“Food Estates”: il piano di Jokowi per l’autosufficienza alimentare

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Per combattere la crisi alimentare, il Presidente Indonesiano ha lanciato un nuovo programma per incrementare i terreni agricoli. Raccogliendo però anche alcune critiche

L’Indonesia sta affrontando con risolutezza una possibile crisi alimentare, con una popolazione in crescita e una superficie coltivabile limitata che mette sotto pressione la capacità del Paese di nutrire la sua popolazione. Per affrontare questa crisi, il governo indonesiano ha deciso di ricorrere a un nuovo progetto di tenute agroalimentari (le cosiddette “food estates”, nome usato anche in Indonesia in riferimento al programma), progetti agricoli di grandi dimensioni che mirano ad aumentare la produzione alimentare.

In particolare, il progetto consiste nello sviluppo di colture di cereali e altri beni di prima necessità, come riso, manioca, cassava e mais con l’obiettivo di ridurre le importazioni di questi generi alimentari e rendere il Paese sempre più autosufficiente.

Le province del Kalimantan centrale, sull’isola del Borneo, e di Sumatra settentrionale saranno le prime a sperimentare  il programma e, se questo avrà successo, potrà essere esteso al resto dell`arcipelago, compresa l`isola di Papua.

Il presidente Joko Widodo, conosciuto come “Jokowi”, ha annunciato che in questa prima fase le risaie saranno piantate su 148.000 ettari di terreno, mentre altri 622.000 ettari saranno destinati alla manioca, al mais e ad altre colture, oltre che ad aziende agricole. Entro la fine del 2025, tuttavia, la superficie coltivabile sarà ampliata per coprire un totale di 1,4 milioni di ettari nel Kalimantan centrale, secondo il Ministro della Difesa Prabowo Subianto, ovvero colui che è stato incaricato di guidare il programma.

Il progetto ricorda molto l`ambizioso tentativo degli anni `90, quando l’ex Presidente Suharto decise di ripristinare l’autosufficienza alimentare dell’Indonesia lanciando un megaprogetto per intensificare le colture del riso in Kalimantan Centrale. Con la speranza che il nuovo progetto abbia più successo, visto l’esito disastroso del progetto di Suharto causato dall’allora inadeguatezza dei terreni torbosi alla coltura del riso.

Anche quest`iniziativa ha suscitato fin dall’inizio alcune critiche degli ambientalisti perché i terreni agricoli saranno sviluppati su terreni che in precedenza erano stati classificati come, appunto, torbiere. Le torbiere sono molto importanti in quanto trattengono acqua e CO2, e sono quindi un importante alleato contro inondazioni e nella lotta al cambiamento climatico. La loro preservazione è un tema che sta molto a cuore agli indonesiani, al punto da aver istituito una vera e propria organizzazione per la loro conservazione e il loro recupero. 

Come se non bastasse, attivisti e tribù indigene stanno opponendo una forte resistenza al progetto, convinti che i danni di quest`iniziativa saranno maggiori dei benefici. Una delle principali critiche rivolte alle tenute agroalimentari è che spesso sradicano le comunità locali e distruggono gli habitat naturali. Ad esempio, un nuovo territorio a destinazione agricola nel Kalimantan centrale ha causato lo sradicamento di migliaia di persone, oltre alla distruzione di foreste e aree vitali per l’ecosistema locale. Allo stesso modo, un compendio sviluppato nell’ambito di questo programma in Nusa Tenggara Orientale ha provocato lo spossessamento delle comunità indigene, costrette in questo modo a trasferirsi altrove. Oltre a causare danni alle comunità locali e all’ambiente, questi compendi agricoli  sono stati anche criticati per non essere affatto sostenibili. Molti di questi progetti si basano sulla monocoltura, che prevede la coltivazione di un solo raccolto anno dopo anno, con conseguente degradazione del suolo e riduzione della resa nel tempo. Ciò è in contrasto con le pratiche agricole tradizionali, che spesso prevedono una moltitudine di colture diverse e l’utilizzo di fertilizzanti naturali, che possono essere più sostenibili a lungo termine. In generale, sembra che le “food estates” non siano la soluzione alla crisi alimentare dell’Indonesia, per risolvere la quale erano state inizialmente proposte. Sebbene possano fornire un aumento a breve termine della produzione alimentare,si rivelano invece avere un alto costo per le comunità locali e l’ambiente e non sono sostenibili a lungo termine. Invece di affidarsi a questi progetti di grandi dimensioni, il governo indonesiano potrebbe considerare investimenti più misurati e equi per aumentare la produzione alimentare, come il sostegno ai piccoli agricoltori e la promozione delle pratiche agricole tradizionali.

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