Indo-Pacifico, le nuove sfide per l’Europa

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Tra accordi commerciali e consolidamento militare, i Paesi europei ridefiniscono la loro strategia nel Sud-Est asiatico

L’Europa si è accorta del potenziale dell’Indo-Pacifico e ridefinisce le priorità strategiche in tal senso. La prima potenza europea a riconoscere l’importanza della regione è stata la Francia di Emmanuel Macron, che nel 2017 ha pubblicato i piani per una maggiore partecipazione regionale, immediatamente seguita da Germania e Paesi Bassi. Insieme, i tre Paesi stanno spingendo per delineare la strategia europea per l’Indo-Pacifico, la cui pubblicazione è attesa nel 2021.

L’interesse dell’Unione Europea verso il Sud-Est asiatico non è certo una novità. Nel 2017 lo stock di investimenti diretti esteri indirizzati ai Paesi ASEAN ha raggiunto il valore di 337 miliardi di euro, superando di gran lunga l’impegno di qualsiasi altro investitore estero e, solo nel 2020, il commercio tra Cina e UE ha raggiunto la cifra di 480 miliardi di euro. Senza contare che circa il 12% del flusso commerciale annuo di alcuni Paesi europei, tra cui Francia e Germania, passa attraverso il Mar Cinese Meridionale.

In tale ottica, le linee guida per la strategia regionale adottate dal governo tedesco lo scorso settembre, stabiliscono il principio della libertà di navigazione e chiedono una più profonda cooperazione. L’Australia ha accolto con favore la presenza tedesca e dell’Unione Europea nella regione, inviando diplomatici in tutte le capitali europee per manifestare il proprio sostegno all’iniziativa. Anche la Francia è stata bene accolta dall’India, che ne ha sostenuto l’ingresso nell’Indian Ocean Rim Association – un’associazione che riunisce Paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano con obiettivi di cooperazione regionale e sviluppo sostenibile – rendendo Parigi il primo membro non regionale dell’Associazione. 

La componente più visibile del rinnovato interesse europeo per l’Indo-Pacifico è il cospicuo dispiegamento di risorse militari; Parigi ha recentemente stipulato un accordo con l’India per l’uso reciproco delle basi navali, che stabilisce anche lo stanziamento di unità militari e navi nelle “aree di responsabilità” francese della Nuova Caledonia e della Polinesia. Anche Il Regno Unito, seppur non più parte dell’Unione Europea, invierà un gruppo di portaerei nella regione entro la fine dell’anno ed è membro attivo dell’alleanza militare Five Powers, che comprende anche le ex colonie britanniche di Australia, Nuova Zelanda, Malesia e Singapore. 

La presenza militare, tuttavia, è secondaria all’influenza economica. Negli ultimi tre anni, l’Unione Europea ha intessuto un mosaico di accordi di libero scambio, concludendone due con Vietnam e Singapore e aprendo le negoziazioni con l’Australia. L’UE ha inoltre concordato un Partenariato Strategico con l’ASEAN in vista di un futuro accordo commerciale. 

Questi scenari di riferimento, apparentemente lontani dal contesto geografico italiano, pongono in evidenza alcuni spunti di riflessione per la politica estera del nostro Paese. La forte apertura dell’area dell’Indo-Pacifico verso l’Europa dovrebbe essere maggiormente sfruttata dall’Italia che ha enormi potenzialità di incremento della cooperazione bilaterale in pressoché tutti i settori. L’ASEAN, da solo, rappresenta la quinta economia globale e la quarta potenza commerciale al mondo e, negli ultimi anni, la regione si è progressivamente aperta al commercio e agli investimenti. Di conseguenza, i Paesi ASEAN nutrono per l’Italia e l’Europa un profondo interesse. Per fare un altro esempio, l’interscambio commerciale fra Italia e India, oggi attestato a circa 9 miliardi di euro, è ampiamente al di sotto delle potenzialità che i due Paesi potrebbero esprimere. Se da un lato sono aumentati gli investimenti italiani in diversi settori (manifattura avanzata; automotive; transizione energetica; infrastrutture; agroalimentare e IT), l’Italia è soltanto il 5° Paese della UE per interscambio commerciale con l’India.

Con l’avvio della presidenza Biden c’è, inoltre, da chiedersi se la strategia europea nell’Indo-Pacifico subirà delle modifiche, dal momento che l’interesse europeo per la regione è coinciso con la ritirata degli Stati Uniti dallo scenario internazionale. Ebbene, i vertici dell’UE nel rassicurare i loro cittadini e i Paesi dell’Indo-pacifico, hanno dichiarato che l’Unione Europea non è intenzionata a farsi da parte e che non rinuncerà alla sua autonomia strategica solo perché gli Stati Uniti hanno fatto ritorno. Se, infatti, corrisponde al vero che l’area Indopacifica costituirà una delle maggiori economie planetarie entro i prossimi anni, essa rappresenta un’opportunità irrinunciabile per l’Italia e l’Europa, non solo per le prospettive offerte da una sempre maggiore integrazione delle rispettive economie, ma soprattutto per costruire una solida partnership economica, politica e militare fondata su interessi e valori comuni.

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