Il cinema thailandese strumento di soft power ASEAN

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La pandemia ha avuto un duplice effetto sul comparto cinematografico nel Sud-Est asiatico. Se da un lato ha provocato un blocco delle proiezioni nelle sale domestiche e ha lasciato spazio a nuovi trend di consumo, dall’altro ha confermato la resilienza della cultura più tradizionale del cinema in presenza.

Recentemente, il cinema del Sud-Est asiatico ha fatto la sua comparsa sugli schermi internazionali, a riprova di come il dinamismo della regione trovi espressione anche in una vivace produzione cinematografica. Già nel 2017, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione dell’organizzazione regionale, Vongthep Arthakaivalvatee, Vice Segretario Generale per la Comunità Socioculturale ASEAN, aveva esaltato il ruolo dell’industria cinematografica quale “veicolo per promuovere la consapevolezza e la comprensione interculturale dell’ASEAN a livello regionale e internazionale”.

In questo panorama, spicca il cinema thailandese. La produzione domestica ammonta a 40-50 film all’anno e normalmente rappresenta circa un quinto del totale degli incassi dell’intero settore, mentre la restante quota di mercato è occupata da pellicole di importazione estera, perlopiù statunitense. Negli ultimi due anni, però, l’industria cinematografica nazionale è riuscita ad assicurarsi una più ampia fetta di mercato, beneficiando dei ritardi e delle complicazioni nella distribuzione dei blockbuster stranieri causati dalla pandemia. Nel 2020, la commedia locale “Riam, Fighting Angel” (2020) ha persino battuto al botteghino “Tenet” (2020) e “Mulan” (2020), entrambe pellicole statunitensi candidate agli ultimi premi Oscar.

Ma è sugli schermi internazionali che si sono registrati i successi più significativi. Nonostante si trovino a competere con le ormai affermate industrie cinematografiche di Giappone e Corea del Sud, le produzioni thailandesi si stanno recentemente facendo strada nel circuito dei grandi festival internazionali, ricevendo il plauso della critica e del pubblico esteri. Solo quest’estate, il regista thai Apichatpong Weerasetakul, già Palma d’Oro nel 2010 con “Uncle Boonmee who can recall his past lives” (2010), si è aggiudicato il Premio della Giuria al Festival di Cannes con il suo ultimo film “Memoria” (2021), nonché il Gran Premio d’Onore al Festival Internazionale del Cinema di Marsiglia. Il film “One For The Road” (2021), prodotto dal celebre cineasta Wong Kar-Wai e diretto dal thailandese Baz Poonpiriya, è stato premiato per la sua “visione creativa” al Sundance 2021, la più importante kermesse internazionale di cinema indipendente, mentre il dramma familiare in bianco e nero “The Edge of Daybreak” (2021) ha vinto un premio della critica all’International Film Festival di Rotterdam.

Di pari passo con l’ondata di attenzione internazionale, si sono intensificate però anche le sfide imposte dalla pandemia. La maggior parte dei titoli thailandesi presentati in anteprima mondiale non ha ancora potuto debuttare nel paese di origine. Ad aprile, una terza ondata di COVID-9 ha indotto a misure di semi-lockdown che non solo hanno costretto l’intero settore alla chiusura, ma hanno anche innescato dei significativi cambiamenti nelle abitudini sociali e di fruizione. Costretti a trascorrere più tempo nelle loro abitazioni, i consumatori si sono orientati significativamente verso servizi di video streaming e, conseguentemente, alcune case di produzione stanno ripensando le strategie di distribuzione riadattandole alle piattaforme on demand.

Alcuni professionisti del settore si sono invece mostrati più restii a salutare per sempre la cultura del cinema nella sua versione più tradizionale e si sono detti pronti a pazientare in attesa della riapertura delle sale per poter proseguire con le proiezioni in presenza. Banjong Pisanthanakun, che ha diretto la coproduzione horror thailandese-sudcoreana “The Medium” (2021), ha sottolineato che i cinefili più appassionati difficilmente rinunceranno all’atmosfera insostituibile che solo il grande schermo sa restituire.I successi collezionati durante gli eventi internazionali non saranno dunque sufficienti a risollevare le sorti economiche del cinema thailandese. Secondo il direttore operativo della seconda più grande catena di multisala del paese, Suwannee Chinchiawsharn, “i cinema dovranno lavorare sodo per offrire non solo contenuti, ma esperienza, per dare qualcosa al pubblico che non può avere a casa. Torneremo, ma anche dopo la pandemia credo che la battaglia continuerà”. Le prossime riaperture rappresentano un’imperdibile opportunità per le autorità del Sud-Est asiatico per rilanciare il settore culturale e dell’intrattenimento, in linea con l’auspicio a intravedere nei film un potente strumento per “connettere le persone e promuovere l’identità ASEAN nel mondo”.

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