Asean

L’ASEAN e il vantaggio strategico delle terre rare

Il Sud-Est asiatico è ricco di componenti necessari per la transizione energetica, tra cui nichel, rame e stagno. L’attenzione internazionale verso il settore è sempre più forte

Di Tommaso Magrini

Non solo la Cina. Anche il Sud-Est asiatico ha un grande vantaggio strategico dalla sua parte: il possesso di una grande quantità di terre rare e risorse minerarie. Si tratta di componenti necessari per la transizione energetica globale, tra cui nichel, rame e stagno, ma l’area ASEAN ha un elevato potenziale per produrne altri. Non solo. Le terre rare di cui è ricca la zona sono cruciali anche per la produzione di batterie per veicoli elettrici, una delle aree di contesa più sensibili del prossimo futuro.

Basti pensare a un dato. Nel 2022, le miniere dell’Indonesia hanno prodotto circa 1,6 milioni di tonnellate di nichel. Questa cifra fa dell’immenso arcipelago del Sud-Est asiatico il principale produttore di nichel dalle miniere di tutto il mondo. Tanto da rendere quelle risorse particolarmente ambite alle grandi potenze come Cina e Stati Uniti, che come dimostrato dal recente ricevimento del Presidente Joko Widodo alla Casa Bianca stanno provando a raggiungere un accordo di estrazione.

Si stima che le imprese cinesi abbiano investito qualcosa come circa 30 miliardi di dollari nella catena di approvvigionamento del nichel in Indonesia. Il tutto nel giro di un decennio. Nelle isole indonesiane di Sulawesi e Halmahera le aziende di Pechino hanno costruito raffinerie, fonderie, una nuova scuola di metallurgia e anche un museo del nichel. Per Giacarta sarebbe funzionale una diversificazione della fonte di investimenti e gli Stati Uniti hanno deciso di accorciare le distanze, ma secondo qualcuno potrebbe essere già tardi.

Nel tentativo di aumentare gli investimenti nel settore minerario, nell’ottobre 2021 i ministri minerari dell’ASEAN hanno adottato un Piano d’azione per la cooperazione mineraria dell’ASEAN per il periodo 2021-2025 (AMCAP-III). L’obiettivo è quello di “creare un settore minerario ASEAN vivace e competitivo per il benessere dei popoli ASEAN”. L’AMCAP-III stabilisce come i dieci Paesi dell’ASEAN lavoreranno insieme per costruire uno sviluppo minerario sostenibile, la promozione degli investimenti minerari e le capacità umane e istituzionali. L’AMCAP-III è stato attuato riconoscendo il ruolo fondamentale dei minerali di tutti i tipi nelle economie dell’ASEAN e nello sviluppo sostenibile, nonché nello stimolare e potenziare l’integrazione commerciale nell’ASEAN.

Come spiega un report del Lowy Institute, anche l’Australia è particolarmente interessat ad approfondire le relazioni in materia col Sud-Est asiatico. A metà del 2022 è stato lanciato un nuovo programma, Australia ASEAN Futures Initiative, il cui primo sottoprogramma è “Economic and Connectivity (ECON)”. Le aziende australiane sono il più grande investitore nell’esplorazione mineraria nel Sud-Est asiatico e nel Pacifico. Nel 2022, le società quotate all’ASX hanno speso circa 100 milioni di dollari per l’esplorazione di minerali, pari al 28% di tutti gli investimenti per l’esplorazione nella regione. Solo nel Sud-est asiatico, le società australiane hanno identificato riserve minerarie per un valore di 220 miliardi di dollari e hanno investito capitali per 2,6 miliardi di dollari nell’estrazione mineraria, secondo un’analisi basata sul database minerario di S&P Global.

Oltre alle iniziative di sviluppo ASEAN di lunga data, l’Australia sta attuando impegni di cooperazione allo sviluppo economico con l’Indonesia e altri Paesi del Sud-Est asiatico nell’ambito di due accordi commerciali e di investimento. Sia l’Indonesia-Australia Comprehensive Economic Partnership Agreement (IA-CEPA) che il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) contengono interi capitoli sulla “cooperazione economica” per contribuire a creare capacità per il commercio e gli investimenti.

Intanto Canada, Germania, Giappone, Corea, Stati Uniti e Cina stanno già aiutando l’ASEAN e i suoi Stati membri nell’attuazione del piano d’azione per i minerali e del sistema informativo, nonché nella costruzione di catene di approvvigionamento di minerali critici. Per il Sud-Est asiatico un’opportunità per mettere a frutto un importante vantaggio strategico.

Nessun decoupling tra Sud-Est e Cina

Nonostante le tensioni politiche, nessuno vuole fare a meno dei rapporti commerciali con Pechino

Di Tommaso Magrini

Una nuova indagine pubblicata da HSBC ha dimostrato che quasi la metà, per la precisione il 45%, delle aziende del Sud-est asiatico ha in programma di espandere la propria catena di fornitura in Cina nei prossimi 12 mesi. Il 92% delle aziende indonesiane ha espresso il proprio interesse ad espandere la propria rete di fornitori in Cina nei prossimi tre anni, un dato di poco superiore all’89% delle aziende vietnamite e all’87% di quelle filippine. 

