Asean

Diplomazia climatica UE-ASEAN

Al via la Green Diplomacy Week 2023 in collaborazione tra l’Unione Europea e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico. Ecco il programma

Domenica 15 ottobre prende il via la EU-ASEAN Green Diplomacy Week 2023. Presentata per la prima volta al pubblico nel 2019, la Settimana della diplomazia climatica è diventata un evento annuale di riferimento in cui le delegazioni e le ambasciate degli Stati membri dell’Unione Europea in tutto il mondo ospitano eventi per promuovere il dialogo e la cooperazione sui cambiamenti climatici. Il tema è particolarmente importante nell’ambito della cooperazione con il blocco dell’ASEAN. Chiamata quest’anno “Settimana della diplomazia verde”, la manifestazione intende ancora servire da piattaforma per mostrare le storie di successo e ispirare ulteriori azioni. Alla fine del 2022, l’UE ha lanciato la strategia Global Gateway, una nuova strategia globale per costruire connessioni resilienti con il mondo, con connettività sostenibile e transizioni verdi come due pilastri principali. In questo contesto, la Settimana della diplomazia verde 2023 sarà anche l’occasione per continuare a dare impulso alla nuova strategia globale. In programma una serie di eventi online, offline e ibridi. Gli eventi comprenderanno tavole rotonde, mostre e sessioni di pulizia, oltre a una divertente passeggiata/corsa/ciclismo. Gli eventi si concentreranno sul coinvolgimento dei giovani e del pubblico dell’ASEAN. Un totale di 10 eventi (online, offline e ibridi) saranno organizzati dal progetto Comunicazione e visibilità dell’UE per l’ASEAN in collaborazione con le delegazioni dell’UE negli Stati membri dell’ASEAN, i partner UE-ASEAN, le comunità e le organizzazioni giovanili degli Stati membri dell’ASEAN. Tra gli eventi inclusi nel programma: un workshop sul riciclo dei rifiuti di plastica organizzato con la Thailandia, un campo di apprendimento di 2 giorni per “giovani guardiano della natura” nelle Filippine, una serie di incontri per l’educazione alla gestione dei rifiuti in Malesia, presentazioni interattive e giochi per i bambini delle scuole indigene della foresta di Pu Mat in Vietnam. In agenda attività anche molto concrete come la pulizia di un fiume in Brunei e un concorso di fotografia e opere d’arte in Laos. Conclusione domenica 22 ottobre, con la pulizia del litorale del fiume Mekong e la piantumazione di alberi in Cambogia.

Il Sud-Est asiatico ha sempre più linee metropolitane

L’espansione delle reti metropolitane è un fattore fondamentale per combattere il traffico urbano e le emissioni nelle aree urbane dei Paesi ASEAN

Di Carola Frattini

Con l’aumento della popolazione urbana del Sud-Est asiatico, i centri urbani della regione stanno diventando hub di trasporto e logistica sempre più importanti. Se però da una parte tale sviluppo è sintomo di una rapida crescita economica, dall’altra parte ha portato a seri problemi di congestione del traffico e inquinamento atmosferico. Al fine di ridurre i tempi di spostamento, il traffico e di conseguenza le emissioni, l’espansione delle reti metropolitane risulta essere quindi un investimento fondamentale per i governi del Sud-Est asiatico. 

Attualmente, tra i Paesi ASEAN, la Malesia e l’Indonesia si distinguono come leader nel campo del trasporto urbano sostenibile; tuttavia, gli ultimi significativi investimenti del governo thailandese nelle infrastrutture ferroviarie stanno avvicinando la Thailandia a questi due pionieri del settore. Il recente debutto della Linea Gialla a Bangkok ha suscitato grande attenzione, poiché durante il periodo di prova, nel giugno 2023, ha registrato un’impressionante affluenza di circa 680.000 passeggeri in poco più di due settimane. La monorotaia si estende su 23 stazioni per una distanza di 30 km e collega la periferia di Bangkok alla vicina provincia di Samut Prakan. Anche il Primo Ministro Prayuth Chan-ocha ha elogiato il servizio, definendolo “confortevole” e ha incoraggiato i cittadini a utilizzare questo nuovo collegamento. 

