indicated in the 2030 Agenda. The close cooperation between regional and global organizations, particularly on issues relating to the improvement of people’s living conditions, remains one of the most effective development policy instruments, making the rapid transfer of new technologies possible even in the poorest and most remote rural areas of the world. 

By Luca Menghini

Common security – EU and ASEAN

Europe and Southeast Asia are strengthening their strategic partnership in the field of security, extending their cooperation to non-traditional issues

Both European Union and ASEAN are aware that the stability of a member State is closely interconnected to what other countries do; therefore, they have decided to recognize the creation of a common security ecosystem as a fundamental principal of their partnership. The cooperation between the two organizations in this field has strong traditions and it’s demonstrated, among other things, by the regular involvement of the EU High Representative for foreign affairs and security policy in the ministerial meetings of the ASEAN Regional Forum (ARF). Over the years, European officials have both contributed to the implementation of the ARF’s plans and they have co-chaired some initiatives of this Regional Forum. In addition, since 2014, ASEAN has been taking part, represented by its high officials, in orientation courses on the common defense of the European Union.

Negli ultimi anni, gli obiettivi di sicurezza condivisi si sono ampliati a questioni non tradizionali tra cui: la lotta al terrorismo, la lotta alla criminalità transnazionale, la gestione delle crisi sociali, la prevenzione dei conflitti, la sicurezza marittima e la gestione dei pericoli dati dai materiali chimici, biologici, radiologici e nucleari.  L’abitudine alla cooperazione congiunta è culminata con la stesura di un ASEAN-EU Plan of Action (2018-2022) in occasione della 22° Riunione Ministeriale UE-ASEAN, nella quale si è deciso di far evolvere la relazione tra le due organizzazioni in un Partenariato Strategico. La decisione è stata poi confermata il 1 dicembre 2020, quando le due organizzazioni sono ufficialmente diventate partner strategici.

Maritime security is arguably the most important issue on which EU and ASEAN are currently cooperating. In 2020, the maritime security became one of the priority areas of intervention since all the major economies of ASEAN face the South China Sea, which is fundamental for international trade. As a result, every problem that occurs in that area immediately affects the economy of the countries involved and threatens the peaceful equilibrium of the region. The EU, as one of ASEAN’s most important trading partners, is also interested in the peaceful resolution of territorial conflicts in the area. On the practical side, the two organizations have created a permanent EU-ASEAN Committee on issues such as piracy, port security and joint resource management. The goal of the cooperation is to avoid conflicts for the dominion of the seas and above all promote respect for the "Law of the Sea".

Il terrorismo rappresenta una delle principali sfide alla sicurezza nei Paesi europei e in quelli dell’ASEAN. Questi ultimi hanno conosciuto la sua brutalità per la prima volta nel 2002, all’indomani degli attenti di Bali e Denpasar compiuti dall’organizzazione terroristica Jemaah Islamiyah. La strage ha dato impulso al Segretariato dell’ASEAN per la stesura di una Joint Declaration on Cooperation to Combat Terrorism, una dichiarazione di intenti nella quale si sottolinea la convinzione che il terrorismo debba essere combattuto congiuntamente e a livello internazionale; a seguito di questa dichiarazione, la lotta al terrorismo è stata ribadita ad ogni meeting congiunto UE-ASEAN. Nell’ultimo ASEAN-EU Plan of Action sono stati previsti incontri fra esperti in controterrorismo di entrambe le delegazioni: inoltre, Indonesia, Filippine, Malesia e Thailandia stanno beneficiando dell’applicazione di misure ad hoc grazie al progetto UE per la Prevenzione e il Contrasto dell’estremismo violento.

Currently the European Union and ASEAN are working together not only as organizations, but also bilaterally between individual member States. Another important milestone in the field of common security was reached through an agreement between the EU and Vietnam. In fact, Vietnam has signed a memorandum of understanding to take part in civilian and military operations, deployed from the Indian Ocean to East Africa, carried out by the European Union. The arrangement is the first of its kind between Brussels and a single ASEAN country: moreover, it shows the will of Vietnam and the European Union to maintain peace and security within their borders and worldwide. 

By Carola Frattini 

RCEP: sfide e opportunità per l’Indonesia

L’Indonesia cerca di trarre vantaggio dall’adesione alla RCEP mentre è alle prese con problemi di infrastrutture e investimenti

La firma della Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) avvenuta il 15 novembre segna un’importante tappa nella storia recente dell’Indonesia. Dopo otto anni di negoziati, i dieci Stati membri dell’ASEAN insieme a Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, hanno finalmente firmato un accordo commerciale destinato a diventare il più grande della storia. Il trattato infatti creerà un mercato di circa 2,1 miliardi di consumatori, equivalente al 30% del PIL globale.

