Articolo del Dott. Sumet Tantivejkul*
Segretario generale della Fondazione Chaipattana
L’acqua potabile non è essenziale solo per la vita, ma anche per la produzione agricola e la sicurezza alimentare. Le colture, l’allevamento del bestiame e la lavorazione degli alimenti necessitano di acqua potabile in quantità sufficiente. Secondo la Banca Mondiale, circa il 70% dell’acqua presente sul nostro pianeta viene utilizzata per irrigare le colture, ma in realtà i dati relativi all’approvvigionamento non corrispondono a tali necessità. Nonostante l’acqua ricopra ben il 71% della superficie terrestre, solamente il 2,5% di quell’acqua è potabile, e l’1% è accessibile.
Pertanto, un Paese prevalentemente agricolo come la Tailandia ha sempre considerato l’acqua potabile un bene prezioso. In particolare, sono stati fatti molti sforzi per capire come gestire tali risorse in modo da garantire al popolo e alla nazione i mezzi per vivere e prosperare.
È dunque facilmente comprensibile il motivo per cui i monarchi tailandesi che si sono succeduti hanno sempre espresso un profondo interesse verso la questione, al punto di impegnarsi e intervenire personalmente proponendo molteplici metodi – date le varie circostanze – per gettare al popolo un’ “ancora di salvezza”.
Prima del 1857, erano le persone a doversi adattare alla necessità d’acqua, spostandosi più vicino o più lontano rispetto alle sorgenti. La stipulazione del trattato Bowring nel 1855 generò una forte domanda di esportazioni di riso, e di conseguenza era necessaria una grande quantità d’acqua per l’irrigazione. Per tale ragione, il re Mongkut si dedicò allo sviluppo di una rete di canali sul delta del fiume Chao Phraya, che sarebbe stato utilizzata sia per l’irrigazione che per i trasporti. Il re Chulalongkorn, o Rama V, ne seguì l’esempio migliorando l’irrigazione sistematica e i sistemi di drenaggio, fino a giungere alla fondazione del Dipartimento dei Canali nel 1902. Nel 1914, sotto il re Vajiravudh, il Dipartimento dei Canali diventò Dipartimento delle Dighe ed espanse le sue attività, costruendo inoltre la prima grande diga sul fiume Pasak, ad Ayutthaya, che porta il nome del re Rama VI.
In foto: diga di sbarramento Rama VI; i lavori di costruzione iniziarono verso la fine del 1915 e terminarono nel dicembre del 1924. Il suo scopo è fornire acqua a 680.000 Rai di terreni agricoli nell’intera area del canale Rangsit.
(Fonte: Touronthai.com)
Dopo il 1932, quando la Thailandia diventò una monarchia costituzionale, i lavori proseguirono in maniera leggermente diversa poiché il re non esercitava più il potere esecutivo sull’amministrazione statale. Ciò non significava necessariamente che gli interessi del popolo fossero cambiati dall’oggi al domani, anche perché le azioni intraprese dai monarchi prima di questo cambiamento erano una testimonianza tangibile. I re della Thailandia avevano costruito un legame solido fra la monarchia e il popolo, infondendo sincera fiducia in un’istituzione che, per secoli, non aveva lesinato alcuno sforzo per proiettare la nazione verso il futuro. Pertanto, la monarchia riuscì a mantenere il pieno sostegno dell’opinione pubblica nella realizzazione di opere di pubblica utilità, in maniera complementare alle attività del governo e senza essere legata a forze politiche o vincolata da interessi di parte.
Quando il re Bhumibol ascese al trono nel 1946, la Thailandia infatti era già uno dei principali esportatori di riso, e i coltivatori di riso costituivano circa l’80% della popolazione totale, che è pari a 17 milioni. Tuttavia, a quell’epoca l’impatto del paradosso perenne del susseguirsi di stagioni secche e umide si era aggravato a causa dell’eccessivo e sregolato sfruttamento del legname. La situazione dei contadini era drammatica: i terreni aridi e asciutti impedivano la crescita delle colture, e le alluvioni distruggevano quelle quasi pronte ad essere raccolte.