Anche nelle Filippine, a Manila, la congestione del traffico è da tempo un serio problema: già nel 2017 le perdite economiche legate al traffico ammontavano all’incirca a 3,5 miliardi di pesos al giorno. Al fine di risolvere tale problema anche le Filippine stanno puntando su nuove linee metropolitane. La rete di Metro Rail Transit dell’area metropolitana di Manila si sta espandendo con la costruzione della Linea 7, finanziata dalla San Miguel Corporation, una delle maggiori multinazionali del paese. Questa linea ferroviaria sopraelevata di 22 chilometri ridurrà il tempo di percorrenza da North Avenue, Quezon City, a San Jose del Monte, Bulacan, dalle attuali due o tre ore a circa 35 minuti. Anche il Vietnam sta cercando di potenziare il suo sistema di trasporto pubblico su rotaia. Il governo vietnamita ha dichiarato che nel 2024 termineranno i lavori per la prima linea metropolitana di Ho Chi Minh City. Tale progetto porterà il Vietnam ad avere 33 km di linee metropolitane il prossimo anno, dopo che solo nel novembre 2021 era stato inaugurato il primo servizio di metropolitana a Hanoi.

Il settore delle infrastrutture metropolitane nei paesi ASEAN è diventato un mercato importante per le aziende di infrastrutture ferroviarie soprattutto giapponesi ed europee. Con oltre 300 km di linee metropolitane a Tokyo, le aziende giapponesi sono desiderose di condividere con la regione la loro esperienza. Una di queste aziende, Shimizu, ha già vinto un contratto in Indonesia per la costruzione di una linea ferroviaria che dovrebbe essere inaugurata nel 2029. Nel frattempo, anche il fornitore francese di treni Alstom è entrato nel mercato del Sud-Est asiatico, fornendo nuovi vagoni per le linee nord-sud ed est-ovest di Singapore. Le consegne sono già iniziate, con 16 serie di treni, e Alstom prevede di consegnare un totale di 106 serie entro la fine del 2026. Con la crescita della domanda di infrastrutture ferroviarie nella regione sembra probabile che altre aziende ne seguiranno l’esempio nei prossimi anni. 

Tali aziende dovranno però competere molto probabilmente con un ruolo sempre più importante di imprese cinesi, le quali anche se per ora hanno avuto un successo limitato nei mercati ferroviari del Sud-Est asiatico, hanno guidato negli ultimi la costruzione della ferrovia ad alta velocità che collega il Laos alla provincia cinese dello Yunnan, inaugurata nel dicembre 2021, e la linea ferroviaria ad alta velocità dell’Indonesia, inaugurata il 2 ottobre scorso. Non è quindi da escludere che la Cina sfrutti questa esperienza per competere con i fornitori giapponesi ed europei nei progetti di linee metropolitane nei paesi ASEAN.

Il discorso del Presidente Michelangelo Pipan all’HLD 2023

Honorable  Deputy Minister of Foreign Affairs of Thailand Mr Sihasak Phuangketkeow

Honorable  Deputy Minister of Enterprises and Made in Italy  Mr Valentino Valentini 

Representatives of governments and agencies from all over ASEAN and of the ASEAN secretariat,

Hon. Attilio Fontana, Governor of the Lombardy region,

Excellencies   –   distinguished guest   –    ladies and gentlemen

We have just heard a lot of very important data from the CEO of TEH Ambrosetti, I am going to give also a little human touch.

It is not an easy thing to convey the deep sense of happiness and fulfilment that I am experiencing being here today in Bangkok for the inauguration of the 7th edition of the HIGH LEVEL DIALOGUE ON ASEAN ITALY ECONOMIC RELATIONS.