L’obiettivo della RCEP è quello di creare un partenariato economico reciprocamente vantaggioso per ciascuno dei Paesi partecipanti grazie all’abbassamento delle tariffe, alla semplificazione delle procedure doganali e alla stesura di regolamenti economici comuni. Per l’Indonesia, l’adesione alla RCEP non solo aprirà le porte a una vasta gamma di opportunità commerciali future, ma nell’immediato servirà al Paese per rimettere in sesto un’economia pesantemente colpita dalla pandemia di Covid-19. Molti economisti stanno tuttavia ancora cercando di prevedere tutte le possibili implicazioni che un accordo così ambizioso comporterà per il mercato indonesiano.

Uno degli obiettivi immediati della RCEP è consentire alle merci di circolare in modo più efficiente attraverso i 15 Paesi membri. Ciò comporterebbe un indubbio vantaggio per Jakarta, poiché le attività commerciali di queste nazioni hanno rappresentato il 57% delle esportazioni totali dell’Indonesia e il 67% delle sue importazioni totali nel 2019. Inoltre, il 66% degli investimenti diretti esteri proviene da diversi Paesi firmatari quali Singapore, Cina, Giappone, Malesia e Corea del Sud. Tuttavia, per sfruttare al meglio i vantaggi dell’accordo, l’Indonesia ha bisogno di adeguare il suo sistema infrastrutturale.

Anche prima della pandemia di Covid-19, la crescita economica del Paese è stata spesso rallentata da questo fattore. Nel 2017, la Banca Mondiale ha stimato che l’Indonesia dovrà investire circa 500 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per colmare il suo divario infrastrutturale. Secondo gli esperti, una delle possibili soluzioni è quella di sfruttare maggiormente le iniziative infrastrutturali lanciate dai governi dell’Asia-Pacifico. Questi includono la cinese Belt & Road Initiative, la Partnership for Quality Infrastructure del Giappone, e l’istituzione della Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture sponsorizzata da Pechino. 

La partecipazione a queste iniziative multilaterali non è tuttavia esente da rischi, e il governo indonesiano deve tenere conto dei risvolti geopolitici. In quanto uno dei principali Paesi del Sud-Est asiatico, l’Indonesia ha un mercato interno che fa gola alle altre potenze del continente asiatico e del mondo. Un esempio è il progetto della ferrovia ad alta velocità Jakarta-Bandung, la cui gara per la costruzione ha causato frizioni tra il Giappone e la Cina, entrambe interessate all’appalto. A vincere alla fine è stata Pechino, che ha offerto tassi di prestito più bassi e una tempistica più breve il completamento dell’opera.

La partecipazione alla RCEP contribuirà senza dubbio ad aumentare degli investimenti esteri diretti verso l’Indonesia. In passato, le rigide leggi sul lavoro hanno indotto molte aziende straniere a ridurre i propri investimenti; per risolvere questo problema, il governo ha introdotto quest’anno una nuova riforma, la Legge Omnibus, che mira a facilitare le attività economiche nel Paese modificando ben 76 leggi esistenti. Sono incluse tra le varie norme la riduzione della burocrazia, l’allentamento delle restrizioni sugli investimenti stranieri e l’abrogazione di alcune leggi sul lavoro.

Nonostante gli sforzi del governo, il progetto ha ricevuto severe critiche da vari gruppi sociali, poiché il disegno di legge taglia alcune protezioni sociali e allenta le norme ambientali, aumentando il rischio deforestazione e inquinamento. Tuttavia, è ancora troppo presto per vedere l’impatto a lungo termine del disegno di legge, in quanto tutto dipende dalle modalità di attuazione. La Legge Omnibus potrebbe effettivamente portare a un clima migliore per gli investimenti in Indonesia e quindi creare più posti di lavoro, ma deve essere sostenuta da una solida esecuzione e da un ampio monitoraggio da parte del governo.

Sulla base di quanto descritto è chiaro che fare affidamento solo sulla RCEP non è sufficiente, né per la ripresa post-pandemia, né per lo sviluppo economico a lungo termine dell’Indonesia. Per trarre il massimo vantaggio da questo accordo, il Paese deve sostenerlo con una solida pianificazione infrastrutturale e un quadro normativo moderno, entrambe grandi priorità per l’attuale governo. Una volta raggiunti questi obiettivi, l’Indonesia otterrà significativi benefici economici, aumentando la propria competitività e integrandosi maggiormente nella regione Asia-Pacifico. 

