L’obiettivo della nuova zona economica speciale creata da Malesia e città-stato è quello di sopperire alle rispettive lacune tramite la complementarità delle due economie per attrarre investimenti
Di Emanuele Ballestracci
Lo stretto di Johor è il confine naturale che separa la regione più meridionale della penisola malesiana, Johor, dalla città-stato di Singapore. La distanza tra le due coste è poco più di un chilometro nei punti di minima ma, nonostante ciò, esistono solo due collegamenti terrestri. Le due sopraelevate “Causeway” e “Tuas Link” risalgono rispettivamente al 1923 e al 1998 e vengono reputate dai più come insufficienti a gestire le oltre 350.000 persone che ogni giorno effettuano il transito transfrontaliero. Gran parte di questo flusso umano sono i residenti della capitale regionale malese di Johor Bahru (JB), lavoratori pendolari che si recano a Singapore per godere degli alti stipendi che la metropoli offre. Questo viaggio dura in media 3 ore totali e nei casi più estremi il tragitto casa-lavoro può arrivare a 7 ore totali, con partenza alle 4 di mattina o ritorno alle 11 di sera. Viceversa, i singaporiani si recano dall’altra parte dello Stretto per passare un weekend fuoriporta o acquistare immobili di proprietà, il tutto a prezzi e cambio di valuta decisamente vantaggiosi.
Lo Stretto racconta così di due volti del Sud-Est asiatico profondamente diversi fra loro: da una sponda una metropoli simbolo di modernità, efficienza e benessere; dall’altra una regione decisamente più modesta e caotica. Basti pensare che il PIL pro capite di Johor si attesta a 8.600 dollari, mentre quello singaporiano è ben dieci volte tanto. Nonostante queste enormi differenze le due regioni sono profondamente interdipendenti, soprattutto economicamente, tanto da essere state concettualizzate come un’unica “Mega Città-Regione dello Stretto”. Johor fornisce infatti a Singapore beni di prima necessità come risorse idriche e prodotti agricoli, manodopera a basso prezzo e ampi spazi dove locare l’industria manifatturiera singaporiana. Viceversa, la disponibilità di capitale di Singapore, il suo avanguardistico aeroporto e il suo immenso porto, il secondo più trafficato al mondo, stimolano lo sviluppo dell’economia locale di Johor e la collegano alle catene globali del valore.
Perseguire una maggiore integrazione economica è perciò stata la naturale risposta alle rispettive esigenze di crescita e caratteristiche strutturali. I due governi hanno incentivato questo processo soprattutto a partire dal 1989, anno in cui venne lanciato l’accordo di partnership di crescita triangolare “SIJORI” congiuntamente all’Indonesia. L’idea alla base di tale progetto era di attrarre investimenti tramite la promozione di Singapore, Johor e le isole indonesiane Riau come se fossero un’unica destinazione. La complementarità dei tre territori, già ben collegati fra loro a livello infrastrutturale, avrebbe infatti offerto sia collegamenti alle catene globali del valore e ai mercati finanziari sia terreni e manodopera a basso costo. Successivamente, nel 2006 la Malesia ha lanciato il progetto di corridoio economico “Iksandar Malesia” che, sfruttando la vicinanza geografica a Singapore, avrebbe dovuto attrarre investimenti a Johor Bahru, nonché nelle aree a ridosso del confine con la città-stato. Questa iniziativa top-down da parte del governo di Kuala Lumpur è riuscita a stimolare con successo lo sviluppo locale, nonostante qualche eclatante fallimento come il megaprogetto di Forest City, oggi una città fantasma.
Il processo di integrazione economica è oggi più che mai incoraggiato dagli esecutivi delle due sponde dello Stretto. L’accordo per la creazione della zona economica speciale Johor-Singapore, JS-SEZ, è infatti stato firmato lo scorso 7 gennaio in occasione dell’undicesimo “Ritiro tra i Leader di Malesia e Singapore”. La sua logica è sempre la stessa: sopperire alle rispettive lacune tramite la complementarità delle due economie per attrarre investimenti. Non solo, l’accordo mira anche a ottimizzare la connettività transfrontaliera per consentire una maggiore circolazione di merci e persone, nonché rafforzare l’ecosistema imprenditoriale all’interno della regione. Nell’ambito della mobilità transfrontaliera negli ultimi anni erano già stati lanciati alcuni progetti chiave. Il sistema di trasporto rapido “RTS Link” dovrebbe infatti essere completato nel 2026. Si tratta di una ferrovia leggera di 4 km che viaggerà tra la stazione sotterranea singaporiana di Woodlands North e il capolinea malesiano in superficie di Bukit Chagar, vicino al checkpoint di Johor Bahru, completando il viaggio in soli 6 minuti. Da gennaio 2024 è inoltre in fase di sperimentazione un nuovo sistema di controllo dei documenti al confine che permetterà l’uso di QR code al posto dei passaporti fisici, consentendo transiti più rapidi.
Pur nelle loro differenze, Johor e Singapore continuano quindi a rafforzare il loro legame attraverso infrastrutture e progetti comuni, confermando il ruolo cruciale della cooperazione per lo sviluppo del Sud-Est asiatico.