Let me try and explain:

This time of the year ten years ago in 2013 I was leaving Bangkok upon accomplishing my term of duty as Ambassador of Italy to Thailand. I had very much enjoyed working in this country, in this Krug Thep, the city of angels. Everything had been in place to make the experience rich and pleasant: the kindness of the people, the availably and spirit of cooperation of the authorities, the country’s beauty rich culture and extraordinary food.

But what counted most I had had the opportunity to experiment in person those things that statistics will never tell. Behind the excellent and sustained over the years growth rate, behind the impressive figures of the foreign trade and improving standard of living stood a lasting and deeper reality: the spirit of the people, their vitality, their resolve to improve and progress, the intensity of life one could sense in the air. This was true of Thailand as well as of the other member countries of Asean I had the opportunity to observe while I was posted here. That was the secret recipe of the Asean economic miracle and its perspectives of continued strength, the more so since these countries were bound together by their Association. 

I thus left with a thought firmly planted in my mind that I made into my mission: something needed to be done so that Italy and in particular its economic players  achieve a better perception of what extraordinary opportunities are offered by this part of the world. Although it must be said that our Businesses do pretty well in the Asean countries, that our products enjoy a strong  reputation and hold a reasonable space in the Asean markets, I was convinced  that it was well short of tapping the full potential.

Not long after I met with some very  important Italian personalities that shared this Idea with the same enthusiasm and very quickly the Italy Asean Association saw the light, thanks also to the support of the Italian Ministry of Foreign Affairs and of the main public entities that promote Italian interests abroad.

Much has happened since. In 2015 ASEAN has become a Community also in the economic field, with practically unhindered circulation of goods and capitals. Then came the RCEP agreement opening up an enormous common market in this part of the world. Those achievements consolidated the ASEAN role and made its member countries an even more appealing partner, one that could not be overlooked. In fact the Italian government did not fail to realise that and sought  the status of ASEAN’s Development Partner, which was achieved in 2020. 

The Association’s work to promote ASEAN countries in Italy has continued all along since 2015 with many awareness activities with the support of its members, some of the major Italian Corporations and in cooperation with the Italian official bodies and the Embassies of the ASEAN  members countries in Rome. We soon realised that it was of the utmost importance to bring the Italian CEOs to ASEAN to meet their counterparts, to see with their own eyes the dynamism of  the people, governments and entrepreneurs in these countries. That’s how the cooperation with TEH Ambrosetti was initiated. Quite appropriately the first edition of the HLD was held in 2017 in Jakarta, the seat of the ASEAN Secretariat, on the 50th anniversary of the foundation of ASEAN.

The Dialogue has now reached its 7th edition and -allow me to say at long last!- lands in Bangkok, the very place where ASEAN was born.

Much has happened since the days I left this capital: while ASEAN was firmly advancing on its path, the world order has been gravely challenged: a fearsome pandemic made millions of victims and almost hibernated every activity, war has broken in eastern Europe, globalisation is being menaced by fragmentation, inflation is affecting most of the countries in the world.

What has not changed is the ASEAN countries : their openness to the world, their willingness to progress, the attitude of people – entrepreneurs-governments have all remained unhindered if not reinvigorated. Growth estimates are peaking again after the pandemic.

To the challenges of  these times of  trouble ASEAN responds with a firm belief in international cooperation and presents itself as a champion of multilateralism and multipolarism. ASEAN looks at the rest of the world with trust with the spirit of working together for the common interest. The Italy ASEAN Association  fully agrees: we welcome the attitude of countries that reject the idea of confrontation as unavoidable and work in harmony in the pursuit of the mutual rewards of cooperation.

In these very days Thailand is in the limelight: the omens for a renewed thrust in the economy look favourable; negotiations with the EU have resumed recently, with the goal of deepening bilateral trade and investments relations (hopefully with a view to the conclusion of a FTA);  the government is launching important initiatives that are infusing new energy into the economy. 

