Donne e sostenibilità: un binomio vincente per lo sviluppo

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Donne e sostenibilità sono elementi correlati: osservare lo sviluppo del Sud-Est asiatico adottando una prospettiva di genere favorirà la ripresa economica post-pandemica 

L’uguaglianza di genere e il cambiamento climatico sono problematiche endemiche nel Sud-Est asiatico e la pandemia di Covid-19 le ha rese ancor più urgenti. La buona notizia è che l’ASEAN non è sola: l’impegno internazionale sancito dall’Agenda ONU 2030 sistematizza infatti le sfide globali che ci attendono. Tuttavia, le specificità locali giocano un ruolo fondamentale, il Sud-Est asiatico è una delle regioni più colpite dal cambiamento climatico e questo incide sulla marginalizzazione di alcuni gruppi sociali quali persone indigenti e donne – categorie che spesso coincidono

L’ASEAN Gender Outlook pubblicato lo scorso febbraio, encomia gli sforzi compiuti sinora in tema di gender equality, ma sottolinea anche come le conseguenze economiche del Covid-19 possano compromettere questi risultati. Le donne e le ragazze del Sud-Est asiatico sono infatti le categorie le più colpite dalla crisi dovuta alla pandemia. Le discriminazioni sistemiche, storicamente radicate in alcune pratiche culturali e aggravate da altri fattori – come imperativi di crescita economica insostenibili – sono molto influenti sulla condizione femminile di questi Paesi. La diseguaglianza è infatti una questione multidimensionale, per questo è necessario che i governi adottino uno sguardo d’insieme in grado di coglierne la complessità. 

Date le specificità della regione, donne e sostenibilità sono concetti chiave per lo sviluppo. Secondo il rapporto FAO Rural women and girls 25 years after Beijing, il 39% delle donne che vivono in zone rurali è impegnato nel settore agricolo. Come abbiamo già osservato in un precedente articolo il cambiamento climatico colpisce con particolare veemenza i Paesi del Sud-Est asiatico, infierendo duramente sull’agricoltura – settore di punta delle economie regionali. A ciò si aggiunge una progressiva urbanizzazione guidata dalle nuove opportunità di lavoro offerte dallo sviluppo industriale degli ultimi decenni, che ha comportato lo spostamento di gran parte della forza lavoro maschile verso le città, e dunque una conseguente ‘femminilizzazione’ del lavoro agricolo nelle aree rurali. 

Questo scenario descrive plasticamente come le donne impegnate nel settore siano anche i soggetti più esposti agli effetti nefasti del cambiamento climatico. Il quadro si aggrava se consideriamo che a questa crescente presenza delle donne in agricoltura non corrisponde un’analoga ‘femminilizzazione’ della terra e del decision-making. L’85% dei diritti di proprietà sui terreni agricoli appartiene a uomini, ai quali effettivamente spetta l’ultima parola. L’ASEAN Gender Outlook stima che il 24% dei terreni nei Paesi ASEAN siano oggi meno fertili che in passato, e che le donne siano costrette a subire il degrado ambientale senza poter fare nulla, dal momento che non gli è concesso di prendere decisioni circa l’abuso di pesticidi e l’impiego di monocolture.

Adottare una prospettiva di genere nel Sud-Est asiatico significa pertanto includere istanze marginalizzate di vario tipo: dall’attenzione al degrado ambientale allo sviluppo agricolo, dalla crescita economica alla giustizia sociale. In conclusione, tenere conto del binomio donne-sostenibilità può favorire lo sviluppo dell’ASEAN nella fase post-pandemica.

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