I risultati dell’indagine sono stati resi noti in concomitanza con la China International Import Expo (CIIE) di Shanghai, a cui hanno partecipato nutrite delegazioni dei Paesi del Sud-Est asiatico ma anche la più corposa spedizione degli Stati Uniti dal lancio dell’evento. Questa sesta edizione del sondaggio è stata la prima ad essere condotta dopo la revoca delle restrizioni Covid-19 in Cina nel gennaio di quest’anno, con la partecipazione di oltre 3.300 aziende di 16 Paesi tra cui Stati Uniti, Corea del Sud, Canada, Regno Unito, Francia e Germania. Complessivamente, circa tre quarti (73%) degli intervistati prevede di aumentare l’impronta della propria catena di fornitura in Cina nei prossimi tre anni, e circa il 25% indica che l’aumento sarà “significativo”. HSBC ha dichiarato che i risultati dell’indagine suggeriscono che molti dei fondamenti di lunga data della Cina, tra cui le sue reti di filiera profondamente integrate, continuano ad attrarre le imprese internazionali. Le importazioni e le esportazioni della Cina verso l’ASEAN hanno raggiunto i 6,52 trilioni di yuan (970 miliardi di dollari) nel 2022, con un significativo aumento del 15%. Di questi, le esportazioni hanno rappresentato 3,79 trilioni di yuan, con un aumento del 21,7%, e le importazioni 2,73 trilioni di yuan, con un aumento del 6,8%. I dati mostrano che gli investimenti cumulativi della Cina in Asia meridionale hanno raggiunto quasi 15 miliardi di dollari.

Il ruolo critico di ASEAN e UE tra USA e Cina

Nel nuovo contesto internazionale caratterizzato dal confronto tra USA e Cina, ASEAN e UE possono svolgere un ruolo cruciale per evitare lo scontro e favorire la cooperazione globale

L’attuale panorama internazionale è fortemente influenzato dalla crescente competizione tra gli Stati Uniti e la Cina. Questa rivalità si estende oltre il commercio e l’economia in aree come la tecnologia, la potenza militare e l’influenza geopolitica.

Il recente vertice in California ha messo in mostra la natura radicata e complessa delle relazioni USA-Cina. I Presidenti Xi e Biden, rappresentanti delle due maggiori economie mondiali, hanno discusso su una serie di temi controversi. Tuttavia, il vertice si è concluso con diverse questioni chiave irrisolte, evidenziando l’attrito persistente tra le due nazioni, in particolare sul commercio e le vicende geopolitiche, con riferimento alla situazione a Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale.

La rivalità tra USA e Cina si sviluppa su uno sfondo di instabilità globale segnato da conflitti come la guerra in Ucraina e nel Medio Oriente. Questo complesso contesto ha portato a un declino della fiducia e della cooperazione internazionale, suscitando preoccupazioni per un potenziale ritorno alla logica dei blocchi dell’era della Guerra Fredda. Una tale divisione in sfere di influenza sarebbe dannosa, in particolare per l’UE e l’ASEAN, che si sono sviluppate in un sistema internazionale più aperto e cooperativo.

L’UE e l’ASEAN, infatti, pur con una storia e un contesto socio politico molto diverso, condividono un obiettivo fondamentale: promuovere l’integrazione dei mercati regionali per raggiungere pace, stabilità e prosperità. Tuttavia, il modello integrativo che sostengono è ora sotto minaccia dalle tensioni globali che mettono in discussione l’integrità dei mercati comuni e la coesione del modello di sviluppo di queste organizzazioni. La guerra commerciale in corso tra USA e Cina, segnata dall’imposizione di tariffe e barriere commerciali, dimostra che tensioni geopolitiche esterne possono avere un’influenza significativa sulle dinamiche di mercato interne all’UE e all’ASEAN. 

Nonostante queste prospettive difficili, nell’attuale scenario geopolitico ci sono anche notevoli opportunità sia per l’UE che per l’ASEAN. Entrambi, infatti, possiedono un’attrattiva di mercato significativa che può essere sfruttata per influenzare la dinamica politica e commerciale tra USA e Cina. L’UE, con il suo PIL di oltre 15 trilioni di dollari e una popolazione di circa 450 milioni (con un allargamento in vista), rappresenta uno dei più grandi mercati singoli al mondo. D’altra parte, l’ASEAN, con un PIL combinato di circa 3 trilioni di dollari e una popolazione che supera i 650 milioni (di cui circa il 60% è under 35), è una delle regioni in più rapida crescita a livello globale. Queste condizioni economiche mettono sia l’UE che l’ASEAN in una posizione privilegiata per mediare e potenzialmente influenzare le decisioni strategiche degli Stati Uniti e della Cina, specialmente in aree come la politica commerciale e la sicurezza regionale.

L’UE e l’ASEAN possono svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo di un ordine mondiale multipolare più stabile, allontanando le tensioni bipolari. Ciò implica non solo rafforzare la loro coesione interna, ma anche migliorare la cooperazione interregionale tra le due organizzazioni. Consolidando le loro relazioni e investendo sull’integrazione dei mercati, questi due blocchi possono svolgere un ruolo cruciale e influente negli affari internazionali.

Iniziative diplomatiche e commerciali congiunte tra l’UE e l’ASEAN possono essere fondamentali per bilanciare l’influenza degli USA e della Cina, concentrandosi principalmente sul potenziamento del commercio e dell’integrazione economica. L’UE e l’ASEAN dovrebbero iniziare a lavorare su un quadro commerciale completo con l’obiettivo di ridurre tariffe e barriere normative. Un tale accordo, esteso a coprire l’intera regione ASEAN, creerebbe una delle più grandi aree di libero scambio al mondo, diversificando le relazioni commerciali e riducendo la dipendenza eccessiva dagli USA e dalla Cina. Stabilire standard congiunti in aree come la sicurezza dei prodotti, la proprietà intellettuale e le pratiche commerciali sostenibili potrebbe essere strategicamente molto utile. Ciò non solo allineerebbe più da vicino i mercati dell’UE e dell’ASEAN, ma potrebbe stabilire anche standard commerciali globali ambiziosi, indipendentemente dall’influenza di USA e Cina, e potrebbe potenziare il loro potere contrattuale collettivo e la loro posizione strategica nel mercato globale.