By Rizka Diandra 

Translated by Andrea Passannanti 

Behind the camera

Challenges and opportunities for Southeast Asia’s movie industries.

Manila in the Claws of Light è come un film neorealista italiano. Ma ambientato all’inferno.”

È questo il commento riguardo al più famoso film del regista e sceneggiatore filippino Lino Brocka. Già nel 1975, anno della sua uscita sul grande schermo, il lungometraggio aveva ricevuto il consenso della critica: quella dei FAMAS (Filipino Academy of Movie Arts and Sciences Awards), che gli aveva attributo il premio come miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura, miglior direttore della fotografia, miglior attore, e miglior attore non protagonista; ma anche di quella occidentale, che lo aveva inserito nella lista dei migliori film al mondo, vi aveva dedicato un articolo sul New York Times, e ne aveva proiettato una parte al Festival di Cannes nel 2013. Nella sua versione in Blu-Ray, il film è preceduto da un’introduzione di Martin Scorsese.

In the golden years of Italian cinema, it was quite unusual to hear about Southeast Asian actors and directors. However, the receptivity of Brocka and others in Europe from the 2000s is the sign of the new interest in the Asian continent’s seventh art. The most striking case is probably Parasite, the movie by the South Korean director Bong Joon-ho which was in 2020 the first movie in the world to be awarded the Oscar prize as Best Movie and Best International Movie simultaneously. 

Compared to Japan and Korea, there are still many difficulties for ASEAN countries to break into the Western film market. However, despite obstacles, some of them have managed in recent years to fit into the Cinema International Festivals circuit.

È il caso dell’Indonesia con il suo Gundala, un film di supereroi scaturito dalla vena creativa del regista Joko Anwar. Il protagonista principale è tratto da uno dei personaggi del fumettista indonesiano Harya “Hasmi” Suraminata, che per oltre 50 anni si è dedicato a creare vignette, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Stan Lee indonesiano”. Gundala è forse il supereroe più amato in Indonesia, e Anwar ha ben deciso di prenderlo come soggetto per il suo film. Distribuito nei cinema nel 2019, in solo una settimana ha portato nelle sale più di un milione di spettatori, e ha avuto la sua premiere al Toronto International Film Festival. Non è raro trovarlo nei numerosi Far East Asia festival italiani durante l’anno assieme a Impetigore, capolavoro horror sempre del medesimo regista. Nel 2020 è stato anche doppiato in francese e distribuito in Blu-Ray da Condor Films, una compagnia nota per distribuire film premiati a Cannes o al Sundance Film Festival.

Il genere documentaristico invece è ben rappresentato da Midi-Z, il direttore cinematografico naturalizzato taiwanese, ma originariamente nato in Myanmar. Il suo Ice Poison del 2014 è stato scelto da Taiwan per concorrere ai Foreign Language Academy Awards. Una scelta sensata, visti il suo esordio al Festival di Berlino, e la sua vittoria come “Best International Feature Movie” al festival di Edimburgo. Midi Z stesso è stato nominato “Regista Taiwanese dell’anno” ai 53esimi Golden Horse Awards di Taipei. Nonostante sia naturalizzato taiwanese, il tema di Myanmar è una costante delle sue opere più celebri, da Return to Burma (2014) a Road to Mandalay (2016).

Nonostante la poliedricità e la varietà di temi del cinema del Sud-Est asiatico, non molto riesce ancora ad arrivare nelle sale europee al di là dei Festival d’autore. Oltre all’ancora scarsa domanda del mercato, soprattutto la mancanza di fondi e di maggiore supporto governativo per il cinema creativo giocano un ruolo importante. L’Italia, in questo senso, è privilegiata: esistono spazi importanti per il cinema asiatico in molte città italiane, primo tra tutti il Festival del Cinema di Venezia. Anche la Rai offre da alcuni decenni una delle vetrine di cinefilia televisiva più importante a livello globale, dove trovare prodotti allettanti e curiosità di nicchia. Un ruolo di rilievo del nostro Paese, che se sfruttato nel modo giusto potrebbe portare ancora più persone ad avere un assaggio del ricco repertorio cinematografico dei Paesi ASEAN.

By Valentina Beomonte Zobel

EU and ASEAN increase interregional cooperation

The European Union and ASEAN upgrade their relations on environmental sustainability, economics, security and connectivity

Dopo sei anni di colloqui, nella riunione di martedì primo dicembre, l’Unione Europea e i dieci Paesi del gruppo ASEAN hanno aggiornato lo status delle rispettive relazioni, passando dal “Partenariato di Dialogo” al ben più consistente “Partenariato Strategico”.

