Uno sviluppo urbano sostenibile per salvare le città asiatiche dalla catastrofe ambientale

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Articolo a cura di Michelle Cabula

In alcune delle maggiori città del Sud-Est asiatico l’impatto del cambiamento climatico rischia di minare la crescita e il forte dinamismo economico. Tuttavia, le imprese e gli operatori finanziari hanno l’opportunità di giocare un ruolo chiave nelle strategie di sviluppo e di ripresa sostenibile.

L’Environmental Risk Outlook 2021 pubblicato dalla società di consulenza Verisk Maplecroft lo scorso 13 maggio mette in luce un dato allarmante: attualmente, la qualità di vita di 1,5 miliardi di persone residenti nelle maggiori aree metropolitane del mondo è in balia di rischi ambientali “alti o estremi”. Questi comprendono inquinamento, scarsità di risorse idriche, temperature estreme, calamità naturali e rischi legati al cambiamento climatico.

Se l’Asia è “nell’occhio del ciclone ambientale” – 99 dei 100 centri urbani più vulnerabili si trovano nel continente – i Paesi membri dell’ASEAN sono particolarmente sensibili all’allarme rilanciato dal rapporto. Nel Sud-Est asiatico l’emergenza climatica si intreccia con la minaccia ricorrente di eventi metereologici estremi (come i tifoni) e ne esacerba gli effetti, dando vita a fenomeni sempre più devastanti e complessi da cui le economie emergenti locali possono faticare a riprendersi. Tra le città più vulnerabili nell’area figurano le indonesiane Surabaya e Bandung, insieme alla capitale della Malesia Kuala Lumpur e a Singapore. Giacarta si aggiudica un duplice primato: la capitale indonesiana si trova a fronteggiare ricorrenti catastrofi sismiche e allagamenti e una sempre più severa contaminazione dell’aria, mentre sprofonda sotto il livello del mare ad una velocità senza eguali nel mondo.

Questi dati lasciano intravedere un preoccupante scenario, in cui ad essere messa a dura prova non sarebbe solo la tenuta degli ecosistemi, ma anche la prospettiva futura di sviluppo economico e sociale. Questo è particolarmente vero in un’area che punta a rendersi sempre più attrattiva agli occhi degli investitori. Il peso crescente che il rischio climatico ricopre nell’analisi costi-benefici rischia di rendere gli investimenti nelle città e nelle zone più vulnerabili meno sicuri e profittevoli, e dunque meno appetibili, con possibili ripercussioni sugli sforzi avviati da tempo che hanno permesso di fare del Sud-Est asiatico una destinazione privilegiata per i flussi finanziari.

La metodologia adottata nel rapporto si allinea con la recente tendenza ad integrare parametri extra-finanziari nelle analisi delle decisioni di investimento e nell’elaborazione degli standard operativi a cui le aziende devono tendere, nella consapevolezza che le linee di demarcazione tra i rischi ambientali, politici, sociali ed economici sono sempre più sfumate. Il nuovo paradigma di sostenibilità e responsabilità finanziaria prevede infatti la valutazione integrata di istanze ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social and Governance, ESG) e mira ad armonizzare il perseguimento degli obiettivi economici con la tutela degli interessi degli altri stakeholders coinvolti.

Come sostiene Fabio Panetta, economista e membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea (BCE), l’applicazione del modello ESG al mondo della finanza “costituisce un’importante innovazione al fine di porre il sistema finanziario al servizio del benessere collettivo” ed “è divenuta uno strumento fondamentale per far fronte ai rischi climatici, resi progressivamente più gravi dall’emersione di danni ambientali irreversibili”. Le potenzialità della finanza green e sostenibile finalizzata alla ripresa e alla crescita di lungo periodo sono state intraviste anche dall’ASEAN Capital Markets Forum (ACMF). Riuniti virtualmente, lo scorso marzo i Ministri delle Finanze dei Paesi ASEAN hanno approvato l’Action Plan 2021-2025, il quale pone la promozione della crescita e della ripresa in chiave sostenibile tra i suoi obiettivi strategici. Simultaneamente, l’Asian Development Bank lavora a stretto contatto con i governi locali, elaborando una serie di strategie volte a canalizzare i fondi del settore privato in direzione di uno sviluppo infrastrutturale in chiave green che possa al contempo garantire una ripresa sostenibile dalla crisi pandemica.

Will Nichols, che presiede il dipartimento Environment and Climate Change della Verisk Maplecroft, prevede che il tema della sostenibilità ambientale dei maggiori centri urbani asiatici diventerà  cruciale non solo nel dibattito pubblico e nell’agenda politica, ma anche nelle strategie di business. Se da un lato è nell’interesse delle imprese e degli investitori che vogliono rendere le proprie attività più resilienti e competitive allinearsi ai sempre più esigenti standard ambientali, dall’altro un’attenta allocazione delle risorse che tenga conto della necessità di mitigare i rischi ambientali permetterebbe di finanziare strategicamente attività capaci di produrre un effettivo impatto positivo sullo sviluppo dei Paesi del Sud-Est asiatico. Il tutto rendendo i contesti urbani più vivibili e sicuri, contribuendo a migliorare la qualità di vita di coloro che li abitano.

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