In conclusione, l’Unione Europea e l’ASEAN si trovano a un crocevia importante per la loro futura evoluzione, in un contesto di instabilità globale segnato dalla rivalità USA-Cina e da più ampie e profonde tensioni internazionali. Sebbene affrontino sfide significative, questi blocchi regionali possiedono anche opportunità uniche per influenzare l’ordine globale. Sfruttando la loro forza economica, e migliorando la cooperazione interregionale, l’UE e l’ASEAN possono svolgere un ruolo vitale nel favorire un sistema internazionale più equilibrato e pacifico. Le loro azioni e decisioni nei prossimi anni saranno cruciali nel plasmare la traiettoria della politica globale e nel garantire la stabilità e la prosperità delle loro rispettive regioni.

L’ASEAN punta sull’economia blu

L’ASEAN ha recentemente adottato il Blue Economy Framework per coordinare lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine. Il mare è una risorsa vitale, ma poggia su un equilibrio delicato. Ambientale… e politico.

Il mare ha un ruolo essenziale nella storia del Sud Est asiatico. La pesca e i commerci marittimi sono da secoli attività chiave dell’economia regionale. Tutti i Paesi ASEAN, eccetto il Laos, si affacciano sul mare. Persone, merci e idee, circolando per nave, hanno reso la regione molto più che una mera espressione geografica, creando legami culturali e politici tra questi Paesi. Negli ultimi decenni, oltre a una crescita senza precedenti del commercio marittimo, si sono anche affermate nuove forme di sfruttamento economico del mare – il turismo ma anche l’estrazione di risorse come il petrolio e il gas naturale. Allo stesso tempo, a causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento del livello degli oceani, il mare è diventato anche una minaccia. Aree e città densamente abitate come Giacarta rischiano di essere sommerse nel corso dei prossimi decenni, con costi sociali ed economici immensi. Non a caso, il Governo indonesiano ha spinto per l’approvazione di un Blue Economy Framework durante la sua presidenza dell’ASEAN con l’obiettivo di rendere lo sfruttamento delle risorse marine più sostenibile ed efficace. 

Ma cos’è la blue economy? La Banca Mondiale la definisce come “l’uso sostenibile delle risorse dell’oceano per la crescita economica, un migliore tenore di vita, posti di lavoro e la salute dell’ecosistema oceanico”. Il concetto di “sostenibilità” si deve intendere in modo tripartito e unisce la sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Sul piano concreto, il modello dell’economia blu spinge i governi a progettare in modo integrato le loro politiche, agendo su settori economici diversi.  Ad esempio, il Framework ASEAN prevede interventi per raggiungere la neutralità carbonica delle attività marittime, migliorare la capacità di risposta ai disastri naturali, favorire lo sviluppo di nuove tecnologie per i settori coinvolti, facilitare la cooperazione e il coordinamento tra governi nazionali per monitorare il consumo delle risorse. Sono inoltre incluse iniziative per ridurre l’inquinamento da rifiuti e sviluppare il turismo sostenibile legato al patrimonio paesaggistico. 

Uno dei principali elementi di novità del Framework è l’inclusione delle risorse acquatiche terrestri, ossia fiumi, laghi e bacini artificiali. D’altronde la regione è attraversata da grandissimi fiumi – come il Mekong, l’Irrawaddy e il Chao Phraya – che ne hanno plasmato la storia e che continuano a sostenere la vita di milioni di persone. Alla luce di questa innovazione, la blue economy torna utile anche per uno Stato senza sbocchi sul mare come il Laos. Altro elemento d’interesse è che l’ASEAN è il secondo blocco di Paesi, dopo l’Unione Europea, a iniziare coordinare le proprie politiche verso le risorse acquatiche al di sopra del livello nazionale. La cooperazione in questo campo è necessaria, visto che le scelte dei singoli Stati hanno un impatto limitato sulla salute degli oceani. Negoziare a livello multilaterale è più complicato, come dimostra l’accordo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sui sussidi alla pesca che favoriscono l’esaurimento delle risorse alieutiche. Raggiungere un accordo tra così tanti Paesi, con interessi molto diversi, ha richiesto negoziati difficili e 21 anni di trattative – il tempo trascorso tra la quarta Conferenza Ministeriale OMC di Doha del 2001 e la dodicesima tenutasi a Ginevra nel 2022, dove è stato concluso l’accordo. 

Trovare un accordo tra membri ASEAN può essere più facile, ma può essere comunque difficile da mettere in pratica. Innanzitutto, il Framework non è vincolante e stabilisce strategie di ampio respiro che dovranno poi essere concretizzate in numerose politiche a livello regionale e nazionale. Queste politiche richiedono know-how, risorse amministrative e condivisione d’intenti tra i diversi gruppi di interesse. Gli Stati ASEAN dispongono già di una buona rete di cooperazione internazionale da cui possono ricevere supporto nella definizione di tali politiche: l’UE potrebbe essere un partner essenziale, dato che è l’attore internazionale più simile all’ASEAN e ha già sviluppato un suo approccio all’economia blu. Inoltre, gli Stati che si affacciano sullo stesso mare devono rispettare gli interessi e la sovranità dei vicini. Un tema delicato per i membri ASEAN rivolti verso il Mar Cinese Meridionale, le cui acque sono rivendicate anche da Cina e Taiwan. Non a caso, il Framework ripete con una certa insistenza che la UNCLOS, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare che stabilisce i confini delle acque territoriali, costituisce una delle sue basi legali essenziali. Per poter cooperare nella protezione dei mari, gli Stati ASEAN devono prima mettere da parte eventuali rivalità residue sul loro controllo.

