Il presidente indonesiano è stato di recente in Russia per incontrare Vladimir Putin. Ma non è una scelta di campo, Giacarta continua e anzi rafforza la politica di non allineamento
Di Francesco Mattogno
Dal 18 al 20 giugno il presidente indonesiano, Prabowo Subianto, è stato ospite del presidente russo Vladimir Putin a San Pietroburgo, dove era contestualmente in corso l’annuale Forum economico internazionale (SPIEF) con sede nella città russa. Prabowo era proprio uno degli invitati di punta dello SPIEF, che ogni anno porta in Russia decine di migliaia di politici e rappresentanti di grandi aziende internazionali per parlare di business, investimenti, politica economica e via dicendo. Di fatto lo SPIEF serve a fare affari con Mosca, e anche la visita del presidente indonesiano va fatta rientrare in questa categoria di interessi. Nonostante questo fosse il primo viaggio di Prabowo in Russia dall’inizio del suo mandato presidenziale, cioè dallo scorso ottobre, l’ex generale ha visitato il Paese e incontrato Putin già varie volte durante il suo incarico da ministro della Difesa, nella scorsa legislatura. L’ultima sua trasferta russa risaliva a luglio del 2024, quando era presidente eletto, e nei mesi successivi i rapporti tra Giacarta e Mosca non hanno fatto altro che migliorare.
A novembre le marine militari di Indonesia e Russia hanno svolto le proprie prime esercitazioni navali congiunte, nel mar di Giava, e a gennaio Giacarta è entrata nei BRICS con grande giubilo dello stesso Putin. A febbraio Prabowo ha poi accolto il segretario del Consiglio di Sicurezza russo (ed ex ministro della Difesa) Sergei Shoigu per rafforzare ulteriormente i legami di difesa e di sicurezza tra i due paesi, di cui si è discusso anche in questi giorni a San Pietroburgo. E il 16 giugno c’è stato anche un incontro tra i ministri degli Esteri indonesiano (Sugiono) e russo (Sergei Lavrov) proprio in preparazione della visita di Prabowo in Russia, dove le parti si sono «impegnate a rafforzare le relazioni e il partenariato per la prosperità reciproca dei nostri popoli», ha dichiarato Sugiono.
Insomma, le cose tra Indonesia e Russia vanno molto bene e il viaggio del presidente indonesiano a San Pietroburgo rientra in un contesto già ben oliato, poco sorprendente. Eppure è stata una visita che ha fatto discutere più del solito.
Pur di andare in Russia, infatti, Prabowo ha rifiutato l’invito dei paesi del G7 a partecipare al summit di Kananaskis (Canada) che si teneva dal 15 al 17 giugno. Qualcuno si è indispettito, mentre altri hanno provato interpretare la decisione come il segno di un riposizionamento strategico dell’Indonesia. Giacarta si è affrettata a smentire questo tipo di letture geopolitiche, spiegando di aver semplicemente voluto rispettare gli impegni pregressi presi con Singapore (dove Prabowo è stato il 15 e 16 giugno) e con Mosca.
Durante il suo discorso allo SPIEF, Prabowo ha rifiutato di dividere il mondo in «blocchi di potere» e ha ribadito l’assunto fondamentale della politica estera di Giacarta: «L’Indonesia è sempre stata non allineata. Rispettiamo tutte le nazioni. La nostra politica estera è semplice: mille amici sono troppo pochi, un solo nemico è troppo». Prabowo e Putin hanno firmato una serie di Memorandum d’intesa per rafforzare la cooperazione in diversi settori, con grande attenzione alle questioni economiche e commerciali, ma dando spazio anche alla collaborazione militare e nello spazio.
Gli accordi più concreti vanno toccano i settori dell’istruzione, delle infrastrutture e dei trasporti, passando per il nucleare civile (l’Indonesia vorrebbe usare tecnologia russa per costruire il suo primo reattore nucleare entro il 2032) e per la collaborazione nel campo di internet e dell’informazione. Le parti si sono anche impegnate a riprendere i discorsi relativi allo sviluppo di una raffineria a Tuban (Giava Orientale), in stallo da anni, ma soprattutto hanno annunciato l’intenzione di istituire una piattaforma per gli investimenti congiunti – da 2 miliardi di euro – tra i rispettivi fondi sovrani. Sono ancora in corso invece delle trattative per un accordo commerciale tra i due paesi, anche se nel frattempo Putin ha detto di essere ben felice di vendere gas e petrolio russi all’Indonesia per aiutarla a soddisfare la sua domanda energetica interna.
La volontà di Stati come l’Indonesia o la Malaysia di rafforzare i legami con Mosca non significa che stiano facendo una scelta di campo, tutt’altro. Il non allineamento di Giacarta – e in generale dei paesi del Sud-Est asiatico – può essere spiegato come una politica volta a stringere buoni rapporti con i paesi di qualunque schieramento, così da ridurre la dipendenza da ognuno di loro. La diversificazione dei partner commerciali e di sicurezza è dunque funzionale sia a livello interno che diplomatico: negli ultimi mesi l’Indonesia ha rafforzato le relazioni bilaterali e di difesa anche con Stati Uniti, Australia, Giappone, Turchia e Stati del Golfo Persico, tra gli altri.
Spesso c’entra anche poco la geopolitica. Prabowo ha messo grande mano al budget per finanziare una serie di progetti populisti e molto dispendiosi, che deve coniugare con i suoi ambiziosi obiettivi di crescita del PIL (+8% entro il 2029). Per tenere fede alle sue promesse ha bisogno anche degli investimenti, del combustibile e della tecnologia russa.