All this make up for an ideal framework and bestow a special importance to today’s work’s. This meeting could not have happened at a better time: I am told the our Dialogue is the first important international  Economic Forum taking place since the new government of Thailand came into power: this is extremely auspicious and is for the Association reason of great satisfaction. 

Today you have the chance  to explore the opportunities that lay in our respective economies. Today you can saw the seeds to increase trade and cooperation between our countries. 

I thank you for the attention and wish you  the best of success.

High Level Dialogue on ASEAN Italy Economic Relations 2023

L’High-Level Dialogue on ASEAN-Italy Economic Relations è l’evento di riferimento nella regione ASEAN per il rafforzamento dei legami economici e strategici tra i Paesi dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico e l’Italia.

Le scorse edizioni – Giacarta (2017), Singapore (2018), Hanoi (2019), le edizioni digitali 2020-2021, e Kuala Lumpur (2022) – hanno riunito oltre 2.500 Presidenti e Amministratori Delegati di aziende, ministri e leader istituzionali dei Paesi ASEAN e dell’Italia. 

Presente anche il presidente di Associazione Italia-Asean, Ambasciatore Michelangelo Pipan.

Nel 2023 saremo a Bangkok, in Thailandia, con un evento suddiviso in due giornate: il 3 ottobre sarà dedicato aincontri B2B organizzati dall’Italian Trade Agency e incontri con fondi sovrani e venture capitalist della regione, gestiti da Cassa Depositi e Prestiti. Il 4 ottobre si susseguiranno invece delle plenarie dedicate a temi di avanguardia:

  • Il valore della cooperazione tra l’Italia e i Paesi ASEAN
  • Relazioni economiche tra ASEAN e Italia orientate allo sviluppo sostenibile 
  • Tecnologia e relazioni industriali per sostenere la transizione verde
  • Il potere del digital e della creative economy per creare resilienza e crescita inclusiva
  • Strumenti per la cooperazione economica ASEAN-Italia, opportunità di commercio e investimento
  • L’agenda per il futuro della collaborazioen ASEAN-Italia

La partecipazione all’High Level Dialogue di Bangkok è solo su invito ed è riservata esclusivamente a Presidenti e Amministratori Delegati delle aziende e leader di istituzioni dell’Italia e dei Paesi ASEAN.

La Blue Economy dell’ASEAN

Al recente summit del blocco dei Paesi del Sud-Est asiatico è stata rilanciata la cornice di sviluppo promossa dal gruppo. Qui uno stralcio del documento programmatico

L’ASEAN definisce la Blue Economy come un approccio integrato, olistico, intersettoriale e intersoggettivo che crea un valore aggiunto e una catena di valore delle risorse provenienti dagli oceani, oceani, dai mari e dall’acqua dolce in modo inclusivo e sostenibile, facendo dell’economia blu il nuovo motore della futura crescita economica dell’ASEAN. L’economia blu dell’ASEAN copre i settori a monte e a valle, fungendo da acceleratore del settore marino convenzionale come come la pesca, l’acquacoltura, la lavorazione del solo pesce e il turismo e come catalizzatore per i settori emergenti come le energie rinnovabili, le biotecnologie, la ricerca e l’istruzione marina e d’acqua dolce e altri settori emergenti. Il Framework promuove inoltre l’ambizione dell’ASEAN di sviluppare un’economia blu inclusiva, equa e sostenibile, equa e sostenibile, rendendo la regione un contributo significativo alla crescita economica e alla prosperità. Si tratta di una visione ambiziosa, che si basa sui punti di forza delle iniziative delle iniziative ASEAN esistenti, che identifica le aree prioritarie di intervento, i principi per guidare le principi per orientare le decisioni e strumenti per accelerare la realizzazione di un’economia blu nella regione. La visione dell’economia blu dell’ASEAN pone l’accento sulla creazione di valore attraverso l’avanzamento di pratiche sostenibili che promuovono uno sviluppo economico e sociale sostenibile e inclusivo legato alle attività marine e d’acqua dolce e ai mezzi di sussistenza, contribuendo agli sforzi di integrazione economica dell’ASEAN, alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile. Sfruttando il potenziale dell’economia blu, l’ASEAN immagina un nuovo motore di crescita socialmente, economicamente e ambientalmente sostenibile, sostenibile dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Il quadro può essere un importante motore di crescita economica, inclusione sociale e sostenibilità ambientale nella regione. Tra i vantaggi che presenta, sono inclusi: incremento della crescita economica sostenibile; massimizzazione dell’uso delle risorse marine per l’acquacoltura, la pesca, la produzione di energia rinnovabile, i trasporti e il turismo; sostenibilità nel perseguimento degli obiettivi economici; mitigazione del cambiamento climatico e dei suoi impatti; facilitazione della collaborazione  intersettoriale.

