La tutela delle indicazioni geografiche UE in ASEAN

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L’export dell’agrifood italiano in Asia vale milioni. Il modello UE di tutela delle indicazioni geografiche si sta diffondendo nel Sud-Est asiatico.

Prosecco, parmigiano reggiano, pecorino romano. I prodotti dell’agrifood italiano sono un indiscusso orgoglio nazionale. Le esportazioni di alimenti e bevande valevano quasi 38 miliardi di euro nel 2019, circa l’8% dell’export italiano. Non si tratta solo di una questione economica, però. Il cibo per noi è una cosa seria, tanto che a volte finiamo per scaldarci quando all’estero lo vediamo bistrattato o, addirittura, “usurpato” da aziende straniere. Questo nostro essere così suscettibili sul cibo sorprende le persone degli altri paesi – e diverte: Italians mad at food (italiani matti per il cibo) è un ricco filone di meme sui social mediainternazionali. Questo doppio valore del cibo, economico e simbolico, spinge l’Italia ad essere particolarmente attenta quando si tratta di difendere i propri prodotti alimentari attraverso il riconoscimento delle indicazioni geografiche (IIGG) a livello europeo. È proprio l’UE a occuparsi della regolamentazione e della tutela delle IIGG anche sui mercati esteri, inserendo dei capitoli appositamente dedicati nei suoi trattati di libero scambio, come avviene negli accordi con Singapore e Vietnam, per esempio.

Le IIGG rientrano nella più ampia categoria dei diritti di proprietà intellettuale, al fianco dei marchi e dei brevetti. I nomi dei prodotti registrati come indicazione geografica sono protetti dalle imitazioni e dall’uso improprio all’interno del mercato unico europeo. Ciascun nome registrato è legato a un territorio, ma anche a un metodo di produzione e a specifiche materie prime. Se le aziende desiderano vendere il proprio prodotto utilizzando il nome protetto dall’indicazione geografica, dovranno attenersi scrupolosamente alle regole di produzione registrate a livello europeo. Nel concreto, le IIGG diventano poi un marchio sull’etichetta di molti prodotti che troviamo sugli scaffali, a garanzia del legame tra quel prodotto e il suo territorio. Si tratta di una tutela legale definita sui generis: le IIGG forniscono una protezione diversa dai marchi commerciali ordinari. Altri ordinamenti, come quello statunitense, ricorrono proprio a quest’ultimo strumento per proteggere gli interessi economici dei produttori di una determinata area geografica. Il marchio che fa riferimento a una specifica provenienza geografica è di proprietà di un’azienda o di un consorzio e viene poi concesso da quell’azienda ad altri produttori. Per fare un esempio, il Parmigiano Reggiano è una indicazione geografica nell’ordinamento UE, mentre è un marchio registrato di proprietà del Consorzio omonimo negli USA. Questa differenza di tutela produce molte conseguenze e altrettante controversie. Entrambi gli strumenti sono compatibili con l’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Nei Paesi ASEAN vengono utilizzati entrambi i tipi di tutela, anche se ormai la maggioranza degli Stati membri è passata al sistema sui generis. Utilizzare le IIGG per proteggere i prodotti alimentari, anziché il semplice marchio, rende anche più facile un’armonizzazione con il sistema di protezione UE. Bruxelles ha spinto per inserire un’apposita sezione dedicata alle IIGG nei due accordi di libero scambio conclusi rispettivamente con Singapore e Vietnam, portando i Partner a rafforzare la propria legislazione interna in materia e garantendo una tutela piena e reciproca dei nomi registrati. Il mutuo riconoscimento delle IIGG si realizza allegando una lista dei prodotti da proteggere agli Accordi: al momento della loro conclusione, l’accordo con Singapore proteggeva 196 IIGG europee, quello con il Vietnam 169 IIGG europee e 39 vietnamite. Queste liste possono essere poi aggiornate di comune accordo tra le parti. I negoziatori europei sono sempre molto agguerriti sulla questione IIGG, che riemerge con puntualità in ogni nuova trattativa sugli accordi commerciali. Non si tratta mai di un capitolo facile da affrontare. L’Europa riconosce un gran numero di indicazioni (oltre 3300), molto richieste dai consumatori e, quindi, imitate all’estero. Le controparti invece spesso non hanno un numero comparabile di IIGG da proteggere: è evidente la disparità numerica tra le liste dei prodotti tutelati nell’Accordo UE-Vietnam; ci accorgiamo subito che il numero dei soli prodotti italiani tutelati dall’Accordo è maggiore di quello dei prodotti vietnamiti – e dobbiamo poi inserire i prodotti di tutti gli altri Stati membri UE. I negoziatori della Commissione devono di volta in volta trovare un punto di incontro con i partner, magari facendo concessioni su altri capitoli dell’Accordo, e selezionare un numero limitato di IIGG europee “strategiche” per il mercato in questione con l’aiuto dei governi nazionali e dei consorzi dei produttori. I risultati della politica commerciale UE sono comunque soddisfacenti e favoriscono soprattutto quegli Stati membri che hanno delle IIGG molto rilevanti sul piano commerciale: Italia in primis, ma anche Francia, Spagna e Grecia, per fare degli esempi.

