Tra incertezze globali e nuove aperture, Bangkok sta conquistando un ruolo da protagonista nel settore delle auto elettriche
Di Alessandro Forte
Il settore dei veicoli elettrici è uno dei fulcri strategici che connotano più significativamente le relazioni commerciali fra le maggiori economie mondiali, nonché oggetto di attenta discussione di tutta la comunità internazionale. Caratterizzato da una crescita sempre più galoppante, la vendita di auto elettriche nel 2023 ha costituito circa il 18% dell’intero settore automobilistico, risultando in un distacco eclatante rispetto all’assai minore 2% di 5 anni prima, e proiettandosi verso un valore di mercato di 990.4 miliardi di dollari statunitensi entro il 2029.
Dato il suo rilievo economico, politico ed ambientale, il settore è stato spesso veicolo di contese strategiche fra grandi potenze: la Repubblica Popolare Cinese, che oggi detiene circa il 60% di questo mercato, ha recentemente subito le limitazioni tariffarie della Commissione Europea, che tenta di controbilanciare i sussidi del governo di Pechino alle imprese cinesi; d’altro canto, il più importante attore privato nel settore, Tesla, accusa il calo delle proprie vendite nel mercato cinese, pena la competizione sempre più accesa con le alternative proposte dagli attori nazionali.
Se da un lato lo scenario delineato sembra descrivere questo segmento di mercato come un gioco relegato alle sole grandi potenze, un player regionale che, defilato, ha acquisito un’importanza sempre più rimarcata nel settore è la Thailandia. Il paese ASEAN, infatti, si è dimostrato il più proattivo nella regione in quanto a partecipazione alle catene di approvvigionamento dei veicoli elettrici, affermandosi come attore solido nella produzione ed esportazione di motori, convertitori ed invertitori statici elettrici. Oltretutto, la politica “EV 3.0” lanciata nel 2022 dal governo thailandese ha stimolato decisamente l’acquisto del prodotto nel mercato interno, concedendo detrazioni fiscali che hanno reso la spesa di un’auto elettrica equiparabile a quella di un’auto normale, e riscontrando così un incremento delle vendite del 320% nel 2023. Non stupisce, del resto, che sia proprio la Thailandia a ricoprire il ruolo di leader regionale nel settore: già nel 2001, l’allora primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra si adoperò a rendere il suo paese “la Detroit dell’Est”, promuovendo politiche di orientamento all’export ed agevolazioni agli investimenti esteri che trasformarono la Thailandia in hub del Sud-est Asiatico nel settore automobilistico.
Ciò che risulta interessante, ma non del tutto imprevedibile, è che ad aver beneficiato maggiormente dei vantaggi promossi dal governo thailandese sia stata soprattutto la Cina. Più di 20 imprese automobilistiche cinesi, includendo le rinomate BYD e Great Wall Motor, hanno penetrato il mercato del paese ASEAN, in più casi aprendo centri di produzione locali, e si stima che ad oggi contribuiscano a più della metà delle vendite di auto elettriche, un dato che sembra destinato ad aumentare. Se ciò ha favorito la crescita del settore dell’automotive in Thailandia, d’altro canto occorrerà prima o poi che Bangkok diversifichi maggiormente la gamma dei suoi investitori, per non rischiare di dipendere troppo da Pechino. Ed oggi potrebbero presentarsi valide opportunità per iniziare.
Durante lo scorso anno, infatti, Tesla aveva già considerato l’idea di fondare una propria sede produttiva in Thailandia per espandere la sua presenza nel mercato interno, ed aumentare la proiezione nel Sud-Est Asiatico, optando infine per la sola implementazione di reti di ricarica nel paese. La gigafactory di Tesla a Shanghai avverte le pressioni della contesa commerciale Cina-USA: ad aprile, infatti, si è registrato un calo del 6% delle vendite di veicoli Tesla Made-in-China rispetto all’anno precedente. Oltretutto, l’azienda di Elon Musk ha ritirato dal mercato cinese i modelli S e X prodotti negli Stati Uniti, in concomitanza con l’inasprimento della guerra tariffaria, sebbene il CEO non abbia rilasciato dichiarazioni che confermino un nesso diretto tra i due eventi.
In un contesto pieno di sfide ed imprevisti, Bangkok potrebbe ritrovarsi in una posizione molto interessante per catturare più favorevoli intenzioni da parte dell’impresa statunitense, diversificare gli investimenti nel suo territorio, ed accrescere il proprio leverage nel settore dell’automotive. Tuttavia, è opportuno che si muova cautamente, ricercando un equilibrio nelle relazioni bilaterali con entrambe le potenze. Patientia vincit omnia.