Leggi il documento completo qui.

ASEAN e Africa: partenariato digitale

L’Africa e l’ASEAN hanno quasi lo stesso percorso parallelo nello sviluppo dell’economia digitale e l’interesse dimostrato dai due blocchi a percorrerlo fianco a fianco aumenta

Di Tommaso Magrini

L’Africa e l’ASEAN hanno firmato un accordo di partenariato per promuovere le economie digitali, individuando nelle fintech, negli asset decentralizzati e nella raccolta di fondi un punto di convergenza. La firma è avvenuta in occasione del Fintech Forum di Kigali, in Ruanda, alla presenza di autorità di regolamentazione, responsabili di associazioni e aziende leader nel settore fintech e tecnologico delle due regioni. Questo importante accordo segna l’inizio di una collaborazione tra le due regioni nei settori dell’advocacy, della raccolta fondi, dei pagamenti, dei prestiti, degli asset decentralizzati, dello sviluppo di start-up, dello scambio di normative e della formazione. Si prevede che sia l’Africa che l’ASEAN crescano in modo esponenziale nello spazio delle economie digitali, con proiezioni globali per l’ASEAN che crescono del 6% all’anno, raggiungendo i 1.000 miliardi di dollari entro il 2030. Per l’Africa, invece, si prevede una crescita di 712 miliardi di dollari entro il 2050. Il professor David Lee, cofondatore e presidente del Global Fintech Institute, ha dichiarato: “Con il lancio del programma di qualificazione professionale Chartered Fintech Professional (CFtP) in collaborazione con i nostri partner, Digital Pilipinas e Africa Fintech Network, il GFI si impegna a sfruttare questa partnership per potenziare e coltivare le future generazioni di talenti fintech nell’ASEAN e in Africa con una mentalità globale, un quadro di conoscenze rigorose per tenersi costantemente al passo con gli sviluppi e le tendenze del settore e forti standard etici. Questo è solo un inizio, lanceremo ancora più programmi di alfabetizzazione digitale”. L’Africa e l’ASEAN hanno quasi lo stesso percorso parallelo nello sviluppo dell’economia digitale e l’interesse dimostrato dai due blocchi a percorrerlo fianco a fianco con i Fintech Leaders africani garantisce che impegnarsi e investire nella popolazione combinata di 2 miliardi di persone come mercato fintech sarà un’agenda primaria di molte aziende, Paesi e organizzazioni.

L’Intelligenza Artificiale avanza nel Sud-Est asiatico

I Paesi ASEAN, con la loro popolazione giovane e tecnologica, stanno accelerando lo sviluppo di nuove applicazioni dell’IA.

Di Anna Affranio

La spinta a investire nell’intelligenza artificiale sta crescendo nel Sud-Est asiatico e la pandemia COVID-19 ha aumentato la tendenza delle organizzazioni pubbliche e private ad adottare tali soluzioni. Ma cos’è di preciso l’intelligenza artificiale?

Per Intelligenza Artificiale (IA) si intende la capacità di istruire le macchine a svolgere funzioni simili al ragionamento umano. Queste funzioni sono ampiamente utilizzate per scopi industriali e commerciali (ad esempio, per ottimizzare la logistica, gli inventari o le vendite), ma anche per scopi politici.

