Una terza strada per UE e Vietnam

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Come e perché l’Accordo di libero scambio commerciale cambierà per sempre le loro relazioni diplomatiche

“Gli accordi di libero scambio (ALS) offrono alle nostre aziende un’occasione di accesso ai mercati emergenti e creano posti di lavoro per gli Europei. […] Sono convinta che l’ALS sarà un’opportunità anche per il Vietnam, che godrà di maggiore prosperità economica, e più diritti per lavoratori e cittadini”.

Con queste parole la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha commentato l’entrata in vigore dell’ALS tra UE e Vietnam il 1° Agosto 2020. È stato definito l’accordo commerciale più completo che l’UE abbia mai stretto con un Paese in via di sviluppo, e punta ad eliminare il 99% dei dazi commerciali entro dieci anni. Tuttavia, l’accordo non solo segna una svolta nelle relazioni economiche, ma è anche l’inizio di una nuova era nel campo diplomatico.

Le relazioni tra UE e Vietnam cominciano ufficialmente nel 1990, appena pochi anni dopo il passaggio del Vietnam ad un’economia orientata al mercato, grazie alle riforme economiche che prendono il nome di Đổi Mới (lett. “rinnovamento”). Questa prima fase, che gli esperti di relazioni internazionali Nguyen e Mascitelli chiamano “inaugurazione dell’amicizia”, vede un approccio perlopiù unidirezionale, con l’UE che fornisce aiuti umanitari e sostiene progetti di sviluppo sostenibile. Il periodo di “conoscenza reciproca” termina nel 2006, quando l’economia vietnamita vive una fase di rapida espansione. Questa seconda fase viene chiamata “rafforzamento dell’amicizia”: le relazioni commerciali ed economiche diventano di gran lunga più importanti dell’assistenza umanitaria; il Vietnam viene ammesso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2007; e cominciano i negoziati per l’ALS. Dopo appena trent’anni, oggi l’UE è il quarto partner commerciale più grande del Vietnam, mentre il Vietnam è il 17esimo più grande per l’EU e il secondo tra tutti i Paesi membri dell’ASEAN. Inoltre, con investimenti per un valore totale di oltre sei miliardi di euro nel 2017, l’UE è uno dei maggiori investitori stranieri in Vietnam.

Oggi per il Vietnam, ma anche per altri Paesi ASEAN, l’espansionismo cinese nel Mar Cinese Meridionale è una sfida particolarmente delicata. Tuttavia, nessuno di loro può correre il rischio di esporsi apertamente, sia per il timore di perdere gli incentivi economici offerti dalla Nuova Via della Seta cinese, sia perché non sembra esserci una presa di posizione decisa da parte degli Stati Uniti. In questo contesto, una relazione più stretta con l’UE potrebbe fornire al Vietnam una “terza strada” per continuare a crescere economicamente, e non essere costretto ad allinearsi con Cina o Stati Uniti se il conflitto nella regione dovesse esacerbarsi. 

Il 2020 è stato un anno chiave per stringere l’accordo: in questo anno, infatti, il Vietnam è stato il Paese di turno alla Presidenza dell’ASEAN. Hanoi ha invocato un approccio “compatto ed efficiente” in risposta alle minacce poste dalle nuove sfide globali. Un approccio che potrebbe guidare l’ASEAN verso un orientamento comune anche nelle relazioni diplomatiche con l’UE.

Per l’UE, l’accordo spiana la strada verso intese future con altri Paesi membri dell’ASEAN. Ne consegue che nell’antagonismo fra le due grandi potenze, Stati Uniti e Cina, anche il Sud-Est asiatico emerge come un partner prezioso per i membri dell’Unione, non solo a livello commerciale, ma soprattutto per rafforzare la sua sfera d’influenza in questa parte del mondo. Nel suo comunicato ufficiale del 20 settembre 2020, anche l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Borrell ha reiterato l’importanza di stringere legami più forti con il Sud-Est asiatico. 

Inoltre, il 2020 non è stato un anno chiave solo per il Vietnam. Nel 2020 l’UE ha scoperto l’urgente bisogno, rivelato dalla crisi Covid-19, di diversificare le catene di approvvigionamento e rafforzare il suo sistema produttivo. Nel momento in cui le attività produttive in Cina sono state sospese a causa della pandemia, improvvisamente l’UE ha realizzato di dipendere troppo da un singolo Paese per la sua catena di approvvigionamento, senza il quale non è in grado di mantenere dei livelli di produttività adeguati. Negli anni a venire, ridurre la vulnerabilità dei settori industriali principali sarà quindi di fondamentale importanza, per non farsi cogliere impreparati in caso di nuove interruzioni dei flussi commerciali. Il Vietnam è già emerso come un alleato prezioso all’inizio delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. Ad oggi, è una delle destinazioni preferite per gli investimenti delle aziende europee all’estero. Specialmente le aziende italiane stanno trasferendo gran parte delle capacità produttive dalla Cina al Sud-Est asiatico, attratte dal sistema economico particolarmente favorevole. Un trend destinato a crescere in futuro.

Le premesse sono buone per affermare che una terza fase nelle relazioni diplomatiche stia per prendere il via, grazie alla ratifica dell’ALS: ovvero, quella del “supporto reciproco” in tempi segnati dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti e dalla nascita di nuove forze geopolitiche. Questo accordo è un’opportunità unica che, se sfruttata correttamente, potrebbe trasformarsi in una alleanza strategica di grande effetto. 

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