ASEAN e agricoltura 4.0: tra sfide globali e insicurezza alimentare fiorisce il mercato dell’agtech

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L’Asia, il continente più popoloso del mondo, è anche quello che ospita più della metà (425 milioni) delle persone che ancora soffrono la fame. Le recenti sfide ambientali, sanitarie e politiche sono servite come “campanello d’allarme”, sottolineando la necessità di ripensare le catene di produzione e approvvigionamento. Nel Sud-Est asiatico, questo ha dato un forte impulso alla trasformazione digitale già in corso nel settore agricolo, innescando una vera e propria rivoluzione dell’agricoltura 4.0.

“L’agricoltura è uno stile di vita nell’ASEAN”. Nella regione 8 Paesi su 10 dipendono dall’agricoltura e dalla sua produzione e in alcuni, come Myanmar e Laos, il settore arriva a rappresentare oltre il 40% del PIL. Tuttavia, le tecniche di produzione tradizionali non riescono a far fronte alla domanda sempre più sofisticata di beni alimentari di una popolazione in continua crescita. L’Asian Development Bank stima che per tenere il passo con l’espansione della classe media e la crescita della domanda di alimenti, la produzione dovrebbe aumentare del 60-70% rispetto a dieci anni fa. I Paesi del Sud-Est asiatico si stanno dunque orientando sempre più verso soluzioni agtech che permettano di produrre di più (e in maniera sostenibile) con meno risorse, al fine di garantire la sicurezza alimentare in un contesto di crescente instabilità.

Singapore, una delle zone più densamente popolate del pianeta, punta sull’agricoltura verticale per ovviare alla scarsità di terreni da destinare all’uso agricolo. Sono ormai più di una decina i tetti adibiti all’agricoltura urbana, pensati per garantire un raccolto di 2.000 tonnellate di verdure all’anno. Utilizzando la tecnologia idroponica, la società ComCrop riesce a produrre ortaggi senza l’uso di pesticidi o erbicidi dannosi, riducendo contemporaneamente i consumi di acqua del 90% rispetto all’agricoltura tradizionale. Decisamente inferiori sono anche i costi di produzione, trasporto e stoccaggio: i prodotti coltivati sui tetti della città sono disponibili nelle rivendite locali in tempi più rapidi e a prezzi più convenienti. 

Oltre a limitare l’insicurezza dovuta alla forte dipendenza esterna in termini di approvvigionamento alimentare, le nuove tecnologie permettono anche di proteggere colture e animali da potenziali rischi ambientali. La Blue Ocean Aquaculture Technology (BOAT) ha trasformato uno spazio industriale nell’area di Tuas a Singapore in un sistema di “allevamento ittico futuristico” al coperto. Sfruttando la tecnologia del nano-ossigeno, l’azienda riesce a produrre in maniera sostenibile fino a 18 tonnellate di pesce all’anno, al riparo da problemi quali l’inquinamento delle acque e la fioritura del plancton.

L’operato di imprese pioniere come ComCrop e BOAT si allinea perfettamente con la Food Security Roadmap, il piano del governo di Singapore pensato per provvedere autonomamente al 30% del fabbisogno nutrizionale della città-stato entro il 2030, il quale prevede lo stanziamento di oltre 40 milioni di dollari finalizzate a garantire la resilienza dell’industria agricola e la gestione efficiente delle risorse.

Il successo dell’agtech sta anche trasformando le vite di molti lavoratori della regione. Pham Thi Huong ha raccontato a Nikkei Asia di aver abbandonato il lavoro nelle piantagioni di caffè sugli altipiani centrali del Vietnam per dedicarsi alla coltivazione di fragole sulle rocce in una serra di Orlar. La società australiana, in collaborazione con l’Associazione imprenditoriale olandese del Vietnam, ha infatti ideato una nuova forma di agricoltura verticale che utilizza rocce trattate con un mix brevettato di microbi per fornire nutrienti alle coltivazioni, in assenza di terreno e con un utilizzo minimo di acqua. 

Nella provincia thailandese di Prachuap Khiri Khan, Kirana Leesakulpran, 48 anni, nel settore dell’allevamento dei gamberi da quasi 30, ha dato una svolta alla propria attività integrando alcuni alimentatori automatici e un sistema di aeratori a pale nel suo stabilimento. “Da quando abbiamo implementato questa nuova tecnologia e questo sistema, siamo in grado di produrre di più. Guadagniamo di più e questo rende la nostra vita di agricoltori più sostenibile”, ha commentato, spiegando come le tempistiche di purificazione delle acque si siano ridotte da tre a sette giorni e la produttività sia aumentata in maniera significativa, riducendo al contempo gli scarti di mangimi, i quali rappresentano uno dei maggiori costi nel settore.Per le persone il cui sostentamento dipende dalle attività di agricoltura e allevamento, l’equilibrio tra produttività e sostenibilità gioca un ruolo chiave nel garantire l’accesso a cibo nutriente e in quantità sufficienti. Sullo sfondo di una generalizzata impennata dei prezzi dei beni alimentari e al rincaro di carburante e fertilizzanti dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina, gli operatori del settore nel Sud-Est asiatico si trovano a fronteggiare eventi meteorologici estremi e problemi endemici legati all’insicurezza alimentare. Questo spinge i governi e le imprese locali a ripensare i sistemi di produzione e approvvigionamento, optando per l’integrazione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale nelle filiere produttive. Data la forte vocazione tecnologica della regione, il Sud-Est asiatico costituisce un terreno fertile per lo sviluppo dell’innovazione nel settore agroalimentare; le sfide globali e regionali costituiranno un importante banco di prova per i nascenti mercati dell’agtech e del foodtech.

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