Quando il re e la regina visitarono la regione dell’Isan nel 1955, la Thailandia nordorientale era flagellata dalla siccità: le piogge erano appena sufficienti per un solo raccolto di riso all’anno. Il re vide con i suoi stessi occhi le sofferenze dei contadini, e ciò lo spinse a dedicare tutte le sue energie alla realizzazione di sistemi efficaci per la gestione delle risorse idriche rivolti a tutti i contadini della Tailandia. Avrebbe trasmesso ai suoi figli l’importanza di conservare l’acqua e di usarla saggiamente.
Nei restanti 70 anni di regno, il re partecipò a innumerevoli progetti relativi all’acqua nei suoi vari aspetti. Trascorse quasi 15 anni a sviluppare una formula funzionante per la pioggia artificiale allo scopo di combattere la siccità e migliorare la gestione delle risorse idriche e inventò inoltre l’aeratore Chaipattana, un dispositivo meccanico a basso costo per il trattamento delle acque reflue.
Nel nord del Paese, il re si focalizzò sulla preservazione dei bacini idrici e sulla costruzione di dighe di contenimento, come quella di Mae Kuang Udom Thara a Chiang Mai. Nel nordest, la maggior parte del lavori furono dedicati alla realizzazione di una vasta rete idrica, come il sistema di distribuzione, lungo 740 metri, che trasporta l’acqua dal bacino artificiale di Huai Pai a Mukdahan al bacino artificiale di Lam Payang a Kalasin. Questo progetto migliorò la resa di 736 ettari di terreni irrigui, incrementò la produzione di riso glutinoso da 270 chili per rai a 480 chili per rai e rese possibile coltivare prodotti durante tutto l’anno. Nel sud, progetti come il bacino sul fiume Bang Nara diedero risposte concrete ai problemi causati da siccità, alluvioni, acqua salata e acida.
Avendo viaggiando in lungo e in largo per il Paese, il re sapeva meglio di chiunque altro che non esisteva un’unica formula o soluzione adatta a qualsiasi necessità. Pertanto, decise di trascorrere il proprio tempo a studiare in maniera approfondita le caratteristiche delle varie località al fine di trovare una soluzione su misura per ognuna delle regioni, mettendo sempre i residenti al centro della sua strategia. Prese in considerazione la geografia sociale dell’area, la cultura, le tradizioni e gli stili di vita della popolazione locale. Riteneva che fosse fondamentale coinvolgere le persone in qualsiasi soluzione proposta in modo da stimolare il senso di appartenenza. Il re era convinto che questo fosse l’unico modo per sviluppare una soluzione sostenibile e tramandò i suoi insegnamenti ai propri figli.
Fin da quando era principe ereditario, il re Maha Vajiralongkorn aveva imparato dal suo defunto padre l’importanza della gestione delle risorse idriche, ne ha fatto tesoro e ha continuato a sostenere i progetti di sviluppo della Corona cominciati dal re Bhumibol portandone vari a compimento, fra cui la costruzione di 7 bacini artificiali attorno alla diga di Pa Sak Jolasid e l’espansione della rete di canali irrigui per poter coltivare più terre. A Chanthaburi, il re è venuto incontro alle necessità idriche dei residenti con il progetto di costruzione della diga di ritenuta presso il villaggio di Khao Daeng Pattana, che ha incrementato la riserva idrica disponibile per 320 ettari di terre coltivabili. Inoltre, nel 2017 il sovrano ha incaricato le guardie del re, agenzie governative e squadre di volontari di rimuovere rifiuti ed erbacce che ostruivano i canali in varie comunità, un’operazione essenziale per il deflusso idrico nella regione metropolitana di Bangkok e nella capitale stessa.
In foto: diga di ritenuta nel villaggio di Khao Daeng Pattana.