L’IA è già molto diffusa in Asia, dove la Cina è il secondo Paese al mondo, immediatamente dopo gli Stati Uniti,  in quanto ad utilizzo di queste tecnologie. Qui, importanti aziende come Alibaba, Baidu e Tencent sono alla costante ricerca di nuove e creative soluzioni per integrare l’IA nei loro servizi. Ma i Paesi del Sudest Asiatico non sono da meno: secondo la società di consulenza Kearney, l’intelligenza artificiale potrebbe contribuire all’economia dell’ASEAN per 1.000 miliardi di dollari entro il 2030. 

Gli utilizzi di queste tecnologie sono molteplici, e spaziano dall’intrattenimento alla sorveglianza. Per esempio, la stazione radio Fly FM della Malesia ha presentato Aina Sabrina, la prima DJ radiofonica del Paese dotata di intelligenza artificiale. In Thailandia, invece, la città di Bangkok ha lanciato una rete di telecamere a circuito chiuso alimentate dall’intelligenza artificiale per impedire ai motociclisti di circolare sulle strisce pedonali e garantire il rispetto del codice della strada.

Ma l’adozione dell’IA nei più svariati settori e il suo straordinario sviluppo, per le implicazioni che evidentemente comporta,  non è priva di rischi. Si teme infatti il potenziale oltremodo pericoloso che questa tecnologia potrebbe avere nelle mani sbagliate, se non adeguatamente regolamentata. Per esempio, i manifestanti nelle proteste in Myanmar temono di essere tracciati con la tecnologia di riconoscimento facciale, inasprendo così la repressione per la maggiore facilità di identificare e perseguire  gli oppositori alla dittatura militare. Alcuni gruppi di attivisti per i diritti umani affermano infatti  che l’uso dell’intelligenza artificiale per controllare i movimenti dei cittadini rappresenta una “grave minaccia” per la loro libertà. Inoltre, politici e società civile hanno espresso particolare preoccupazione per il potenziale pericoloso che può avere questa tecnologia in un processo di “industrializzazione” della disinformazione. 

Appare quindi evidente la necessità di formulare piani per gestire questo fenomeno dirompente. Singapore, Indonesia e Malesia sono stati i primi Paesi a lanciare una strategia nazionale per l’intelligenza artificiale, e si prevede che altri Paesi seguano l’esempio. A livello regionale, tuttavia, gran parte del lavoro è ancora da fare. Un portavoce del Ministero delle Comunicazioni e dell’Informazione di Singapore ha dichiarato che il Paese collaborerà con gli altri Stati dell’ASEAN “per sviluppare una ‘Guida ASEAN sulla governance e l’etica dell’IA’ che servirà come passo pratico e fattibile per sostenere la diffusione affidabile di tecnologie IA responsabili e innovative nell’ASEAN”. Questo dovrà includere anche la formazione di nuovi talenti che siano preparati all’implementazione di questa tecnologia, ma data l’età media della popolazione del Sud-Est asiatico, che è giovane e già esperta di tecnologia digitale, il potenziale bacino da cui attingere è davvero molto alto.

ASEAN epicentro di stabilità e crescita

Pubblichiamo uno stralcio dei discorsi del Presidente indonesiano Joko Widodo durante il 43° summit ASEAN di Giacarta

