Il “One Million Trees Movement” a Singapore

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La città-stato mira a riportare la natura in città piantando più di un milione di alberi

In quanto città-stato con risorse terrestri limitate, Singapore è stata a lungo combattuta tra lo sviluppo urbano e la protezione della natura perdendo gran parte dei suoi spazi verdi nel XIX secolo a causa del disboscamento, e un secolo dopo, una popolazione in crescita e il rapido sviluppo urbano hanno fatto sì che altri alberi fossero rimossi per la bonifica del terreno.

Ma ora Singapore sta cercando di invertire rotta organizzando un’ambiziosa campagna di riforestazione. Nell’agosto 2020 infatti, il governo ha annunciato il lancio del nuovo Sungei Buloh Park Network, un parco di 990 acri nella parte settentrionale dell’isola che è un sito di rifornimento e una tappa essenziale per gli uccelli migratori provenienti dalla Russia siberiana e diretti in Australia e che ospita buceri orientali, lontre, coccodrilli di acqua salata, e molte altre specie uniche nel loro genere. Sungei Buloh fa parte però di un progetto più ampio che mira a piantare 1 milione di alberi nei prossimi 10 anni, “Il One Million Trees Movement” lanciato a marzo 2020 dall’agenzia governativa National Parks Board (NParks).

Nei prossimi 10 anni NParks prevede infatti di conservare più di 70 specie animali e vegetali autoctone e di riqualificare 30 ettari di habitat forestali, marini e costieri. La semina a più livelli verrà svolta lungo le strade cittadine, chiamate Nature Ways con l’obiettivo di coprire circa 300 km e trasformare quasi ogni strada della città in una Nature Way a lungo termine rendendo le strade più fresche ed esteticamente più gradevoli. Saranno inoltre disponibili 500 km di connettori per parchi entro il 2030, mettendo effettivamente tutte le famiglie a 10 minuti a piedi da un parco.

Per passare da “città in un giardino” a “città nella natura” Singapore avrà bisogno di mettere in atto quattro spinte chiave: più parchi naturali, trasformazione dell’ambiente selvatico in giardini pubblici, integrazione della natura nell’ambiente edilizio e rendere gli spazi verdi più accessibili. Entro il 2030 infatti, ci saranno altri 200 ettari di parchi naturali, che fungeranno da habitat complementari e proteggeranno le riserve naturali dall’urbanizzazione. Solo per il Khatib Bongsu Nature Park ad esempio è previsto uno spazio di 40 ettari. Anche i corsi d’acqua e i corpi idrici nei giardini e nei parchi saranno protetti dall’innalzamento del livello del mare e dalle inondazioni.

“Gli alberi svolgono un ruolo importante nella creazione di un ambiente vivibile”, ha detto Adrian Loo, direttore di NParks Conservation Group. “Fungono da filtri dell’aria naturali, riflettono il calore radiante rendendo le superfici fredde e forniscono la temperatura ambiente attraverso l’ombra e l’evapotraspirazione; aiutano a mitigare il cosiddetto effetto isola di calore urbana e il cambiamento climatico”. Rendere più verde la città infatti aiuterà anche a mitigare il sopracitato effetto “isola di calore” creato dalla pavimentazione e dai grattacieli, che assorbono e irradiano la radiazione solare e aumentano la temperatura del nucleo urbano di Singapore.

Adrian Loo ha affermato però che affinché il progetto One Million Trees sia efficace, tutti dovranno essere coinvolti: “Il successo del progetto si misura anche dalla nostra capacità di instillare un senso di rispetto tra i singaporiani, nei confronti degli alberi e dell’ambiente”. L’agenzia governativa Clean and Green Singapore(CGS) mira infatti a ispirare gli abitanti della città a prendersi cura e proteggere gli spazi comuni e l’ambiente, adottando uno stile di vita pulito e sostenibile. 

Singapore però non è l’unico Paese dell’ASEAN a portare avanti progetti di questo tipo: l’educazione ambientale è infatti un pilastro importante nella cooperazione dei Paesi membri. Ne è un esempio il programma ASEAN Eco-school, che mira a creare una cultura scolastica orientata alla protezione e conservazione dell’ambiente attraverso la gestione, l’impegno e la pulizia del territorio. Tali attività sono dedicate all’istruzione, facilitando e ispirando le comunità scolastiche a proteggere e sostenere l’ambiente, sia nelle scuole che a casa, ma anche nella comunità e all’interno dello stato in generale. Attualmente, diversi stati membri dell’ASEAN hanno già adottato il programma di eco-scuola tra cui Cambogia, Indonesia, Malesia, Filippine e Thailandia.

Ad oggi i Paesi dell’ASEAN devono affrontare un’enorme sfida nel mantenere un delicato equilibrio tra sostenibilità ambientale e sviluppo economico poiché nonostante l’abbondanza di risorse naturali, il rapido aumento della popolazione e la ancor più rapida crescita economica e industriale rischiano di minacciare le risorse naturali causando gravi problemi ambientali. L’ASEAN ha riconosciuto però la necessità di un grande cambiamento di rotta verso un maggiore equilibrio tra persone, pianeta terra e profitto per un corretto sviluppo sostenibile.

Tale trasformazione richiederà un cambiamento nel modo di pensare e agire delle nuove generazioni del Sud-Est asiatico che devono essere istruite a salvaguardare gli spazi verdi e dare peso alla sostenibilità e l’ambiente, sfruttando anche le opportunità della trasformazione digitale. 

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