La cultura islamica in Indonesia

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Nonostante l’importanza del sincretismo religioso per il Paese, l’Islam è una componente fondamentale nella cultura, società e politica indonesiana.

L’Indonesia è il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo, con l’86,7% della popolazione che si identifica come musulmana e più di 231 milioni di aderenti. 

Gran parte della popolazione segue l’Islam sunnita tradizionale, ma con un’interpretazione generalmente moderata e in linea con la “Pancasila”, ovvero il credo fondamentale dell’Indonesia che rimane alla base della sua tradizionale tolleranza e si riferisce fondamentalmente alla fede in Dio, nell’umanità, nell’unità nazionale dell’Indonesia, nella democrazia e nella giustizia sociale.

Questa cultura islamica moderata è stata fortemente voluta dal generale Suharto e viene tuttora promossa da associazioni come Nahdlatul Ulama, fondata nel 1926 proprio in reazione alla conquista saudita della Mecca e Medina e alla sua rigida comprensione dell’Islam. Queste associazioni sono presenti in modo capillare nel territorio indonesiano, prevalentemente nelle zone di Java, Sumatra e Sulawesi, e hanno dato importanti contributi sociali allo sviluppo dell’istruzione in comunità remote e sottosviluppate. Per esempio, esiste una fitta rete di scuole islamiche, le cosiddette “madrase”, che coesistono parallelamente alle scuole pubbliche e giocano un importante ruolo nel promuovere l’educazione, soprattutto femminile, in villaggi rurali. Nonostante il dibattito sia aperto riguardo alla loro effettiva qualità, le madrase indonesiane hanno raggiunto la parità di genere nelle iscrizioni scolastiche, e rappresentano una soluzione a basso costo per estendere l’educazione a quelle fasce della popolazione spesso escluse. 

Del resto, anche le scuole pubbliche, per legge laiche, iniziano a subire l’influenza della cultura islamica. In molte scuole, infatti, così come negli uffici pubblici delle regioni a maggioranza musulmana, vige un obbligo più o meno esplicito di indossare copricapi come il jilbab anche per cittadini di altre credenze religiose.  Anche quando il regolamento non richiede legalmente il jilbab, molto spesso sono state fatte alle ragazze o alle loro famiglie pressioni di indossarlo, con l’argomentazione da parte dei sostenitori che queste misure sono necessarie per far fronte a questioni come la povertà, la gravidanza adolescenziale e la pornografia su Internet. Dinamiche di questo tipo hanno però scatenato l’indignazione, espressa prevalentemente sui social media, di alcuni cittadini non musulmani, tanto che lo scorso febbraio il governo ha emesso un decreto che vieta alle scuole pubbliche di rendere obbligatorio l’abbigliamento religioso per insegnanti e studenti, nell’ultimo apparente tentativo del governo di combattere una crescente influenza dei gruppi islamici nella politica locale e nazionale in Indonesia.

Non è comunque la prima volta che alcuni gruppi di matrice islamica cercano di influenzare le abitudini e la politica del Paese. Nel 2016 infatti, il Consiglio Ulema indonesiano, il più grande corpo di chierici islamici del paese, ha emesso un editto religioso, noto anche come fatwa, che vieta ai musulmani di indossare abiti a tema natalizio, in particolare coloro che lavorano in centri commerciali, grandi magazzini e ristoranti. Inoltre, movimenti conservatori islamici stanno iniziando ad opporsi alla pratica, considerata occidentale, delle uscite e appuntamenti tra single, che porterebbero giovani uomini e donne alla tentazione di avere rapporti prematrimoniali, proibiti nell’Islam. A tal proposito, sono nati veri e propri siti di incontri per formare aspiranti coppie che vogliono sposarsi scegliendo di rimandare la fase di conoscenza iniziale al dopo le nozze. Queste piattaforme stanno avendo un enorme successo: la più popolare, Indonesia Tanpa Pacaran (letteralmente: Indonesia senza appuntamenti) ha raggiunto in pochi anni quasi un milione di seguaci. 

Sorprende comunque che il ritorno ad un Islam più conservatore stia venendo proprio dai giovani: un sondaggio condotto dall’agenzia Alvara nel 2019 mostra che gli indonesiani di età compresa tra i 14 e i 29 anni tendono ad avere posizioni conservatrici molto più estreme rispetto a chi è più anziano. La popolarità della hijrah (il pentimento per comportamenti non islamici) dà la misura di quanto sia cambiato l’Islam in Indonesia dal regime di Suharto.

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