Il percorso del Brunei Darussalam verso la trasformazione economica

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La strategia del Paese per contenere la disoccupazione e l’esaurimento delle riserve petrolifere sembra promettere bene 

Pur trattandosi di un Paese di dimensioni ridotte, il Brunei è ricco di potenziale ed è noto per le sue riserve di petrolio e gas che hanno alimentato l’economia della nazione per oltre 85 anni. Nel 2019, il PIL pro capite del sultanato ha raggiunto i 13.469 miliardi di dollari, rendendolo il secondo Paese più ricco dell’ASEAN, dopo Singapore. Inoltre, il Brunei Darussalam è noto per i suoi eccellenti standard sulla la qualità della vita, con un Indice dello Sviluppo Umano pari allo 0.845 – come l’Ungheria – al 43º posto a livello mondiale. 

Il sultanato del Brunei intende realizzare il suo ambizioso piano di sviluppo a lungo termine, il Wawasan 2035, con l’obiettivo di mostrare il Paese come una nazione dinamica e sostenibile, sia a livello regionale che globale, con una società altamente istruita. Il piano nazionale è anche in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, che il Paese appoggia pienamente. Il Brunei ha, infatti, presentato la sua prima Rassegna Nazionale Volontaria – un documento vincolante richiesto a tutte le nazioni come parte del loro impegno nell’attuazione dell’Agenda. 

Tuttavia, il Paese sta affrontando delle dirompenti sfide interne negli ultimi dieci anni, come l’aumento della disoccupazione giovanile. Sulla base di un rapporto del Fondo Monetario Internazionale, infatti, l’ultimo dato per il 2019 ammonta al 29.8%, rendendolo il più alto tra i Paesi ASEAN. Secondo gli esperti, questo fenomeno è dovuto al maggiore interesse dei potenziali lavoratori nei confronti del settore pubblico rispetto a quello privato. Ricevendo maggiori finanziamenti, il settore pubblico offre salari più elevati e benefici più attraenti per coloro che cercano un impiego. Lavorare nel settore privato, invece, è considerato più complesso, generando così un aumento della domanda di posti di lavoro per il settore pubblico, che però non può assumere tutti. 

A questo proposito, Sua Maestà Sultan Haji Hassanal Bolkiah ha istituito il Manpower Planning and the Employment Council (MPEC) con l’obiettivo di affrontare la questione sia sul piano della domanda che su quello dell’offerta. Attraverso programmi di aggiornamento e riqualificazione, il governo spera di incidere positivamente sull’etica e la mentalità della forza lavoro nel Paese. Sono state istituite inoltre, maggiori forme di cooperazione tra i ministeri e il settore privato, con l’obiettivo di aumentare il numero di posti di lavoro qualificati nel Paese. Il governo sta anche promuovendo la creazione di programmi mirati, come il progetto “District Connect e Institution Outreach”, al fine di abbinare le competenze e le qualifiche della forza lavoro con gli standard richiesti dai vari settori.

Un ulteriore questione critica riguarda la risorsa numero uno del Brunei: il petrolio. Secondo il “BP World Energy Outlook”, le riserve di petrolio del Paese dovrebbero esaurirsi entro il 2035. Questa previsione preoccupa il governo, in quanto le esportazioni di petrolio rappresentano quasi il 50% delle attività commerciali totali. Per rispondere a questa evenienza, il governo intende ridurre la dipendenza del Paese dall’industria degli idrocarburi e diversificare l’economia concentrandosi su altri settori, come il turismo, la tecnologia, o la produzione di cibo halal.  

Lo sforzo di diversificazione si riflette sulla strategia di politica estera del Brunei Darussalam che, negli ultimi due anni, sta aumentando il suo coinvolgimento in varie organizzazioni multilaterali – in particolare l’ASEAN Free Trade Area, l’Asia Pacific Economic Forum, e la Brunei-Indonesia-Malaysia-Philippines East ASEAN Growth Area (BIMP-EAGA). Inoltre, il Paese ha rafforzato i suoi legami economici con la Cina, il suo maggiore investitore. Nella riunione inaugurale del comitato direttivo congiunto tra Cina e Brunei tenutasi all’inizio di quest’anno, i due Paesi hanno concordato di approfondire ulteriormente la loro cooperazione per quanto concerne il corridoio economico Brunei-Guangxi (BGEC). Questa iniziativa ha finora generato oltre 500 milioni di dollari di investimento al fine di sviluppare diverse strategie industriali, in particolare nel campo della bio-innovazione, dell’agricoltura e dell’acquacoltura.

Sulla base di questi dati, risulta chiaro che l’innovazione sarà essenziale per la stabilità del sultanato nel lungo periodo. Fortunatamente però, sembra che il governo del Brunei possieda sia risorse che capacità sufficienti per mettere in atto le priorità strategiche del Paese. In tal senso, sono state adottate misure estese per affrontare le cause di entrambe i principali problemi del Paese, la disoccupazione e l’esaurimento delle riserve petrolifere. Nonostante le sfide dunque a cui è sottoposto, se il Paese continuerà a tenere il passo con l’innovazione sarà in grado di realizzare il suo ambizioso piano strategico entro il 2035.

A cura di Rizka Diandra 

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