Il Grand Tour che salvò una nazione

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Il soggiorno europeo del re thailandese Chulalongkorn come lezione di soft power

L’autore è Kitti Wasinondh, senatore ed ex diplomatico con una carriera in molti ruoli al Ministero degli Affari Esteri thailandese. Ha servito come direttore generale del Dipartimento degli Affari ASEAN e del Dipartimento dell’Informazione, nonché come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario alla Corte di St James

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di quest’anno, il mondo ha assistito alla forza inarrestabile del soft power sudcoreano, mentre i membri della band K-Pop BTS si esibivano con la loro megahit “Permission to Dance” presso la Sala dell’Assemblea Generale. Nel diffondere il messaggio riguardo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite a milioni dei loro fan in tutto il mondo, i BTS hanno fatto la loro parte nel promuovere l’immagine della Corea del Sud come leader mondiale della sostenibilità, integrando il ruolo del Paese come organizzatore dei vertici del Partnering for Green Growth and the Global Goals (P4G).

Il “soft power”, forse meno tangibile dell’“hard power”, è diventato un’importante risorsa e strumento di influenza per i Paesi che cercano di elevare il proprio status nel mondo degli affari. Piuttosto che usare la forza militare o l’influenza economica per costringere gli altri a cedere ai propri desideri, è molto meno costoso farsi piacere dagli altri e far loro fare come vogliono. Il termine, coniato da Joseph Nye, ha aiutato a spiegare il trionfo della democrazia sul comunismo alla fine degli anni ’80. A quel tempo, i jeans, le cassette di contrabbando di Bruce Springsteen e le trasmissioni di Voice of America attraversarono la cortina di ferro e diffusero l’idea di libertà e democrazia.

Oggi, la Thailandia si comporta piuttosto bene sulla scala soft power, arrivando al numero 33 su 100 Nazioni intervistate dal Global Soft Power Index 2021. Ma ciò che forse è più notevole è che questo concetto di soft power trovava applicazioni molto precedenti in Thailandia, e offre una risposta plausibile alla domanda spesso posta sul perché la Thailandia sia stata in grado di rimanere l’unico Paese del Sud-Est asiatico che non è mai stato colonizzato.

Quando il Siam ha affrontato la pressione colonialista che ha minacciato la propria indipendenza nel XIX secolo, il suo re ha avuto la percezione che migliorare l’immagine nazionale e conquistare amici influenti era molto più conveniente nel salvaguardare la sovranità del regno che andare in guerra.  

Infatti, fin dai primi giorni del suo regno, re Chulalongkorn capì che la modernizzazione era essenziale per il Siam per sfuggire all’assalto del colonialismo. La modernizzazione è stata effettuata non solo per migliorare le infrastrutture, la governance e la qualità della vita del Siam, ma anche per migliorare l’immagine e la statura del Paese. Il re impiegò diversi consulenti e professionisti occidentali per assisterlo nella realizzazione di diversi progetti impressionanti, dal governo, l’istruzione e le riforme sociali, alla modernizzazione dei trasporti e delle telecomunicazioni, intento a portare il Siam al livello delle nazioni “civilizzate”.

Eppure, la rapida modernizzazione del Siam non fu sufficiente a contrastare le crescenti minacce espansionistiche delle potenze europee. Durante gli anni 1886-1896, il Siam dovette affrontare una serie di crisi. Nel 1893, la Francia inviò cannonieri lungo il fiume Chao Phraya, richiedendo un risarcimento dal Siam per contrasti che portarono alla morte di truppe francesi. Il Siam cedette dolorosamente territori considerevoli, ad est del fiume Mekong, pagò 3 milioni di franchi e consegnò il controllo temporaneo del porto di Chanthaburi alla Francia come garanzia. Tre anni dopo, nel 1896, Francia e Gran Bretagna firmarono l’accordo anglo-francese, rendendo il Siam un “cuscinetto” tra gli interessi coloniali francesi e britannici nel Sud-Est asiatico. Tuttavia, i termini dell’accordo si limitavano ad affermare che Francia e Gran Bretagna non avrebbero violato la sovranità del Siam senza il previo consenso dell’altra parte. Questa dichiarazione non offriva una solida garanzia per l’indipendenza, ma piuttosto indicava che la Francia e la Gran Bretagna non sarebbero entrate in guerra per il Siam.

L’anno seguente, re Chulalongkorn intraprese il suo primo storico soggiorno europeo. Era inconsueto per il re andare all’estero, così i funzionari di palazzo dissero al pubblico thailandese che il re stava viaggiando per coltivare i legami diplomatici e conoscere la civiltà occidentale. Tuttavia, la stampa europea ebbe una opinione diversa sulla sua visita e riportò ampiamente che il re stava cercando supporti dalle maggiori potenze europee per mantenere la sovranità del Siam.

