Il post Ucraina delle economie asiatiche

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Articolo di Lorenzo Riccardi

La guerra avrà un effetto diretto sulle economie asiatiche che hanno più scambi con i paesi in conflitto ma sarà esteso in modo indiretto all’intera regione del Far East in relazione all’impatto sulle relazioni economiche Europa-Asia

Oltre alle sofferenze della crisi umanitaria causata dal conflitto in Ucraina, l’intera economia globale dovrà affrontare gli effetti di un impatto diretto in ogni regione e di una crescente inflazione.

Russia ed Ucraina sono tra i principali produttori di materie prime, gas naturale e petrolio, oltre a rappresentare il 30 per cento delle esportazioni mondiali di grano.

La Russia è il terzo maggior produttore di petrolio, il secondo esportatore di gas naturale e tra i primi produttori di acciaio e alluminio.

L’Ucraina è uno dei primi produttori di mais, grano, barbabietola da zucchero, orzo e soia; il loro ruolo strategico è interconnesso con molti paesi e regioni del mondo.

Nelle ultime settimane sono stati pubblicati molti rapporti dalle principali istituzioni finanziarie sulle stime per il commercio, gli investimenti e la crescita economica, dal Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale tutte le stime prevedono un rallentamento causato dal conflitto.

La guerra avrà un effetto diretto sulle economie asiatiche che hanno più scambi con i paesi in conflitto ma sarà esteso in modo indiretto all’intera regione del Far East in relazione all’impatto sulle relazioni economiche Europa-Asia.

La Cina, in base ai dati ufficiali delle dogane, ha registrato un volume di scambi con la Russia per 147 miliardi di dollari nel 2021 con un incremento del 36 per cento su base annua, mentre gli scambi con l’Ucraina sono stati pari a 19 miliardi di dollari nel 2021, con un incremento pari al 30 per cento sul trade aggregato. Questi dati rappresentano percentuali minori rispetto agli scambi con i principali partner commerciali di Pechino che sono la regione del Sud Est Asiatico, con le dieci economie dell’ASEAN, l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Gli effetti immediati sull’economia potrebbero essere minori grazie allo stimolo fiscale voluto dal Pechino per promuovere gli obiettivi di crescita 2022 e in relazione al fatto che il commercio con la Russia ammonta a meno dell’1% del prodotto interno lordo. Tuttavia, i prezzi delle materie prime e l’indebolimento della domanda nei grandi mercati di esportazione rappresentano una sfida.

Di fronte all’intensificarsi delle sanzioni da parte dei paesi occidentali, la leadership russa cercherà sempre più di rivolgersi a Pechino per promuovere nuovi flussi commerciali e nuovi strumenti finanziari con il sistema dei pagamenti internazionali CIPS alternativo al SWIFT e lo yuan cinese come moneta sostituita al dollaro americano.

La posizione della Cina non è né di condanna né di supporto verso la Russia, si è però espressa a gran voce contro le sanzioni, ritenendole inefficaci per la risoluzione del problema.  Questa posizione è diffusa in quasi la totalità dell’Asia Pacifico con l’unica eccezione per Giappone, Sud Corea, Singapore e Taiwan in Asia e Australia, Micronesia, e Nuova Zelanda nel Pacifico; che sono stati inseriti da Mosca in una lista di paesi e territori ostili per aver aderito alle sanzioni.

Per il blocco dei paesi ASEAN il commercio con la Cina vale il 20 per cento del trade internazionale in base ai dati 2021 comparato con 11 per cento verso Stati Uniti e 8 per cento con Unione Europea per tanto alcuni analisti valutano un possibile aumento dell’interazione economica intra-regionale nel Far East. Il volume degli scambi coi paesi in guerra sarà fortemente impattato ma tra le economie asiatiche solo Vietnam e Giappone hanno un surplus nella bilancia commerciale con Russia e Ucraina ed in generale il peso del volume di trade con questi paesi occupa quote minori del prodotto interno lordo locale. 

I paesi asiatici hanno vari livelli e tipi di esposizione all’economia russa e a quella ucraina, con maggiori criticità date dall’incremento nei prezzi dei settori energetico e alimentare oltre agli shock sulla catena di approvvigionamento manifatturiero che avranno un impatto diverso sui paesi della regione.

La Russia è un importante esportatore di energia, ma l’esposizione diretta dei paesi membri dell’ASEAN a questo riguardo è piuttosto limitata. ING Bank ha emesso un rapporto che stima l’impatto della guerra sulle economie asiatiche con indicatori legati al commercio, alle esportazioni, agli approvvigionamenti di gas e petrolio e all’incremento dei prezzi in ambito alimentare e con una classifica dei paesi asiatici più colpiti che risultano essere in ordine di rilevanza: Vietnam, Tailandia, Giappone e Sud Corea.

Secondo l’Asian Development Bank, l’impatto principale del conflitto sulle economie del Sud-est asiatico non sarà sulla crescita, ma bensì influenzerà il tasso di inflazione. Secondo la Banca Mondiale, i paesi della regione che vedranno la crescita maggiore nel 2022 sono le Filippine (5,7 per cento) la Malesia (5,5 per cento), il Vietnam (5,3 per cento), e l’Indonesia (5,1 per cento).

Il Fondo Monetario Internazionale ha previsto nel suo outlook di aprile un rallentamento dell’economia globale dovuto in primis al conflitto. Il rapporto del FMI prevede per la crescita mondiale una variazione dal +6.1 per cento nel 2021 al + 3.6 per cento nel 2022 con effetti anche sulla regione dell’Asia emergente che passerà da un incremento del 7.3 per cento del 2021 ad una performance 5.4 per cento nel 2022.

L’autore

Lorenzo Riccardi insegna presso Shanghai Jiaotong University ed è managing partner di RsA Asia (rsa-tax.com). Vive in Cina da 15 anni dove segue gli investimenti esteri nel Far East e ha ricoperto ruoli nella governance dei piu grandi gruppi industriali italiani. A gennaio 2020 ha completato un progetto di viaggio in ogni paese del mondo raccogliendo trend e dati economici da Shanghai, in ogni regione, lungo le nuove vie della seta (200-economies.com).

 

 

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