Interactions between the European Union and ASEAN have a long history behind them, being characterized by trade, foreign direct investments and bilateral agreements between the EU and individual members of the Association. Nevertheless, the wish to strengthen relations through a more advanced partnership was officially expressed by the European Commission only in 2015 and two years later, in 2019, ASEAN and the EU foreign ministers agreed on the principles for the elaboration of the Strategic Partnership. 

Il meeting del primo dicembre scorso ha sancito l’impegno delle parti nell’organizzazione di vertici a cadenza regolare e nel rafforzamento della cooperazione in quattro aree strategiche: economia, sicurezza, sostenibilità ambientale e connettività. I copresidenti della riunione ministeriale, l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri Josep Borrell e il Ministro degli Esteri singaporiano Vivian Balakrishman, hanno entrambi accolto con favore l’iniziativa, sottolineando l’importanza di questo “evento storico”.

The outcome of the negotiations has long been uncertain due to disagreements over palm oil, a product that is still essential for the economies of Malaysia and Indonesia but adverse to the EU because of the environmental impact of its production. As part of the shared effort, however, both parties agreed on the establishment of a joint committee, entirely dedicated to the sustainable reformulation of the vegetal oil industry. Furthermore, concerning sustainable development, EU and ASEAN leaders have referred to some previous international agreements, such as the Paris Agreement on climate change and the Sendai Framework Convention for the reduction of the risk of environmental disasters. The idea is to establish a dialogue as complete as possible, encouraging the inclusiveness of topics such as climate change, the preservation of the oceans and biodiversity, the increase of renewable energy and respect for human rights. ASEAN, then, welcomed the EU commitment to promote "greener" cities, through the implementation of the "ASEAN Smart Green Cities" program.

La pandemia di Covid-19 è stata il secondo punto all’ordine del giorno. Riconoscendone l’impatto senza precedenti, i leader hanno incoraggiato una maggiore cooperazione per incrementare le rispettive capacità di risposta alla crisi, coniugando salute pubblica e sviluppo sostenibile. L’UE ha già offerto all’ASEAN 800 milioni di euro per affrontare l’emergenza sanitaria e si è impegnata nell’elargizione di altri 20 milioni e nel sostegno del progetto “South East Asia Health”. Entrambe le parti hanno, inoltre, concordato un approccio congiunto per garantire l’accessibilità equa e collettiva ai vaccini, definiti come “beni pubblici globali”. In tale contesto, l’Unione Europea fornirà un contributo di 500 milioni di euro in sovvenzioni e prestiti garantiti per sostenere il COVAX, la struttura multilaterale destinata ad accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione globale di vaccini.

The leaders also recognized the importance of an increasingly solid economic cooperation, especially aimed at the recovery of the post-Covid-19 world economy. The commitment made by the parties will be directed to further efforts towards the negotiation of an ambitious free trade agreement between the EU and ASEAN, focused on greater economic integration and trade liberalization.

By recalling the EU-ASEAN declaration on cooperation in the field of cybersecurity, adopted in 2019, the parties also remarked the importance of strengthening cooperation in this area, in order to promote open, secure, accessible and peaceful information. The security issue is further taken up by the intent to consolidate joint efforts to counter terrorism and transnational crimes as well as to ensure lasting peace and stability in the region.

Infine, in una dichiarazione separata i Ministri si sono impegnati a promuovere la connettività tra l’UE e l’ASEAN, necessaria per supportare la ripresa socioeconomica post-pandemia, in modo più sostenibile e inclusivo. Si pensa dunque a semplificare e diversificare le reti di trasporto, incoraggiare l’utilizzo di energie pulite e rinnovabili, garantire maggiore sicurezza alimentare, energetica e sanitaria e favorire lo scambio politico nei campi dell’istruzione, della ricerca, del turismo e della tecnologia.

The negotiations emphasised the pragmatic approach of the European Union and ASEAN, aimed at solving single yet very important problems. The pandemic has spared no one and the Strategic Partnership underlines the urgency to combine two of the largest existing economic blocs, which together cover almost 30% of world GDP and could be decisive for the economic recovery of the whole world. In a nutshell, as Gunnar Wiegrand, the EU’s Director of Foreign Affairs for Asia and the Pacific recalled, it was a historic meeting "between two anchors of stability in a world of growing uncertainty".

