La nuova (controversa) legge sulle interferenze straniere a Singapore

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Alcuni critici sono preoccupati che il nuovo disegno di legge possa rappresentare uno strumento per reprimere il dissenso. Ma cos’è veramente il Foreign Interference Countermeasure Act?

Il 4 ottobre scorso, dopo quasi dieci ore di dibattito, il parlamento di Singapore ha approvato una nuova legge per limitare le ingerenze straniere nella politica nazionale, denominata Foreign Interference Countermeasure Act.  

Questa nuova legge permette alle autorità di intervenire in casi di interferenze nella politica interna della città-stato da parte di entità straniere. Secondo il Ministero degli Affari Interni, l’interferenza straniera rappresenta una seria minaccia per la sovranità e la sicurezza nazionale di Singapore e la legge in questione è una necessità urgente dato l’aumento dei casi di ingerenza straniera, soprattutto via Internet, negli affari locali. 

La legge consente alle autorità, ad esempio, di obbligare i fornitori di servizi Internet e le piattaforme di social media a fornire informazioni sugli utenti, bloccare i contenuti e rimuovere le applicazioni utilizzate per diffondere contenuti ritenuti ostili. La legge stabilisce inoltre i requisiti per identificare individui ed entità definiti come “persone politicamente significative”, inclusi partiti politici, titolari di cariche politiche, parlamentari e candidati alle elezioni. Tali individui o entità dovranno segnalare donazioni superiori a 10.000 dollari di Singapore (circa 6.400 dollari americani) e divulgare i propri rapporti con gli stranieri. Anche i civili possono essere designati come persone politicamente significative se le loro attività sono dirette a un fine politico e risulta nell’interesse pubblico applicare contromisure. È comunque importante ricordare che questa legge non include i singaporiani o altre organizzazioni locali che esprimono le loro opinioni, a meno che queste non vengano utilizzate da entità straniere come agenti di interferenza. 

Il processo avverrà secondo le seguenti modalità: in primo luogo, le autorità identificano una sospetta campagna di informazione di origine straniera ritenuta ostile. Se stabiliscono che la campagna è diretta a un fine politico ed è nell’interesse pubblico prendere contromisure, vengono emanate indicazioni per arginare la diffusione della disinformazione. Dunque, anche terze parti come piattaforme online, fornitori di servizi Internet e operatori di siti web possono essere costrette a bloccare determinati account o contenuti nel Paese. Una volta identificati, i colpevoli possono essere arrestati ed eventualmente perseguiti, ma non possono essere detenuti senza processo. Tuttavia, le sanzioni per la violazione dell’atto sono particolarmente severe e includono fino a 14 anni di carcere e 100.000 dollari di Singapore (circa 64.000 dollari americani) di multa. Le parti coinvolte possono presentare ricorso  al Ministro degli Interni o a un tribunale di revisione indipendente guidato da un giudice della Corte Suprema.

Nonostante lo scalpore che la notizia ha suscitato tra i media stranieri e le critiche espresse da alcune ONG, tra cui Human Rights Watch e Reporter Senza Frontiere, l’approvazione del disegno di legge è stata una mera formalità, data la decennale maggioranza legislativa del Partito d’Azione Popolare (PAP), al governo dal 1959. 

Alcuni critici hanno  espresso la preoccupazione che la legge possa rappresentare una minaccia per realtà legittime, tra cui accademici che studiano questioni controverse o stranieri che esprimono opinioni sulla politica di Singapore. Si teme infatti che termini come “interferenza straniera” siano definiti in modo così ampio da includere “quasi ogni forma di espressione e associazione relativa alla politica”, come affermano 11 organizzazioni per i diritti umani in una lettera aperta. Tuttavia, il Ministro per gli Affari Interni ha rassicurato che la legge non sarà applicata nei confronti della maggior parte delle attività accademiche, gli articoli scritti per riviste internazionali e la ricezione di finanziamenti internazionali. Il Ministro ha poi aggiunto che la misura non intende prendere di mira gli stranieri che commentano le questioni locali in modo aperto e trasparente.

Un’altra motivo di contestazione emerso, inoltre, è che questa legge è stata portata in Parlamento senza essere sottoposta a consultazione pubblica o scrutinio da parte di un comitato ristretto. Anche su questo, il governo ha però risposto che la questione dell’ingerenza straniera è stata ampiamente discussa per più di tre anni in varie sedi. In ogni caso, il governo sostiene che la maggior parte dei singaporiani è concorde sul fatto che la minaccia è grave e che occorra fare qualcosa. Rimane però la preoccupazione delle numerose aziende straniere presenti nel territorio nei confronti del futuro impatto di una legge così potenzialmente ampia.

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