Climate Finance: la COP28 vista dall’ASEAN

Nel tentativo di rispondere alle esigenze regionali, i 10 membri dell’Organizzazione stanno attualmente sviluppando l’ASEAN Climate Finance Access and Mobilization Strategy, strumento volto ad armonizzare l’uso di strutture e quadri di riferimento per il monitoraggio dei flussi finanziari

Di Sibeles Chiari

A meno di un mese dalla COP28 di Dubai, aumentano le aspettative sul raggiungimento di un accordo trasformativo che allontani l’umanità da scenari catastrofici. Allarma notevolmente la situazione nella regione del Sud-Est asiatico, dove si trovano ben 6 dei 20 Stati identificati come i più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico: Filippine, Indonesia, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam. Preoccupazioni basate su previsioni che annunciano perdite economiche maggiori rispetto a qualsiasi altra parte del mondo, con una diminuzione del PIL stimata all’11% entro il 2100. Di fatto, solo con un incremento copioso dei finanziamenti per il clima e uno sforzo congiunto da parte dei governi, investitori, banche centrali e autorità di regolamentazione finanziaria, si riusciranno a limitare perdite di natura economica e umana. Uno sforzo che, a livello globale, dovrà generare circa 2.400 miliardi di dollari di investimenti totali annui entro il 2030 per riuscire a sostenere i mercati emergenti. In effetti, al vertice di Dubai, la finanza climatica sarà al centro del dibattito politico in quanto, la mobilitazione delle risorse finanziarie e l’attivazione dei meccanismi di finanziamento innovativi (p.e Loss and Damage fund) svolgeranno un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico e nell’accelerazione verso un’economia più sostenibile. Ciò posto, non sorprende il fatto che le dinamiche connesse alla disciplina del climate finance avranno un impatto sempre più consistente sull’andamento delle economie dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). 

Durante le varie COP del UNFCCC, le nazioni ASEAN hanno continuamente sollecitato i Paesi più industrializzati a rispettare l’impegno preso nel 2009 di fornire 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo entro il 2020. Un impegno che è stato più verbale che reale, considerando che, tra il 2000 e il 2019, i Paesi ASEAN hanno ricevuto 56 miliardi di dollari dai Paesi sviluppati. Se da un lato, Stati europei come la Germania e la Francia hanno contribuito rispettivamente per l’11,8% e per l’8,4% del totale dei finanziamenti bilaterali per il clima alla regione, dall’altro il Giappone ha destinato ben il 65%. Spicca, infatti, l’influenza del Paese nipponico che ha lanciato congiuntamente ai membri ASEAN il programma SPACE per contrastare il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita della biodiversità. Ulteriori finanziamenti per il clima arrivano anche dalla Cina che si posiziona come principale fornitore dei flussi Sud-Sud, seguita dall’India. Così come dagli stessi Paesi ASEAN con i loro contributi alla mobilitazione delle risorse del Green Climate Fund (GCF). Ovviamente, nel contesto di finanza climatica, non manca il consistente supporto proveniente dalla Banca Mondiale e dalla Banca asiatica di Sviluppo (AIB), quale più grande fornitore multilaterale di finanziamenti per il clima alla regione. 

In quest’ultimo decennio, più della metà di tutti i finanziamenti per il clima erogati alla regione sono stati destinati ai settori di trasporti e dello stoccaggio (32%), energia (26%) e agricoltura, silvicoltura e pesca (9%). Preme anche evidenziare le crescite elevate registrate in altri settori, quali la sanità (+427%), le imprese e vari servizi (+336%) e la risposta alle emergenze (+218%). Considerando lo spazio ASEAN, l’Indonesia, le Filippine e il Vietnam hanno ricevuto la quota più alta di finanziamenti e, in effetti, la maggior parte dei fondi è stata destinata ai settori dei trasporti, dell’energia e dell’agricoltura. Per esempio: il Vietnam ha attratto investimenti significativi in campo d’energia eolica e solare; l’Indonesia ha ricevuto finanziamenti e sostegno internazionale alle iniziative per combattere la deforestazione e promuovere la riforestazione attraverso il programma REDD+; così come gli accordi di prestito stipulati recentemente tra le Filippine e la Banca Mondiale per un valore di 876 milioni di dollari volti a finanziare tre progetti di agricoltura sostenibile (MIADP, FISHCORE e PRDP). Con dati alla mano, l’Asia riceve la quota più alta di finanziamenti per il clima tra tutte le regioni del mondo. Senza dubbio è un dato che ispira ottimismo, sebbene la quota pro-capite dei Paesi del Sud-Est asiatico rimanga la più bassa.Infine, nel tentativo di rispondere alle esigenze regionali, i 10 membri dell’Organizzazione stanno attualmente sviluppando l’ASEANClimate Finance Access and Mobilization Strategy, strumento volto ad armonizzare l’uso di strutture e quadri di riferimento per il monitoraggio dei flussi finanziari. Pertanto, tale strategia accelererà gli investimenti per l’attuazione delle azioni di mitigazione e adattamento basate sulle esigenze identificate dagli Stati membri. Un’iniziativa che favorirà l’accesso ai finanziamenti per il clima perseguendo come obiettivo finale, nonché speranza comune tra tutti noi, la salute del nostro caro pianeta.