Come uno dei primi monarchi asiatici, insieme al sultano ottomano e lo scià di Persia, a visitare tutte le importanti capitali europee, re Chulalongkorn e il suo viaggio furono oggetto di grande curiosità e fascino. Il suo modo affabile e la scioltezza nella lingua inglese lo resero ben rispettato e ammirato tra la nobiltà e l’aristocrazia europea. I giornali e le riviste europee seguirono da vicino i suoi movimenti e riferirono ogni suo impegno in eventi sia ufficiali che sociali.

Il re non era un viaggiatore inesperto. Durante la sua giovinezza, viaggiò per la prima volta all’età di 18 anni a Singapore e Giava nel 1871. Successivamente visitò l’India nel 1872, dove ricevette i massimi onori e venne invitato ad osservare un’esercitazione militare su larga scala, fuori da Delhi. Il suo itinerario fu diffusamente annotato nella stampa del tempo. I giornali discussero anche delle minuzie, come l’eccitazione dei negozianti appassionati di esporre le loro merci al seguito del re.

Il turbinio di interesse della stampa durante la sua visita in India non passò inosservato. Per il suo primo viaggio in Europa, la visita del re fu attentamente e strategicamente progettata per creare le giuste impressioni, mettendo la monarchia thailandese alla pari delle dinastie europee, ed anche per inviare un messaggio diretto a coloro che minacciavano la sovranità del Siam.

Re Chulalongkorn fece appello ai suoi potenti e simpatizzanti amici, l’imperatore Guglielmo II di Prussia e lo zar Nicola II di Russia, ben prima della sua visita in Francia e Gran Bretagna. Inoltre, fece visita all’anziano statista europeo Otto von Bismarck nella sua residenza, che suscitò molta attenzione da parte dei media in tutto il continente. La fiducia del re nelle sue relazioni amichevoli con la Prussia portò all’impiego di molti tedeschi in settori strategici della modernizzazione del Siam. Tra loro ci fu Karl Bethge, il primo governatore della Ferrovia di Stato della Thailandia e Theodor Collmann, il primo ispettore del Dipartimento Posta e Telegrafo della Thailandia.

Nel frattempo, gli stretti legami personali del re con la Casa Reale di Russia, dove mandò uno dei suoi figli, il principe Chakrabongse, a studiare per otto anni, aiutarono direttamente il Siam nei confronti delle ambizioni coloniali francesi e britanniche. L’alleanza franco-russa funzionò anche a favore del Siam. Dopo aver stabilito legami diplomatici con il Siam durante la visita di re Chulalongkorn a San Pietroburgo nel 1897, lo zar Nicola II inviò uno dei suoi migliori delegati a Bangkok. Aleksandr Olarovskij, che servì come primo console generale di Russia nel Siam, fu determinante nel ricucire le relazioni franco-siamesi e persuase la Francia a far ritornare Chanthaburi nel Siam. Inoltre, la Russia, in contrasto con la Gran Bretagna nel “Grande Gioco” afgano, ebbe anche un interesse diretto a prevenire che il Siam cadesse sotto la sfera d’influenza della Gran Bretagna.

In Europa, re Chulalongkorn divenne presto ampiamente riconosciuto come uno dei monarchi più importanti del mondo ai suoi tempi. Nonostante le difficili relazioni che il Siam aveva con la Gran Bretagna e la Francia, re Chulalongkorn si preoccupò molto di proiettare un’immagine di amicizia con i loro capi di Stato, creando così sentimenti favorevoli tra l’opinione pubblica. In Inghilterra fu ospitato a Buckingham Palace e pranzò con la regina Vittoria a Osborne House, la sua residenza privata sull’Isola di Wight. Nella Francia repubblicana, fu accolto con tutto il fasto e le circostanze che si addicevano ad un monarca europeo, nonostante i dubbi iniziali che ci sarebbero potute essere proteste organizzate contro il sovrano siamese.

Re Chulalongkorn mostrò al mondo che, con la giusta combinazione di acume diplomatico e comunicazione pubblica efficace, riuscì ad attrarre influenti leader europei, e anche il pubblico occidentale, per sostenere la sua causa. D’altra parte, la diplomazia efficace del re svolse un ruolo fondamentale nel garantire la statura della Thailandia come nazione indipendente nel corso della storia, impartendo una lezione senza tempo che attesta il valore e l’efficacia del “soft power”.

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