Nusantara, la nuova Giacarta in Borneo

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Il governo indonesiano ha ufficialmente deciso che, a partire dal 2024, la nuova capitale sarà trasferita in Borneo e prenderà il nome di Nusantara, con la speranza di alleviare la congestione e il sovraffollamento dell’attuale capitale sull’isola di Giava.

La notizia che l’Indonesia avrebbe trasferito la sua capitale dalla congestionata megalopoli di Giacarta non è nuova. Se ne parla infatti già dal 2017, quando il presidente Joko Widodo aveva espresso la sua preoccupazione per il futuro della città che, con i suoi 10 milioni di persone, da anni soffre di sovrappopolazione, inondazioni, inquinamento e sta sprofondando a causa dell’eccessiva estrazione delle acque sotterranee.  La maggior parte dell’attività economica indonesiana si concentra infatti nell’isola di Giava, dove si trova l’attuale capitale. Sono state inizialmente presentate due proposte alternative per risolvere tali problemi: spostare del tutto la capitale creando una città pianificata completamente nuova, simile al trasferimento della capitale brasiliana da Rio de Janeiro alla città pianificata di Brasilia nel 1960 o mantenere Giacarta come capitale ufficiale, ma creare un centro amministrativo separato, seguendo l’esperimento della Malesia quando spostò il suo centro amministrativo federale a Putrajaya.

La decisione ufficiale è poi arrivata nell’aprile 2019, con l’annuncio che Giacarta non sarebbe più stata la capitale dell’Indonesia, con un piano di 10 anni per trasferire tutti gli uffici governativi in una nuova capitale. Quest’ultima sarà situata nel Borneo, a cavallo tra due distretti: Penajam Paser Utara e Kutai Kertanegara nella provincia di East Kalimantan, a due ore di volo da Giacarta. La capitale sarà costruita su 180.000 ettari di terra già di proprietà del governo, minimizzando così il costo di acquisizione del suolo. La zona è stata scelta per due motivi principali. Prima di tutto, grazie alle condizioni geologiche favorevoli, che rendono terremoti, inondazioni ed eruzioni vulcaniche meno frequenti. Il secondo motivo è per ragioni politico-economiche. Infatti, il governo vorrebbe rallentare il crescente divario economico tra Giava e le altre isole dell’arcipelago. Ad oggi infatti, il 54% degli oltre 260 milioni di abitanti dell’Indonesia risiede a Giava e il 58% del prodotto interno lordo del Paese è prodotto su quest’isola, nonostante sia la più piccola delle cinque isole principali dell’Indonesia.

La nuova capitale si chiamerà Nusantara, letteralmente “arcipelago” in Bahasa Indonesia. Per quanto riguarda le tempistiche, nonostante alcuni ritardi causati dalla pandemia da COVID-19, si stima che la nuova città sarà operativa nel 2024, anno in cui il presidente Widodo terminerà il suo secondo mandato quinquennale. Il ministero della pianificazione dello sviluppo nazionale ha stimato che il trasferimento costerà circa 466 trilioni di rupie indonesiane (circa 32,7 miliardi di dollari), con il governo che intende coprire il 19% del costo. Il resto dovrebbe provenire principalmente da partenariati pubblico-privati, così come da investimenti diretti delle imprese statali e del settore privato. Secondo alcune stime, circa un milione e mezzo di persone potrebbero trasferirsi da Giacarta alla nuova capitale. Molte agenzie governative ovviamente si trasferiranno, ma la banca centrale e altre agenzie economiche rimarranno a Giacarta.

Vista l’enorme portata del progetto, la nazione è ancora divisa sulla necessità del trasferimento. I sostenitori condividono le preoccupazioni del presidente sul peggioramento della congestione del traffico di Giacarta, l’inquinamento dell’aria, la subsidenza e gli alti prezzi delle proprietà – così come la necessità di far ripartire l’economia nelle parti orientali del Paese, meno sviluppate. D’altra parte, critici sostengono che è mancata un’adeguata consultazione pubblica sul progetto, mentre alcuni ambientalisti temono che la mossa possa accelerare la distruzione delle foreste che ospitano oranghi, orsi e scimmie dal naso lungo, oltre ad aumentare l’inquinamento, vista la situazione già compromessa a causa delle miniere di carbone e delle industrie che producono olio di palma. Per tutta risposta, il governo ha assicurato che il piano è di mantenere la città compatta, in modo da non danneggiare le foreste pluviali tropicali circostanti e che la metà dei 180.000 ettari totali assegnati saranno destinati a “spazio verde”.
Nel frattempo, preoccupa anche l’impatto che questo megaprogetto avrà sul debito pubblico indonesiano, che sebbene sia tra i più bassi tra i paesi dell’ASEAN, è aumentato di quasi 10 punti percentuali negli ultimi due anni.

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