Alla ricerca di start-up nel mercato del Sud-Est asiatico

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Grab, Gojek, Sea e Tokopedia: la finanza internazionalescommette sulle start-up made in ASEAN

Wall Street si è accorta del potenziale delle start-up del Sud-Est Asiatico. È una regione molto più grande e molto più popolosa dell’Europa o dell’America del Nord e la sua economia, nonostante la crisi pandemica, cresce a ritmo sostenuto. Ma per avere successo in questo mercato bisogna conoscerne le specificità. Non è un caso che le attività di Uber siano state interamente comprate dalla sua variante locale, Grab, nel 2018. Così come anche la cinese Alibaba ha faticato a lungo per surclassare Lazada, un’azienda di e-commerce regionale.

Negli ultimi anni il panorama delle start-up tecnologiche dell’Asia orientale si è espanso sempre di più. Servizi digitali come il ride-hailing o il delivery sono diventati sempre più popolari. Dal 2015 venture capitalist, gruppi tecnologici (tra cui Alibaba e Tencent, Google e SoftBank) e veterani di Wall Street hanno investito 26 miliardi di dollari nella regione.  La capitalizzazione del gruppo Sea, una società singaporiana di e-commerce quotata a New York, è quadruplicata nel corso dell’ultimo anno, raggiungendo i 125 miliardi di dollari. Anche Grab è stata recentemente quotata in borsa per un valore di quasi 40 miliardi di dollari, sostenuta, tra gli altri, da BlackRock, il più grande asset manager del mondo. Gojek, l’alternativa indonesiana di ride-hailing, è stata valutata a oltre 10 miliardi e potrebbe fondersi con Tokopedia, una società indonesiana di e-commerce, prima di accettare la quotazione a New York. Anche Traveloka, una società specializzata in prenotazioni aeree, è in trattativa per essere quotata a Wall Street. In sintesi, i servizi di e-commerce più apprezzati e utilizzati nella regione superano insieme il valore di 200 miliardi di dollari.

Tutte queste società hanno iniziato ritagliandosi un mercato di nicchia. Poi, sono evolute fino a diventare dirette concorrenti delle omonime aziende americane e cinesi. Grab è presente in otto Paesi, e oltre al trasporto offre servizi di food delivery, pagamenti digitali, assicurazioni, investimenti e consulenza sanitaria. Quest’anno, inoltre, prevede di lanciare una banca digitale a Singapore. Uno dei suoi co-fondatori, Tan Hooi Ling, la descrive come una commistione di Uber, DoorDash (un’app made in USA per la consegna di cibo) e Ant (la succursale finanziaria di Alibaba). Insomma, una super app che racchiude servizi normalmente distribuiti su più piattaforme. Stessa cosa vale per Gojek, che offre un simile catalogo di servizi.

La crescita esponenziale di queste piattaforme, tuttavia, non è affatto scontata. Se la qualità delle infrastrutture e delle reti di comunicazione non migliora molti dei potenziali fruitori saranno tagliati fuori, soprattutto se le aziende considereranno poco redditizio offrire i loro servizi in determinate zone. Il problema è stato sollevato in riferimento alla particolare conformazione geografica dell’Indonesia che ospita più di 6.000 isole e non possiede la rete infrastrutturale della vicina Cina. Senza contare che gran parte della popolazione ha un reddito molto basso, con pochi soldi a disposizione per fare acquisti online. E anche se le piattaforme emergenti riuscissero a superare tali ostacoli, prima o poi si troverebbero inevitabilmente a sovrapporsi l’un l’altra. Grab e Gojek già competono per stesso mercato. 

Rischi ampiamente giustificati dagli ottimi risultati. Dopotutto, una crescita elevata si traduce in investitori tolleranti; le entrate di Sea sono aumentate del 101% lo scorso anno e Grab prevede di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2023. Molti investitori sostengono infatti che il mercato del Sud-Est asiatico sia talmente vasto e variegato da rendere impossibile la formazione di monopoli. Ciò rende credibili le parole del fondatore di Gojek, Kevin Alawi, “non è un mercato in cui chi vince prende tutto”. Una prospettiva che presenta molte opportunità per gli investitori occidentali specie in un contesto post-pandemia e di ripresa dei consumi interni.

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