Così l’ASEAN può sconfiggere l’oceano di plastica

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L’inquinamento da plastica è una sfida cruciale per il futuro della regione ASEAN, con oltre 31 milioni di tonnellate di rifiuti plastici generati ogni anno in 6 Paesi su 10. Ma ci sono le potenzialità per risolvere il problema

Di Tommaso Magrini

La plastica è uno dei principali problemi del Sud-Est asiatico e uno dei principali ostacoli alla transizione della regione verso un’economia green. Dei dieci Paesi più inquinanti, sei si trovano nel Sud-est asiatico, secondo i dati del World Economic Forum. Le Filippine da sole hanno riversato nell’oceano 356.371 tonnellate metriche di rifiuti plastici in un anno, circa il 35% della cifra globale. Seguono Malesia (73.098), Indonesia (56.333), Myanmar (40.000), Vietnam (28.221) e Thailandia (22.806). Insieme, questi Paesi sono responsabili di oltre la metà dell’inquinamento da plastica negli oceani. 

L’ASEAN sembra comunque decisa ad affrontare il problema con decisione. Gli Stati membri hanno riconosciuto il loro dovere di collaborare per proteggere le loro coste, i loro mari e i loro mezzi di sussistenza dall’inquinamento marino da plastica già nel 2019, quando hanno adottato la Dichiarazione di Bangkok sulla lotta ai detriti marini nella regione ASEAN. Sulla base di questo impegno, nel 2021 hanno lanciato il Piano d’azione regionale per la lotta ai detriti marini. Questo piano quinquennale mira a sostenere le politiche regionali e a migliorare il coordinamento in tre aree principali: ridurre l’uso e la produzione di plastica, migliorare la raccolta e il riciclaggio e promuovere il riutilizzo.

Nelle scorse settimane è stato fatto un passo ulteriore, per la precisione al summit ASEAN di settembre in Indonesia, al termine del quale è arrivata la pubblicazione dell’ASEAN Blue Economy Framework. I divieti sui prodotti di plastica monouso sono un esempio di politiche nazionali che vengono sviluppate da un numero sempre maggiore di Paesi della regione. 

Un altro strumento politico che si sta introducendo è costituito dagli schemi di “responsabilità estesa del produttore” (EPR). Questi richiedono ai produttori di ripensare il modo in cui progettano e sviluppano i prodotti, assumendosi la responsabilità dell’intero ciclo di vita, compreso lo smaltimento e il riciclaggio. I produttori sono chiamati a rispettare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e a pagare tasse che finanzieranno il sistema di raccolta e riciclaggio dei rifiuti in plastica.

Nel 2022, il Vietnam è stato il primo Paese del Sud-Est asiatico a emanare un decreto che impone obblighi di imballaggio, riciclo e trattamento dei rifiuti a produttori e importatori. Le Filippine hanno seguito, emanando la legge sull’EPR nel luglio 2022. In molti casi, le iniziative sono solo volontarie, come nel caso della Thailandia. Le aziende sono anche sollecitate a sviluppare prodotti riutilizzabili, a ridurre l’uso di plastica vergine da un lato e a contribuire alla raccolta e al riciclaggio post-consumo dall’altro. Affinché gli obiettivi siano ambiziosi e raggiungibili, è importante considerare il contesto locale, assicurandosi che tutti gli attori della catena del valore della plastica siano in grado di rispettarli.

La collaborazione regionale, come sottolinea sempre il World Economic Forum, diventa fondamentale per sviluppare politiche migliori. Facilitare il dialogo tra i Paesi è vantaggioso per i governi e le imprese. Offre l’opportunità di condividere gli insegnamenti tratti dai progetti pilota e di diffondere le soluzioni di successo sviluppate a livello locale. Una forte azione integrata per combattere l’inquinamento da plastica può aprire la strada a una nuova era per l’ASEAN: dall’essere conosciuta come la regione più colpita dall’inquinamento da plastica negli oceani, può diventare la regione con le più audaci ambizioni verdi.

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