Elezioni in Indonesia: i temi del voto

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Mercoledì 14 febbraio si svolgono le presidenziali indonesiane. Il voto è molto atteso per capire chi sarà il successore di Joko Widodo

Di Aniello Iannone

Il 12 dicembre, il dibattito presidenziale in Indonesia ha visto riuniti i candidati presidenziali Ganjar Pranowo (PDI-P), Prabowo Subianto (Gerindra) e Anies (coalizione AMIN composta da (PAN): il Partito dell’Impegno Nazionale, un partito nazionalista moderato e islamico, e (PKS): il Partito della Giustizia e della Prosperità, un partito politico islamico che si basa sui principi dell’Islam e cerca di attuare politiche in linea con i valori islamici nella società e nel governo. Il candidato alla vicepresidenza accanto ad Anies Baswedan, Muhaimin Iskandar, è il segretario del partito. Infine, il (PPP): il Partito dell’Unità e dello Sviluppo, è un partito politico formato da organizzazioni islamiche, le cui politiche sono incentrate sui principi dell’Islam e sulla partecipazione attiva alla costruzione e allo sviluppo della nazione. ), i quali hanno dibattuto su questioni politiche indonesiane. Tra i temi discussi la lotta alla corruzione, la protezione delle minoranze, la questione di Papua, l’indice di democrazia e lo sviluppo economico. Sebbene il dibattito abbia evidenziato le differenze nei programmi dei candidati, la questione etica, in particolare legata a Gibran, figlio di Joko Widodo e candidato vicepresidente, ha aggiunto una complessità unica in vista delle imminenti elezioni, tra le più significative post-Soeharto.

Questioni familiari

La scelta del vicepresidente assume un ruolo cruciale nelle elezioni indonesiane, coinvolgendo in particolare coloro che potrebbero non identificarsi completamente con il candidato presidenziale. Tale dinamica è emersa chiaramente durante le elezioni del 2019, soprattutto dopo lo scandalo del caso Ahok, ex governatore di Jakarta che nel 2018 fu accusato di blasfemia, dal quale Joko Widodo ha dovuto affrontare instabilità e critiche politiche, specialmente da parte di gruppi musulmani radicali in Indonesia, come il Fronte di Difesa Musulmano,  che lo accusavano di essere comunista e di discendenza cinese. L’utilizzo dell’identità politica in Indonesia riflette parzialmente il processo storico e politico del paese, non basato su un’ideologia narrativa, bensì sull’identità politica. 

In questo contesto, durante la campagna elettorale del 2019, Jokowi ha scelto Ma’ruf Amin, un alto rappresentante dell’organizzazione musulmana indonesiana, come strategia per guadagnare il sostegno di una popolazione musulmana scettica verso il suo partito. Tale scelta si è rivelata efficace, sebbene abbia suscitato domande da parte di nazionalisti che faticano a identificare una connessione identitaria tra PDI-P e Ma’ruf Amin.

La situazione politica in Indonesia ha raggiunto situazioni in parte paradossali. Dopo la sconfitta alle elezioni del 2019, Prabowo, il candidato sconfitto, ha sorprendentemente assunto l’incarico di Ministro della Difesa nel governo Jokowi 2.0, un ruolo chiave che ha contribuito a ridurre e indebolire l’opposizione. Questo evento, insieme alle manovre strategiche successive durante la campagna elettorale del 2024, ha sollevato sospetti sulla direzione della politica indonesiana. L’ombra di Jokowi si proietta sulle elezioni del vicepresidente, con Gibran, figlio,  attuale sindaco di Surakarta, proposto come candidato vicepresidente.

Gibran, attualmente 36enne, non avrebbe dovuto potersi candidare poiché al di sotto del limite di età consentito dalla costituzione indonesiana per diventare vicepresidente, cioè 40 anni. Tuttavia, attraverso una riforma legislativa, il giudice della Corte Costituzionale Anwar Usman, (marito di Idayati, sorella del Presidente Joko Widodo) ha avviato l’iniziativa di modificare le regole a vantaggio di Joko Widodo e Gibran. Questa manovra ha comportato la riduzione dell’età minima per candidarsi da 40 a 35 anni, con disposizioni speciali che richiedono almeno un mandato come sindaco. Nella pratica, si tratta di una legge ad-hoc progettata appositamente per Gibran. 

A pochi mesi dal 14 febbraio, giorno delle elezioni,  il panorama politico in Indonesia si prepara ad affrontare inevitabili conflitti tra coalizioni e alleanze. Joko Widodo sembra sempre vicino  al partito Gerindra piuttosto che al PDIP. Se Prabowo-Gibran dovessero vincere, è probabile che Joko Widodo assuma un ruolo chiave, forse in un ministero, agendo come mediatore tra Gibran e Prabowo, formando un terzo mandato sfumato. Tuttavia, la prospettiva della vittoria di Prabowo-Gibran solleva domande non solo politiche, ma anche sociali. Sorgono interrogativi su quali fattori spingano la popolazione a votare per un partito composto da una persona accusata di violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità, come Prabowo, e un giovane cresciuto all’ombra del padre.

Questa situazione pone domande interessanti sulla consapevolezza politica e sociale degli elettori indonesiani. Affidare responsabilità politiche a leader con una storia controversa e la promozione di un erede politico diventano elementi di riflessione profonda nel contesto del quadro democratico del paese. Si auspica che la comunità sia in grado di valutare il peso delle considerazioni morali e dei diritti umani nel contesto delle loro scelte politiche, aprendo forse un nuovo capitolo nella storia politica dell’Indonesia. L’esito delle imminenti elezioni non determinerà solo la composizione del governo, ma potrà anche influenzare la percezione internazionale dell’Indonesia e la sua posizione nel panorama politico globale. Resta ancora un grande punto interrogativo su come la società indonesiana risponderà a questa cruciale sfida e su come i risultati delle elezioni modelleranno il futuro del Paese.

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