(Fonte: salika.co)
Anche la principessa Bajrakitiyabha, primogenita del re, ha dato il suo contributo ad una migliore gestione dell’acqua fondando l’organizzazione di volontariato “Friends in Need (of “PA”)”, ossia “amici bisognosi”, e PA è il suo soprannome. Grazie alla fondazione, sono stati installati sistemi telemetrici in 80 bacini idrografici presenti in 11 province, con un approccio globale alla gestione che ha coinvolto attivamente le comunità locali. I nuovi sistemi raccolgono dati da sensori in tempo reale, processano le informazioni e forniscono avvisi; un avviso tempestivo permette al personale del bacino di ridurre i livelli dell’acqua, mette in allerta le autorità, e i residenti possono rinforzare le proprie abitazioni. La fondazione intende installare altri 510 sistemi telemetrici in tutta la Tailandia.
In foto: (da sinistra a destra) stazione telemetrica automatica nel sottodistretto di Pongyeang (distretto di Mae Rim, provincia di Chiang Mai) e l’interfaccia dell’app integrata per dispositivi mobili ThaiWater, che può essere usata da tutti.
(Fonte: Matichon)
L’ “ancora del popolo” è ancora oggi in cima alle priorità della monarchia tailandese: su un totale di 4877 progetti di sviluppo della Corona, quasi il 70% (3386) riguarda lo sviluppo delle risorse idriche.
Ma c’è ancora molta strada da fare. Secondo il Global Climate Risk Index, che analizza il rischio climatico, la Tailandia si posiziona al nono posto fra i Paesi maggiormente colpiti da eventi climatici estremi fra il 2000 e il 2019. Inoltre, uno studio dell’Università di Thammasat mostra che le 6 province di Loei, Udon Thani, Sakon Nakorn, Nakhon Phanom, Roi Et e Ubon Ratchathani sono ad alto rischio di alluvioni ricorrenti, mentre Khon Kaen, Mukdahan, Chaiyaphum, Nakhon Ratchasima e Surin sono soggette a siccità ricorrenti. Gli attuali sforzi della Tailandia per la prevenzione di alluvioni e siccità in futuro non basteranno. Ogni anno, 9,71 milioni di persone e 411.360 ettari di terreno irriguo sono colpiti dalla siccità, provocando danni per circa 20,34 milioni di dollari; per quanto riguarda le alluvioni, i danni sono pari a 167 milioni di dollari, e colpiscono 1,2 ettari di terreno coltivabile e 4,5 milioni di persone in 63 province all’anno.
Tutti i settori in Tailandia devono lavorare insieme più duramente a metodi sostenibili ed efficaci di gestione delle risorse idriche, servendosi anche delle nuove tecnologie. A tal proposito, il re ha già commissionato nuovi studi con l’obiettivo di sfruttare il pieno potenziale dei bacini idrici. Alcune agenzie e istituzioni accademiche hanno già iniziato a svolgere ricerche per capire come utilizzare l’acqua irrigua in maniera più efficiente. Bisogna inoltre ricordare che è altrettanto importante sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, affinché ogni cittadino tailandese faccia un uso sostenibile e responsabile dell’acqua e dei corsi d’acqua, proteggendo quest’ancora che verrà poi affidata alla prossime generazioni.
* * * * * * *
*Dott. Sumet Tantivejkul
Il dott. Sumet Tantivejkul è il Segretario generale della Fondazione Chaipattana, fondata da Sua Maestà Re Bhumibol Adulyadej Il Grande allo scopo di fornire, in maniera tempestiva, le risposte necessarie ai problemi che affliggono il popolo tailandese mediante vari progetti di sviluppo. È spesso ritratto nelle fotografie insieme al re Bhumibol, dato che è stato al suo servizio presso l’Ufficio dei progetti di sviluppo della Corona per 18 anni, dal 1981 al 1999, anno in cui ha rassegnato le dimissioni, e oggi continua a servire la Corona come Segretario generale della Fondazione Chaipattana; chaipattana letteralmente significa “vittoria dello sviluppo”. Il dott. Sumet è anche consigliere del comitato governativo della gestione dell’acqua, e in quanto tale ha suggerito al comitato di seguire la guida di Sua Maestà per comprendere la struttura geografica e sociale del Paese così da rispondere al meglio alle necessità di sviluppo di ciascuna località.