Il Vietnam nuovo polo di estrazione di terre rare

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Non solo i grandi colossi tecnologici e dell’elettronica internazionali, ora Hanoi punta anche a espandere il proprio ruolo in un altro anello della produzione tech: l’estrazione delle terre rare

Di Tommaso Magrini

Fabbricazione, assemblaggio, realizzazione di prodotti a sempre maggiore valore tecnologico. Il Vietnam non si accontenta e punta ad ampliare il proprio ruolo su una fase che sta alla radice della transizione energetica e dello sviluppo tecnologico: l’estrazione delle terre rare. Hanoi è infatti pronta a lanciare le prossime gare d’appalto per le aziende interessate a investire nella miniera di Dong Pao. Il sito si trova nel Vietnam settentrionale e rappresenta uno dei più grandi giacimenti di terre rare al mondo.  I tempi dell’asta potrebbero variare, ma il governo prevede di riavviare la miniera l’anno prossimo, ha dichiarato alla Reuters Luu Anh Tuan, presidente di Vietnam Rare Earth JSC, il principale raffinatore del Paese e partner di Blackstone nel progetto.

La mossa segue forse non a caso la recente visita ad Hanoi del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha parlato di accordi anche in materia di terre rare con la controparte vietnamita. La proposta di riavvio di Dong Pao – di cui non sono stati resi noti in precedenza i tempi, l’entità e il grado di sostegno finanziario straniero – giunge mentre molti Paesi sono preoccupati per la loro vulnerabilità alle interruzioni delle forniture dovute alla morsa della Cina sui minerali strategici e alle sue dispute con gli Stati Uniti e i suoi alleati. Quest’anno Pechino ha imposto dei limiti all’esportazione di metalli minori utilizzati nei semiconduttori, che un influente consigliere politico cinese ha avvertito essere “solo un inizio”. Soprattutto qualora Washington dovrebbe ampliare le restrizioni, come sempre destinata a fare il prossimo 7 ottobre. 

Secondo il Servizio geologico degli Stati Uniti, il Vietnam possiede il secondo più grande giacimento di terre rare. Tuttavia, questi giacimenti sono rimasti in gran parte inutilizzati e gli investimenti sono stati scoraggiati dai prezzi bassi, fissati di fatto dalla Cina a causa del suo quasi monopolio sul mercato globale. Nelle interviste rilasciate a Reuters, 12 dirigenti dell’industria, investitori, analisti e funzionari stranieri hanno descritto i piani per il Vietnam, compresi gli investimenti che, a loro dire, dimostrano come i discorsi sulla derisking delle catene di approvvigionamento per ridurre la dipendenza dalla Cina si stiano traducendo in azione. Alcuni hanno riconosciuto le difficoltà di creare un hub per le terre rare, ma hanno affermato che la strategia potrebbe rendere il Vietnam un attore valido e fornire una valvola importante per investimenti e importazioni, anche se il ruolo cinese dovesse restare dominante. 

Un maggiore ruolo sul fronte dell’estrazione delle terre rare interesserebbe molto anche i produttori di auto elettriche, tra cui il campione nazionale VinFast che mira peraltro alla quotazione a Wall Street nei prossimi mesi e si sta lanciando anche sul mercato europeo. Lo sfruttamento effettivo di Dong Pao – che è rimasto inattivo per almeno sette anni, secondo un funzionario del minerario statale Lavreco, che possiede una concessione – proietterebbe il Vietnam tra i primi produttori di terre rare. Ma la raffinazione delle terre rare è complessa e la Cina controlla molte tecnologie di lavorazione. 

In ogni caso, si tratta di un’ennesima conferma della centralità del Vietnam nelle strategie globali di produzione tecnologica. 

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