A volte la questione IIGG diventa un grande ostacolo per i negoziati: lo abbiamo visto nelle trattative per il TTIP (anche se non sono certo fallite solo per questo) e in quelle in corso con Australia e Nuova Zelanda. Alle differenze di tutela legale (sui generis vs marchio) si aggiungono interessi commerciali molto rilevanti. Al contrario, l’UE sembra aver avuto particolare fortuna con l’ASEAN, che ha interiorizzato la tutela delle IIGG tra i suoi obiettivi istituzionali e sta costruendo la propria capacity con l’aiuto di Bruxelles grazie al progetto ARISE+. Questo processo porterà prodotti pregiati di tutto il Sud-Est asiatico ad essere protetti efficacemente nei mercati ASEAN e in quello europeo – come, ad esempio, le differenti varietà di arabica indonesiana o il pepe nero del Sarawak dalla Malesia. Stiamo forse assistendo a una nuova manifestazione del cosiddetto Brussels effect, la capacità dell’UE di far circolare i suoi standard e imporli agli altri attori (privati e pubblici) dell’economia globale nei panni di una “superpotenza regolatrice”. L’UE sembra  ormai aver consolidato il suo modello di tutela delle IIGG come quello più rilevante a livello internazionale, anche attraverso la conclusione di un accordo storico con la Cina, che protegge i suoi prodotti d’eccellenza in un mercato fondamentale come quello cinese. È interessante osservare poi come il modello europeo non circoli in una sola direzione: proprio dai partner asiatici arrivano sempre più stimoli al regolatore europeo per estendere la tutela delle IIGG ai prodotti non-agricoli e ampliare le liste allegate ai vari accordi commerciali. La Commissione sta già studiando una riforma del sistema delle IIGG in questo senso e fra qualche anno potremmo vedere il marmo di Carrara e il vetro di Murano ricevere una tutela rafforzata nel mercato europeo, ma anche in quelli asiatici.

Ci sono però anche delle resistenze alla diffusione del modello europeo. Ad esempio, le aziende del settore lattiero-caseario di tutto il resto del mondo, in particolare statunitensi e australiane, guardano con fastidio alle mosse di Bruxelles nei mercati asiatici sulla questione IIGG. Questi produttori, a volte discendenti di immigrati italiani che hanno portato dall’Italia con sé e adattato il know-how tradizionale, ritengono che il sistema delle IIGG sia una forma di protezionismo surrettizio europeo, uno strumento per ostacolare la competizione nei Paesi con cui l’UE ha stretto accordi commerciali. I consorzi di queste aziende sono agguerriti quanto quelli europei e molto attivi nel persuadere i propri governi a reagire all’accerchiamento del sistema delle indicazioni UE e garantire il diritto all’utilizzo commerciale dei “nomi comuni” (parmesan, gorgonzola, chardonnaybologna sausage, etc.). La battaglia è aperta e si combatte senza esclusione di colpi. Non è casuale che i dazi statunitensi dell’epoca Trump colpissero soprattutto i prodotti alimentari italiani e UE che godono di maggiore tutela nei mercati dei Paesi terzi. O che i consorzi di entrambi i lati a volte abbiano firmato quelli che sembrano “accordi di non belligeranza”. L’UE non intende tirarsi indietro e cercherà sicuramente di ottenere una tutela quanto più ampia possibile per le IIGG di entrambe le parti nell’Accordo che sta negoziando con l’Indonesia. 

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