By Emilia Leban

Aboard the ASEAN Express

A journey to discover Southeast Asia’s hidden gems

Qualcuno potrebbe obiettare che parlare di viaggi oggi suoni quasi anacronistico. Tra frontiere bloccate e crisi sanitaria, sembrano lontani i tempi in cui si poteva acquistare un biglietto aereo online e ritrovarsi in pochi giorni dall’altra parte del pianeta. Eppure, invece di farsi prendere dalla nostalgia, è possibile approfittare di questo tempo passato a casa per posare gli occhi della mente su nuovi orizzonti a Sud-Est, scoprendo nuove mete per quando viaggiare sarà di nuovo possibile. 

L’amante della natura di certo non può farsi sfuggire le spiagge paradisiache e la natura incontaminata di Filippine e Indonesia. Circondate dall’Oceano Pacifico e composte da più di 7.000 isole, le Filippine si sono guadagnate numerosi appellativi legati al turismo, settore che nel 2019 ammontava per il 12,7% del PIL del Paese (dati del Philippine Statistics Authority): capitale del Pacifico occidentale, centro dell’Asia ispanica, Perla dei Mari Orientali, capitale del divertimento, e molti altri. Le Filippine sono la meta ideale per gli appassionati di scuba diving e snorkeling: in particolare, l’isola di Cebu è una meta prediletta sia per le sue barriere coralline, sia per le grotte marine che attraggono ogni anno migliaia di fotografi da tutto il mondo. I più avventurosi si addentrano fin nella regione tribale di Sagada, oppure esplorano i siti UNESCO come le Chocolate Hills o le terrazze di riso di Batad e Bangaan, per conoscere la storia e le tradizioni dei villaggi etnici che ancora vi si trovano. 

Its pristine white beaches are a destination for more than six million tourists every year and feature in several well-known international movies. For those who prefer quietness and less crowded places, Java, Sumatra or any of the other 17,505 islands of the world's largest island country might be a good fit.

Per i viaggiatori più interessati alla cultura, Vietnam e Thailandia sono le mete che più hanno da offrire. Tuttavia, la più piccola Cambogia può fregiarsi di ospitare il più vasto sito archeologico dell’intero Sud-Est asiatico, nonché il più grande complesso religioso al mondo, Angkor Wat. Il suo nome, che in lingua khmer significa “città dei templi”, fa riferimento alla sua origine di capitale designata dell’impero: il sovrano Suryavarman II in persona la fondò per farne il centro politico e religioso della cultura khmer. Ben 1.626 km2 di templi mastodontici, divenuti un tutt’uno con la vegetazione dopo oltre 900 anni di convivenza, tanto che spesso non si riesce più a distinguere dove la roccia arenaria finisce e la radice di un albero secolare comincia. Originariamente dedicato al dio hindu Vishnu, col tempo il sito è stato convertito in un complesso buddhista, ed è oggi un simbolo così importante da essere persino rappresentato sulla bandiera della Cambogia. 

Per chi non può fare a meno dei parchi a tema e delle luci sfavillanti della metropoli, Malesia e Singapore sono la scelta giusta. Sono lontani i tempi in cui i mari dello Stretto ispiravano Salgari per i suoi personaggi: oggi Kuala Lumpur, la capitale malese, è una città in pieno boom economico trascinato soprattutto dall’export di prodotti high-tech. Dati dellaBanca Mondiale riportano per il 2015 un valore del comparto pari a 57 miliardi di dollari, secondo solo a Singapore nell’intera regione ASEAN. Iconiche le Petronas Towers, le torri gemelle più alte al mondo, e il Genting Highlands Resort, una città-resort con al suo interno hotel, centri commerciali, casinò e parchi a tema, posizionata sulla cima della montagna Ulu Kali a più di 1800 metri sul livello del mare. 

I più appassionati di architettura contemporanea possono prendere un treno o uno dei numerosi voli low cost e arrivare in poco tempo a Singapore. Nella città-stato potranno visitare i Gardens by the Bay, un parco artificiale di più di cento ettari parte del piano governativo di trasformare Singapore da “città giardino” a “città in un giardino”, oltre che l’Helix Bridge (un ponte a forma di molecola del DNA) e l’ Esplanade – Theatres on the Bay (il centro di arti performative). Si tratta in ciascun caso di progetti dove l’ingegno umano si fonde con la forza della natura.

The charm of wild beaches, the heady scent of incense in temples, the chaos of the city, and much more: Southeast Asia really knows how to touch travellers’ heartstrings, even those of the most demanding.

By Valentina Beomonte Zobel