La Centralità dell’ASEAN al test Thailandia-Cambogia

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I recenti scontri armati al confine tra i due Paesi membri del gruppo del Sud-Est asiatico mettono in discussione il principio cardine della regione

Di Emanuele Ballestracci

Dal 2008, con la codificazione del principio di “Centralità dell’ASEAN”, i suoi dieci Paesi membri hanno perseguito l’ambizione di rendere l’organizzazione l’architrave dell’architettura regionale dell’Indo-Pacifico e il principale strumento di interlocuzione con i partner esterni. Tale prospettiva è stata da subito messa alla prova da crisi interne – come la guerra civile in Myanmar – e dall’incapacità di adottare posizioni diplomatiche comuni, in particolare sulle dispute marittime con la Cina. In questo contesto, il recente conflitto tra Thailandia e Cambogia non ha fatto che accentuare le difficoltà nell’attuazione di tale principio.

Con l’entrata in vigore della Carta dell’ASEAN – il suo documento costitutivo – il principio di “Centralità” venne formalmente sancito, concetto già emerso negli anni Novanta con l’istituzione dell’ASEAN Regional Forum e del formato ASEAN+3. La Carta giungeva in un clima di rinnovato ottimismo, successivo al completamento dell’allargamento che aveva portato l’organizzazione a comprendere, oltre ai cinque membri fondatori (Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia e Filippine), anche Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar e Cambogia. Si trattava di un passo in avanti destinato a rafforzare la rilevanza dell’ASEAN sullo scacchiere internazionale e, soprattutto, regionale. Tuttavia, l’effettiva applicazione della “Centralità” appariva sin dall’inizio ardua per una serie di fattori: dispute territoriali irrisolte; un’architettura istituzionale non concepita per assolvere a tale ruolo; la crescente instabilità internazionale; i diversi sistemi di alleanza dei membri – pur nel solco della tradizionale politica di non-allineamento che li accomuna.

Sebbene la “Centralità dell’ASEAN” sia stata riconosciuta da Stati Uniti, Unione Europea e numerose altre piccole e medie potenze, e attuata attraverso piattaforme quali l’East Asia Summit e l’ASEAN Regional Forum, l’incapacità di elaborare posizioni comuni su dossier cruciali – dalla crisi in Myanmar alle dispute nel Mar Cinese Meridionale – ha reso evidente come la sua piena implementazione resti complicata. Significativi in tal senso il mancato consenso nel 2012 su un joint communiqué, che avrebbe dovuto esplicitare una posizione comune sulla crescente assertività cinese nel Mar Cinese Meridionale, e l’incapacità di condurre unitariamente le negoziazioni per il Codice di Condotta (CoC) volto a regolamentare le attività nell’area. Nel primo caso, Cambogia e Laos bloccarono l’iniziativa sotto pressione di Pechino – loro principale partner economico e di sicurezza – mentre la stagnazione del CoC, spesso attribuita alla scarsa volontà di alcuni membri, sta spingendo le Filippine a rafforzare la cooperazione di difesa con gli Stati Uniti. Ne emerge come la mancanza di unità tra i Paesi ASEAN sia il principale ostacolo al principio stesso di “Centralità”.

Queste criticità erano già state riconosciute all’interno dell’organizzazione, tanto che a gennaio 2025 è stato lanciato un workshop volto a esplorare possibili riforme di norme e pratiche per consentire all’ASEAN di riposizionarsi al centro dell’architettura di sicurezza regionale. Tuttavia, il conflitto tra Thailandia e Cambogia esploso in luglio, che ha causato 36 morti e oltre 300.000 sfollati, ha ulteriormente indebolito tali sforzi. Le dispute territoriali latenti, il forte nazionalismo e la necessità dei due governi di dirottare il malcontento interno verso l’esterno hanno almeno momentaneamente interrotto uno dei vanti dell’ASEAN: l’assenza di conflitti armati tra Paesi membri sin dalla sua fondazione nel 1967. 

L’incapacità di giungere a un accordo sulla risoluzione della disputa solleva ulteriori interrogativi, poiché l’escalation ha reso ogni concessione ancora più costosa per entrambe le parti. Inoltre, qualora le tensioni dovessero persistere, uno scenario plausibile prevede la riapertura di basi militari statunitensi in Thailandia e un ulteriore rafforzamento della cooperazione sino-cambogiana in materia di difesa.

Il principio di centralità dell’ASEAN, costantemente messo alla prova da sfide interne e internazionali che, al momento, avrebbe bisogno di essere riaffermato e promosso in maniera coesa.

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