Un proverbio indonesiano dice che un vicino è come un parente stretto, e un vicino stretto è più importante di un parente lontano. Sono dell’idea che il proverbio sia molto, molto pertinente per l’ASEAN, che 56 anni fa ha giurato la sua parentela con il nome della famiglia ASEAN. Come famiglia, a mio avviso, l’ASEAN rientra nella categoria delle famiglie armoniose, delle famiglie forti e delle famiglie di alto livello. L’ASEAN ha dimostrato di essere una regione pacifica, stabile e in crescita. Si stima che la crescita economica dell’ASEAN nel 2024 sarà la più alta al mondo, raggiungendo il 4,5% (anno su anno). L’ASEAN è anche la regione più attraente per gli investimenti diretti esteri (IDE). Entro il 2022, il 17% degli IDE sarà destinato all’ASEAN. Si tratta della percentuale più alta rispetto ad altre regioni in via di sviluppo. L’ASEAN gode anche di un bonus demografico, con la terza forza lavoro più grande al mondo e il 65% della sua popolazione ha il potenziale per diventare una classe media nel 2030. Dobbiamo plaudere a tutto ciò, perché tutto questo fa parte del capitale dell’ASEAN per raggiungere il suo obiettivo di diventare l’epicentro della crescita. Tuttavia, in una situazione globale turbolenta, l’ASEAN non dovrebbe procedere come al solito. L’ASEAN ha bisogno di una strategia straordinaria, una strategia tattica straordinaria. Abbiamo bisogno di una collaborazione più solida; non possiamo farcela da soli. Una forte cooperazione tra i Paesi, la comunità imprenditoriale e il pubblico della regione è importante per attuare la strategia tattica. Siamo tutti consapevoli della portata delle attuali sfide globali, la cui chiave principale per affrontarle è l’unità e la centralità dell’ASEAN. L’ASEAN deve essere in grado di lavorare di più, essere più unita, essere più coraggiosa e più agile. Oltre a ciò, l’ASEAN ha bisogno di un programma a lungo termine che sia pertinente e in linea con le aspettative della popolazione, non solo per i prossimi cinque anni, ma anche per i prossimi 20 anni, fino al 2045. L’ASEAN, in quanto parte della regione indo-pacifica, continua a lavorare sodo, sia utilizzando un approccio inclusivo attraverso la cooperazione del Segretariato dell’ASEAN con il Segretariato del Forum delle Isole del Pacifico (PIF) e dell’Associazione del Bacino dell’Oceano Indiano (IORA), sia un approccio economico e di sviluppo attraverso il Forum indo-pacifico dell’ASEAN (AIPF), in modo che l’ASEAN possa avere un impatto sui suoi cittadini e sul mondo. L’ASEAN, in quanto grande nave, ha anche una grande responsabilità nei confronti delle centinaia di milioni di persone che vi navigano insieme. E, anche se dobbiamo navigare nel bel mezzo di una tempesta, noi leader dell’ASEAN dobbiamo assicurarci che questa nave sia in grado di continuare a muoversi e a navigare. E dobbiamo essere i capitani delle nostre navi per concretizzare la pace, la stabilità e la prosperità condivisa.

Il nuovo enorme canale che connette Cina e ASEAN

Lanciato lo scorso anno, il progetto evidenzia lo spostamento dell’attenzione di Pechino verso il miglioramento della connettività marittima. 

Il canale Pinglu si estenderà per oltre 134 chilometri dal bacino idrico di Xijin, vicino alla capitale del Guangxi, Nanning, fino al porto di Qinzhou nel sud, integrando le autostrade e le ferrovie esistenti per lo spostamento delle merci. L’enorme canale da 10,3 miliardi di dollari avrà chiuse in grado di ospitare navi mercantili da 5 mila tonnellate. Ciò dimostrerebbe – secondo gli osservatori – lo spostamento dell’attenzione di Pechino verso il miglioramento della connettività marittima per la sua Belt and Road Initiative, a discapito delle rotte terrestri. I funzionari affermano che il canale ridurrà di 560 km la distanza di navigazione tra le reti fluviali interne e il mare, rispetto al passaggio attraverso Guangzhou, con un conseguente risparmio che arriverebbe fino a 5,2 miliardi di yuan all’anno.  

Creando un comodo ed economico accesso vicino al Sud-Est asiatico, il canale Pinglu promette anche di rilanciare le industrie nel Guangxi e in altre parti della Cina occidentale, relativamente meno sviluppata.
Inoltre, le dinamiche geopolitiche potrebbero rendere ancora più urgente la realizzazione del progetto.