Più cooperazione tra ASEAN e Paesi del Golfo

ASEAN e Consiglio di Cooperazione del Golfo stanno valutando un potenziale accordo di libero scambio, tema peraltro affrontato due anni fa dall’Associazione Italia-ASEAN a Dubai. Qui pubblichiamo uno stralcio del comunicato congiunto pubblicato al termine del vertice bilaterale di venerdì 20 ottobre

Ispirati dagli interessi comuni e dai legami storici profondamente radicati tra le due parti, i leader hanno scambiato opinioni su questioni regionali e internazionali comuni e hanno discusso i modi per migliorare e sviluppare la loro partnership per trarre vantaggio dalle opportunità di crescita che possono essere sfruttate attraverso la cooperazione tra le due regioni, sulla base delle visioni condivise per il futuro del loro partenariato e dei valori incarnati nella Carta delle Nazioni Unite. I leader si impegnano a:

  1. Unire gli sforzi per promuovere la pace, la sicurezza, la stabilità e la prosperità, attraverso il rispetto reciproco e la cooperazione tra i Paesi e le regioni per raggiungere lo sviluppo e il progresso e mantenere l’ordine internazionale basato sulle regole e sull’adesione alla Carta delle Nazioni Unite.
  2. Intraprendere consultazioni ed esplorare la cooperazione su aree specifiche di interesse comune per attuare le quattro aree prioritarie dell’ASEAN Outlook on the Indo-Pacific (AOIP): cooperazione marittima, connettività, Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), economica.
  3. Riconoscere l’importanza degli oceani e dei mari come fattori chiave per la crescita e la prosperità della regione e riaffermare l’importanza di mantenere e promuovere la pace, stabilità, sicurezza marittima, libertà di navigazione e di sorvolo nella regione, e di altri usi legittimi dei mari e di un commercio marittimo legittimo e senza ostacoli, nonché di promuovere la risoluzione pacifica delle controversie, in conformità con i principi universalmente riconosciuti del diritto internazionale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982.
  4. Rafforzare i legami tra le due parti, a livello multilaterale e bilaterale, e in forum globali, perseguendo opportunità per lo sviluppo sostenibile, la pace, la sicurezza e la stabilità e per affrontare le sfide e i rischi globali e regionali; per garantire catene di approvvigionamento sostenibili, interconnessione dei trasporti e rafforzare la sicurezza alimentare, energetica e idrica, nonché costruire una cooperazione in materia di fonti e tecnologie energetiche verdi e rinnovabili, infrastrutture turistiche, creazione di fonti energetiche.
  5. Condurre ulteriori consultazioni per esplorare nuove opportunità di commercio, investimenti e cooperazione tecnica tra l’ASEAN e il CCG, compresa la possibilità di sviluppare un accordo quadro sulla cooperazione economica, commerciale e di investimento.

Testo integrale qui.

Così l’ASEAN può sconfiggere l’oceano di plastica

L’inquinamento da plastica è una sfida cruciale per il futuro della regione ASEAN, con oltre 31 milioni di tonnellate di rifiuti plastici generati ogni anno in 6 Paesi su 10. Ma ci sono le potenzialità per risolvere il problema

Di Tommaso Magrini

La plastica è uno dei principali problemi del Sud-Est asiatico e uno dei principali ostacoli alla transizione della regione verso un’economia green. Dei dieci Paesi più inquinanti, sei si trovano nel Sud-est asiatico, secondo i dati del World Economic Forum. Le Filippine da sole hanno riversato nell’oceano 356.371 tonnellate metriche di rifiuti plastici in un anno, circa il 35% della cifra globale. Seguono Malesia (73.098), Indonesia (56.333), Myanmar (40.000), Vietnam (28.221) e Thailandia (22.806). Insieme, questi Paesi sono responsabili di oltre la metà dell’inquinamento da plastica negli oceani. 

L’ASEAN sembra comunque decisa ad affrontare il problema con decisione. Gli Stati membri hanno riconosciuto il loro dovere di collaborare per proteggere le loro coste, i loro mari e i loro mezzi di sussistenza dall’inquinamento marino da plastica già nel 2019, quando hanno adottato la Dichiarazione di Bangkok sulla lotta ai detriti marini nella regione ASEAN. Sulla base di questo impegno, nel 2021 hanno lanciato il Piano d’azione regionale per la lotta ai detriti marini. Questo piano quinquennale mira a sostenere le politiche regionali e a migliorare il coordinamento in tre aree principali: ridurre l’uso e la produzione di plastica, migliorare la raccolta e il riciclaggio e promuovere il riutilizzo.

Nelle scorse settimane è stato fatto un passo ulteriore, per la precisione al summit ASEAN di settembre in Indonesia, al termine del quale è arrivata la pubblicazione dell’ASEAN Blue Economy Framework. I divieti sui prodotti di plastica monouso sono un esempio di politiche nazionali che vengono sviluppate da un numero sempre maggiore di Paesi della regione. 

Un altro strumento politico che si sta introducendo è costituito dagli schemi di “responsabilità estesa del produttore” (EPR). Questi richiedono ai produttori di ripensare il modo in cui progettano e sviluppano i prodotti, assumendosi la responsabilità dell’intero ciclo di vita, compreso lo smaltimento e il riciclaggio. I produttori sono chiamati a rispettare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e a pagare tasse che finanzieranno il sistema di raccolta e riciclaggio dei rifiuti in plastica.

Nel 2022, il Vietnam è stato il primo Paese del Sud-Est asiatico a emanare un decreto che impone obblighi di imballaggio, riciclo e trattamento dei rifiuti a produttori e importatori. Le Filippine hanno seguito, emanando la legge sull’EPR nel luglio 2022. In molti casi, le iniziative sono solo volontarie, come nel caso della Thailandia. Le aziende sono anche sollecitate a sviluppare prodotti riutilizzabili, a ridurre l’uso di plastica vergine da un lato e a contribuire alla raccolta e al riciclaggio post-consumo dall’altro. Affinché gli obiettivi siano ambiziosi e raggiungibili, è importante considerare il contesto locale, assicurandosi che tutti gli attori della catena del valore della plastica siano in grado di rispettarli.

