Diaspore asiatiche: storie di luoghi e generazioni in Europa

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Le diaspore asiatiche in Europa sono un fenomeno riconducibile ai fatti del Novecento, dal colonialismo alla Guerra Fredda passando per la Prima Guerra d’Indocina e la Guerra del Vietnam. Comunità asiatiche si sono stanziate nei confini cittadini e nei dintorni di Londra, Milano, Berlino e Parigi e continuano a crescere

Londra ospita la più grande diaspora del Sud-Est asiatico nel continente europeo. Sulle sponde del Tamigi è dove è più concentrata l’emigrazione filippina, circa 200.000 persone inizialmente fuggite dalla dittatura di Ferdinand Marcos Sr. negli anni Settanta e Ottanta e poi arrivate nel Regno Unito per motivi economici e di studio. Presenti anche circa 50.000 thailandesi e 50.000 vietnamiti, questi ultimi soprattutto in qualità di richiedenti asilo in seguito alla caduta di Saigon nel 1975.

La seconda comunità filippina in Europa si è stanziata a Milano e rappresenta anche la maggiore comunità dell’Asia sudorientale in Italia. La comunità ha vissuto una crescita straordinaria: dai 16 filippini giunti nel capoluogo lombardo nel 1970 si è passati ai quasi 50.000 di oggi. Un fattore rilevante che ha spinto molti di loro a scegliere l’Italia è quello religioso. L’affiliazione alla Chiesa Cattolica Romana è vitale per la loro vita comunitaria in quanto ponte di collegamento tra i due Paesi ed elemento di coesione tra le prime generazioni e le successive. All’ombra della Madonnina, oltre 200 associazioni filippine collaborano con il Comune e le nuove generazioni stanno dando vita a un solido tessuto imprenditoriale nella ristorazione tradizionale e nelle agenzie viaggio.

Dai tempi della Germania divisa, Berlino ospita la principale migrazione dal Sud-Est asiatico del Paese. Il principale gruppo etnico sono gli Hoa, sino-vietnamiti, concentrati a Little Hanoi nel quartiere di Lichtenberg, a Berlino Est. Il cuore della comunità è il Dong Xuan Center dove si trova la maggior parte delle attività imprenditoriali e dove si festeggiano le ricorrenze vietnamite. Esistono comunità vietnamite anche a Berlino Ovest che, a differenza della maggior parte dei connazionali che vivevano nell’Est, sono stati naturalizzati al momento della riunificazione nazionale. Questo ha fatto sì che oltre ai 20.000 vietnamiti legalmente nel Paese, altri 23.000 continuino a rimanere in Germania illegalmente.

La comunità vietnamita ha raggiunto anche la Repubblica Ceca, stabilendosi nella città di Praga a partire dall’ingresso del Paese all’interno del Patto di Varsavia del 1955. Little Hanoi si trova nel quartiere Sapa della capitale ceca, contando in tutto il Paese tra i 60-80.000 vietnamiti, crescendo molto rapidamente e rappresentando la terza etnia straniera nella Repubblica. All’infuori di Praga, la cittadina con la più alta concentrazione di vietnamiti è Cheb, vicino al confine con la Germania.

Nei Paesi Bassi, la migrazione asiatica proviene principalmente dall’arcipelago indonesiano, contando circa 352.000 persone arrivate per via dei legami coloniali e in seguito alla fuga dal Paese a causa della guerra d’indipendenza indonesiana protrattasi dal 1945 al 1949 conclusasi con la vittoria delle forze di Sukarno, primo presidente della Repubblica Indonesiana. Ad oggi la terza generazione conta circa 800.000 persone e sono concentrate nelle principali città del Paese.

La storia più peculiare, fatta di interculturalità e multietnica, viene dalla Francia. Conosciuta nel Paese come “la città del dragone addormentato”, Lognes è un villaggio della Seine-et-Marne a 20 chilometri a Est di Parigi con la più alta concentrazione asiatica dopo il XIII Arrondissement della capitale. L’epiteto non è stato scelto casualmente: in francese Lognes ha una pronuncia molto simile a “lóng” (龙), per l’appunto drago in cinese e in vietnamita. Qui la migrazione dal Sud-Est asiatico risale addirittura alla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese del 1° ottobre 1949. Mentre Mao Zedong teneva il suo storico discorso dal Zhongnanhai di Pechino, in massa fuggirono dal sud della Cina nell’Indocina francese per poi raggiungere l’Europa dopo la Prima Guerra d’Indocina. In quanto le prime generazioni hanno vissuto nella Cina di Chiang Kai-Shek o sono figli di cinesi emigrati in Indocina prima della vittoria comunista del ’49, i legami con associazioni taiwanesi sono molto strette. Infatti, la vita comunitaria ruota attorno alla pagoda costruita dall’associazione taiwanese Fo Guang Shan, “la montagna della luce di Buddha”. Il villaggio vive da decenni un’esplosione demografica: da circa 250 abitanti nell’immediato secondo dopoguerra a oltre 15.000 attuali, al 70% di origine asiatica. La crescita è dovuta ai grandi finanziamenti del governo francese per facilitare l’acquisto di proprietà in loco, alla costruzione dell’Autostrada dell’Est A4, la cosiddetta Francilienne, e il collegamento ferroviario RER con Parigi e il resto della diaspora asiatica che vive nella capitale.

Ogni diaspora vive i suoi problemi d’identità. Le prime generazioni vivono la lontananza e il distacco dal Paese d’origine e da un passato da cui spesso sono fuggiti. Le generazioni successive vivono il dubbio esistenziale che li conduce a domandarsi se siano asiatici o europei. Non è raro che la gioventù asiatica europea scelga di recarsi nei Paesi dei propri genitori in viaggi di riscoperta: vedere i luoghi in cui i genitori sono cresciuti, incontrare i familiari mai conosciuti, vivere l’esperienza di quel posto cui, in fondo, ci si sente di appartenere. La gioventù asiatica europea ricuce così quei legami d’affetto che sembravano spezzati, il passato che sembrava non appartenergli ma che, in fondo, è sempre stato parte di loro.

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