L’ASEAN e il possibile Trump bis

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Pubblichiamo qui lo stralcio di un’analisi di Joshua Kurlantzick per il Council on Foreign Relations

Dopo il dibattito per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti, anche nei Paesi del Sud-Est asiatico ci si inizia a interrogare sul possibile significato di un eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Negli ultimi anni, con l’eccezione delle Filippine sotto Ferdinand Marcos Jr., che sostanzialmente si è schierato con gli Stati Uniti, i Paesi dell’area ASEAN hanno tentato di mantenere il loro tradizionale approccio multipolare tra le due grandi potenze. Lo dimostrano benissimo le azioni, sempre basate sul principio della neutralità, di Indonesia e Vietnam. Ma una seconda amministrazione Trump potrebbe aumentare le tensioni tra Stati Uniti e Cina al punto che anche i Paesi del Sud-Est asiatico, da tempo abili nel trovare un equilibrio, potrebbero avere difficoltà a evitare di schierarsi. È improbabile che una seconda amministrazione Trump si concentri molto sulla regione. Nel suo primo mandato, Trump ha stretto legami personali con alcuni leader del Sud-Est asiatico, come l’ex Presidente filippino Rodrigo Duterte. In generale, tuttavia, Trump ha attribuito alla regione una priorità relativamente bassa. Inoltre, il suo approccio protezionistico al commercio era in netto contrasto con l’integrazione economica avvenuta in tutta l’Asia orientale. In questo vuoto, invece, sono state le grandi potenze come il Giappone e la Cina a guidare l’economia. Trump ha tenuto molti discorsi nella stagione elettorale 2023-2024 e ha parlato molto della Cina. Ha fatto poche, se non nessuna, menzione di un futuro approccio al Sud-Est asiatico. Oltre a cercare di mantenere saldamente le Filippine nel campo degli Stati Uniti, una seconda amministrazione Trump eserciterebbe probabilmente un’enorme pressione su stati come Indonesia, Malesia, Vietnam, Singapore e forse altri affinché assecondino gli sforzi degli Stati Uniti per spingere le multinazionali, comprese quelle con sede nel Sud-Est asiatico, a lasciare la Cina, spostando le proprie catene di approvvigionamento. Trump, fortemente concentrato sulla convinzione che praticamente tutti i Paesi stranieri commerciano ingiustamente con l’America, potrebbe essere anche meno timido, in un secondo mandato, nell’imporre tariffe sugli stessi stati del Sud-Est asiatico.

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