La collaborazione regionale, come sottolinea sempre il World Economic Forum, diventa fondamentale per sviluppare politiche migliori. Facilitare il dialogo tra i Paesi è vantaggioso per i governi e le imprese. Offre l’opportunità di condividere gli insegnamenti tratti dai progetti pilota e di diffondere le soluzioni di successo sviluppate a livello locale. Una forte azione integrata per combattere l’inquinamento da plastica può aprire la strada a una nuova era per l’ASEAN: dall’essere conosciuta come la regione più colpita dall’inquinamento da plastica negli oceani, può diventare la regione con le più audaci ambizioni verdi.

L’Australia si butta sull’ASEAN

L’anno scorso gli investimenti diretti dell’Australia nel Sud-Est asiatico sono stati pari a 28 miliardi di dollari australiani, una cifra che Canberra vuole nettamente aumentare

Di Tommaso Magrini

Al recente summit ASEAN hanno partecipato anche diversi partner, molti dei quali hanno sottoscritto importanti accordi di cooperazione col blocco dei Paesi del Sud-Est asiatico. Tra questi c’è senz’altro l’Australia. A Giacarta, sede del vertice, Canberra ha presentato un piano economico per incrementare gli affari con l’area ASEAN, che comprende un impegno immediato di 44,7 milioni di dollari per la creazione di un nuovo “team per gli affari” australiano con sede nella regione. Il piano, intitolato “Invested: Australia’s Southeast Asia Economic Strategy to 2040” afferma che gli investimenti australiani nella regione sono “sottopesati”. Scritto dall’inviato speciale dell’Australia nel Sud-Est asiatico, Nicholas Moore, contiene 75 raccomandazioni, tra cui l’istituzione di un gruppo di lavoro per individuare e facilitare un maggior numero di investimenti reciproci. Il Primo Ministro Anthony Albanese lo ha definito “un rafforzamento del nostro impegno, atteso da tempo, che riflette la velocità della trasformazione in atto e la portata delle opportunità che ci attendono”. Canberra ha inoltre immediatamente stanziato quasi 20 milioni di dollari australiani per una Southeast Asia Business Exchange che incrementerà gli scambi commerciali, nonché 6 milioni di dollari australiani per un programma pilota di collocamento e tirocinio per i giovani professionisti della regione. “Entro il 2040, l’ASEAN sarà il quarto mercato più grande dopo Stati Uniti, Cina e India. È un’opportunità enorme per il Sud-Est asiatico, è un’opportunità enorme per l’Australia”, ha dichiarato la Ministra degli Esteri Penny Wong. L’anno scorso gli investimenti diretti dell’Australia nel Sud-Est asiatico sono stati pari a 28 miliardi di dollari australiani, una cifra che Canberra vuole nettamente aumentare. I nuovi progetti appena annunciati individuano anche alcuni settori specifici su cui si intende rafforzare i legami: agricoltura e alimentazione, risorse, transizione energetica verde, infrastrutture, istruzione e competenze, economia dei visitatori, sanità, economia digitale, servizi professionali e finanziari e industrie creative.

Diplomazia climatica UE-ASEAN

Al via la Green Diplomacy Week 2023 in collaborazione tra l’Unione Europea e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico. Ecco il programma

Domenica 15 ottobre prende il via la EU-ASEAN Green Diplomacy Week 2023. Presentata per la prima volta al pubblico nel 2019, la Settimana della diplomazia climatica è diventata un evento annuale di riferimento in cui le delegazioni e le ambasciate degli Stati membri dell’Unione Europea in tutto il mondo ospitano eventi per promuovere il dialogo e la cooperazione sui cambiamenti climatici. Il tema è particolarmente importante nell’ambito della cooperazione con il blocco dell’ASEAN. Chiamata quest’anno “Settimana della diplomazia verde”, la manifestazione intende ancora servire da piattaforma per mostrare le storie di successo e ispirare ulteriori azioni. Alla fine del 2022, l’UE ha lanciato la strategia Global Gateway, una nuova strategia globale per costruire connessioni resilienti con il mondo, con connettività sostenibile e transizioni verdi come due pilastri principali. In questo contesto, la Settimana della diplomazia verde 2023 sarà anche l’occasione per continuare a dare impulso alla nuova strategia globale. In programma una serie di eventi online, offline e ibridi. Gli eventi comprenderanno tavole rotonde, mostre e sessioni di pulizia, oltre a una divertente passeggiata/corsa/ciclismo. Gli eventi si concentreranno sul coinvolgimento dei giovani e del pubblico dell’ASEAN. Un totale di 10 eventi (online, offline e ibridi) saranno organizzati dal progetto Comunicazione e visibilità dell’UE per l’ASEAN in collaborazione con le delegazioni dell’UE negli Stati membri dell’ASEAN, i partner UE-ASEAN, le comunità e le organizzazioni giovanili degli Stati membri dell’ASEAN. Tra gli eventi inclusi nel programma: un workshop sul riciclo dei rifiuti di plastica organizzato con la Thailandia, un campo di apprendimento di 2 giorni per “giovani guardiano della natura” nelle Filippine, una serie di incontri per l’educazione alla gestione dei rifiuti in Malesia, presentazioni interattive e giochi per i bambini delle scuole indigene della foresta di Pu Mat in Vietnam. In agenda attività anche molto concrete come la pulizia di un fiume in Brunei e un concorso di fotografia e opere d’arte in Laos. Conclusione domenica 22 ottobre, con la pulizia del litorale del fiume Mekong e la piantumazione di alberi in Cambogia.

Il Sud-Est asiatico ha sempre più linee metropolitane

L’espansione delle reti metropolitane è un fattore fondamentale per combattere il traffico urbano e le emissioni nelle aree urbane dei Paesi ASEAN

Di Carola Frattini

Con l’aumento della popolazione urbana del Sud-Est asiatico, i centri urbani della regione stanno diventando hub di trasporto e logistica sempre più importanti. Se però da una parte tale sviluppo è sintomo di una rapida crescita economica, dall’altra parte ha portato a seri problemi di congestione del traffico e inquinamento atmosferico. Al fine di ridurre i tempi di spostamento, il traffico e di conseguenza le emissioni, l’espansione delle reti metropolitane risulta essere quindi un investimento fondamentale per i governi del Sud-Est asiatico. 

Attualmente, tra i Paesi ASEAN, la Malesia e l’Indonesia si distinguono come leader nel campo del trasporto urbano sostenibile; tuttavia, gli ultimi significativi investimenti del governo thailandese nelle infrastrutture ferroviarie stanno avvicinando la Thailandia a questi due pionieri del settore. Il recente debutto della Linea Gialla a Bangkok ha suscitato grande attenzione, poiché durante il periodo di prova, nel giugno 2023, ha registrato un’impressionante affluenza di circa 680.000 passeggeri in poco più di due settimane. La monorotaia si estende su 23 stazioni per una distanza di 30 km e collega la periferia di Bangkok alla vicina provincia di Samut Prakan. Anche il Primo Ministro Prayuth Chan-ocha ha elogiato il servizio, definendolo “confortevole” e ha incoraggiato i cittadini a utilizzare questo nuovo collegamento. 

Anche nelle Filippine, a Manila, la congestione del traffico è da tempo un serio problema: già nel 2017 le perdite economiche legate al traffico ammontavano all’incirca a 3,5 miliardi di pesos al giorno. Al fine di risolvere tale problema anche le Filippine stanno puntando su nuove linee metropolitane. La rete di Metro Rail Transit dell’area metropolitana di Manila si sta espandendo con la costruzione della Linea 7, finanziata dalla San Miguel Corporation, una delle maggiori multinazionali del paese. Questa linea ferroviaria sopraelevata di 22 chilometri ridurrà il tempo di percorrenza da North Avenue, Quezon City, a San Jose del Monte, Bulacan, dalle attuali due o tre ore a circa 35 minuti. Anche il Vietnam sta cercando di potenziare il suo sistema di trasporto pubblico su rotaia. Il governo vietnamita ha dichiarato che nel 2024 termineranno i lavori per la prima linea metropolitana di Ho Chi Minh City. Tale progetto porterà il Vietnam ad avere 33 km di linee metropolitane il prossimo anno, dopo che solo nel novembre 2021 era stato inaugurato il primo servizio di metropolitana a Hanoi.

Il settore delle infrastrutture metropolitane nei paesi ASEAN è diventato un mercato importante per le aziende di infrastrutture ferroviarie soprattutto giapponesi ed europee. Con oltre 300 km di linee metropolitane a Tokyo, le aziende giapponesi sono desiderose di condividere con la regione la loro esperienza. Una di queste aziende, Shimizu, ha già vinto un contratto in Indonesia per la costruzione di una linea ferroviaria che dovrebbe essere inaugurata nel 2029. Nel frattempo, anche il fornitore francese di treni Alstom è entrato nel mercato del Sud-Est asiatico, fornendo nuovi vagoni per le linee nord-sud ed est-ovest di Singapore. Le consegne sono già iniziate, con 16 serie di treni, e Alstom prevede di consegnare un totale di 106 serie entro la fine del 2026. Con la crescita della domanda di infrastrutture ferroviarie nella regione sembra probabile che altre aziende ne seguiranno l’esempio nei prossimi anni. 

Tali aziende dovranno però competere molto probabilmente con un ruolo sempre più importante di imprese cinesi, le quali anche se per ora hanno avuto un successo limitato nei mercati ferroviari del Sud-Est asiatico, hanno guidato negli ultimi la costruzione della ferrovia ad alta velocità che collega il Laos alla provincia cinese dello Yunnan, inaugurata nel dicembre 2021, e la linea ferroviaria ad alta velocità dell’Indonesia, inaugurata il 2 ottobre scorso. Non è quindi da escludere che la Cina sfrutti questa esperienza per competere con i fornitori giapponesi ed europei nei progetti di linee metropolitane nei paesi ASEAN.

Il discorso del Presidente Michelangelo Pipan all’HLD 2023

Honorable  Deputy Minister of Foreign Affairs of Thailand Mr Sihasak Phuangketkeow

Honorable  Deputy Minister of Enterprises and Made in Italy  Mr Valentino Valentini 

Representatives of governments and agencies from all over ASEAN and of the ASEAN secretariat,

Hon. Attilio Fontana, Governor of the Lombardy region,

Excellencies   –   distinguished guest   –    ladies and gentlemen

We have just heard a lot of very important data from the CEO of TEH Ambrosetti, I am going to give also a little human touch.

It is not an easy thing to convey the deep sense of happiness and fulfilment that I am experiencing being here today in Bangkok for the inauguration of the 7th edition of the HIGH LEVEL DIALOGUE ON ASEAN ITALY ECONOMIC RELATIONS.

Let me try and explain:

This time of the year ten years ago in 2013 I was leaving Bangkok upon accomplishing my term of duty as Ambassador of Italy to Thailand. I had very much enjoyed working in this country, in this Krug Thep, the city of angels. Everything had been in place to make the experience rich and pleasant: the kindness of the people, the availably and spirit of cooperation of the authorities, the country’s beauty rich culture and extraordinary food.

But what counted most I had had the opportunity to experiment in person those things that statistics will never tell. Behind the excellent and sustained over the years growth rate, behind the impressive figures of the foreign trade and improving standard of living stood a lasting and deeper reality: the spirit of the people, their vitality, their resolve to improve and progress, the intensity of life one could sense in the air. This was true of Thailand as well as of the other member countries of Asean I had the opportunity to observe while I was posted here. That was the secret recipe of the Asean economic miracle and its perspectives of continued strength, the more so since these countries were bound together by their Association. 

I thus left with a thought firmly planted in my mind that I made into my mission: something needed to be done so that Italy and in particular its economic players  achieve a better perception of what extraordinary opportunities are offered by this part of the world. Although it must be said that our Businesses do pretty well in the Asean countries, that our products enjoy a strong  reputation and hold a reasonable space in the Asean markets, I was convinced  that it was well short of tapping the full potential.

Not long after I met with some very  important Italian personalities that shared this Idea with the same enthusiasm and very quickly the Italy Asean Association saw the light, thanks also to the support of the Italian Ministry of Foreign Affairs and of the main public entities that promote Italian interests abroad.

Much has happened since. In 2015 ASEAN has become a Community also in the economic field, with practically unhindered circulation of goods and capitals. Then came the RCEP agreement opening up an enormous common market in this part of the world. Those achievements consolidated the ASEAN role and made its member countries an even more appealing partner, one that could not be overlooked. In fact the Italian government did not fail to realise that and sought  the status of ASEAN’s Development Partner, which was achieved in 2020. 

The Association’s work to promote ASEAN countries in Italy has continued all along since 2015 with many awareness activities with the support of its members, some of the major Italian Corporations and in cooperation with the Italian official bodies and the Embassies of the ASEAN  members countries in Rome. We soon realised that it was of the utmost importance to bring the Italian CEOs to ASEAN to meet their counterparts, to see with their own eyes the dynamism of  the people, governments and entrepreneurs in these countries. That’s how the cooperation with TEH Ambrosetti was initiated. Quite appropriately the first edition of the HLD was held in 2017 in Jakarta, the seat of the ASEAN Secretariat, on the 50th anniversary of the foundation of ASEAN.

The Dialogue has now reached its 7th edition and -allow me to say at long last!- lands in Bangkok, the very place where ASEAN was born.

Much has happened since the days I left this capital: while ASEAN was firmly advancing on its path, the world order has been gravely challenged: a fearsome pandemic made millions of victims and almost hibernated every activity, war has broken in eastern Europe, globalisation is being menaced by fragmentation, inflation is affecting most of the countries in the world.

What has not changed is the ASEAN countries : their openness to the world, their willingness to progress, the attitude of people – entrepreneurs-governments have all remained unhindered if not reinvigorated. Growth estimates are peaking again after the pandemic.

To the challenges of  these times of  trouble ASEAN responds with a firm belief in international cooperation and presents itself as a champion of multilateralism and multipolarism. ASEAN looks at the rest of the world with trust with the spirit of working together for the common interest. The Italy ASEAN Association  fully agrees: we welcome the attitude of countries that reject the idea of confrontation as unavoidable and work in harmony in the pursuit of the mutual rewards of cooperation.

In these very days Thailand is in the limelight: the omens for a renewed thrust in the economy look favourable; negotiations with the EU have resumed recently, with the goal of deepening bilateral trade and investments relations (hopefully with a view to the conclusion of a FTA);  the government is launching important initiatives that are infusing new energy into the economy. 

All this make up for an ideal framework and bestow a special importance to today’s work’s. This meeting could not have happened at a better time: I am told the our Dialogue is the first important international  Economic Forum taking place since the new government of Thailand came into power: this is extremely auspicious and is for the Association reason of great satisfaction. 

Today you have the chance  to explore the opportunities that lay in our respective economies. Today you can saw the seeds to increase trade and cooperation between our countries. 

I thank you for the attention and wish you  the best of success.

High Level Dialogue on ASEAN Italy Economic Relations 2023

L’High-Level Dialogue on ASEAN-Italy Economic Relations è l’evento di riferimento nella regione ASEAN per il rafforzamento dei legami economici e strategici tra i Paesi dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico e l’Italia.

Le scorse edizioni – Giacarta (2017), Singapore (2018), Hanoi (2019), le edizioni digitali 2020-2021, e Kuala Lumpur (2022) – hanno riunito oltre 2.500 Presidenti e Amministratori Delegati di aziende, ministri e leader istituzionali dei Paesi ASEAN e dell’Italia. 

Presente anche il presidente di Associazione Italia-Asean, Ambasciatore Michelangelo Pipan.

Nel 2023 saremo a Bangkok, in Thailandia, con un evento suddiviso in due giornate: il 3 ottobre sarà dedicato aincontri B2B organizzati dall’Italian Trade Agency e incontri con fondi sovrani e venture capitalist della regione, gestiti da Cassa Depositi e Prestiti. Il 4 ottobre si susseguiranno invece delle plenarie dedicate a temi di avanguardia:

  • Il valore della cooperazione tra l’Italia e i Paesi ASEAN
  • Relazioni economiche tra ASEAN e Italia orientate allo sviluppo sostenibile 
  • Tecnologia e relazioni industriali per sostenere la transizione verde
  • Il potere del digital e della creative economy per creare resilienza e crescita inclusiva
  • Strumenti per la cooperazione economica ASEAN-Italia, opportunità di commercio e investimento
  • L’agenda per il futuro della collaborazioen ASEAN-Italia

La partecipazione all’High Level Dialogue di Bangkok è solo su invito ed è riservata esclusivamente a Presidenti e Amministratori Delegati delle aziende e leader di istituzioni dell’Italia e dei Paesi ASEAN.