Come emerso a metà maggio vertice del Gruppo dei Sette a Hiroshima, così come gli Stati Uniti e gli alleati occidentali sono determinati a “ridurre i rischi” dalla Cina, anche Pechino mira a ridurre le proprie dipendenze commerciali. In un rapporto pubblicato a marzo dal Peterson Institute for International Economics, gli analisti hanno affermato che “entrambe le parti hanno la stessa paura, che l’altra usi improvvisamente i flussi commerciali come arma – tagliando le importazioni o le esportazioni – in nome della sicurezza”.

Il canale mira a rafforzare il commercio già in crescita con gli Stati dell’ASEAN, che sono tutti uniti alla Cina nell’ambito del quadro di libero scambio del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), hanno affermato i funzionari. L’ASEAN e la Cina sono ora diventati i maggiori partner commerciali l’uno dell’altro, con un aumento del commercio bidirezionale del 52% dal 2019 al 2022, superando l’aumento del 20% con l’Unione europea.

Oltre a ridurre la dipendenza della Cina dal commercio con l’Occidente, alcuni affermano che intensificare gli affari con il Sud-Est asiatico potrebbe anche attenuare i contrasti tra Pechino e diversi governi della regione. Secondo Phar Kim Beng, CEO della Malaysian consultancy Strategic Pan Indo-Pacific Arena (SPIPA), la Cina e alcuni paesi dell’ASEAN hanno bisogno di tale cooperazione per attenuare l’asprezza dei loro disaccordi territoriali nelle isole Spratly e Paracel, nel Mar Cinese Meridionale. 

Come osservato da Yang del Danish Institute, le lezioni della pandemia hanno ulteriormente spinto le autorità a rafforzare le infrastrutture di trasporto. Le restrizioni del COVID-19 in Cina hanno causato gravi interruzioni della catena di approvvigionamento poiché la logistica era concentrata nei porti chiave della costa orientale del Paese. A suo parere, in seguito alle difficoltà della Cina a gestire la logistica globale durante il COVID, risulta quindi necessario rafforzare alcuni porti in Cina in modo che non faccia affidamento sui porti più grandi di Shanghai.

In effetti, il canale è solo una parte di uno sforzo ben più grande per creare un efficiente corridoio terra-mare. I funzionari del governo del Guangxi affermano che il corridoio emergente ha già accelerato la logistica, abbreviando la durata delle spedizioni da Chongqing – nella Cina occidentale – a Singapore da ventidue a sette giorni. Tuttavia, anche con tali miglioramenti, alcuni esperti avvertono che i pieni vantaggi economici del canale e delle infrastrutture portuali ad alta tecnologia non saranno risolti automaticamente.

Secondo Stephen Olson – ricercatore presso la Hinrich Foundation di Singapore – potrebbero esserci dei limiti alla crescita del commercio con il blocco del Sud-Est asiatico, poiché “la costruzione di infrastrutture efficienti non può da sola creare sinergie commerciali dove non esistono, né può creare industrie competitive in ASEAN, che siano in grado di produrre ciò che gli importatori cinesi richiederanno. L’economia cinese è molto più grande di qualsiasi singola economia dell’ASEAN, e questo crea un effetto leva che a volte può portare a rapporti commerciali sbilanciati e insostenibili”. Olson ha anche espresso scetticismo sugli sforzi sia degli Stati Uniti che della Cina per avvicinare i paesi dell’ASEAN alla loro parte. “Per la maggior parte dei Paesi dell’ASEAN, i loro interessi nazionali sono tutelati rimanendo seduti sulla recinzione e mantenendo solidi legami economici e strategici con entrambi”, ha affermato. 

Un altro aspetto preoccupante è rappresentato dai costi ambientali e finanziari. Uno studio pubblicato nel 2022 dal Transport Planning and Research Institute, sotto il Ministero dei Trasporti cinese, ha segnalato una serie di potenziali effetti collaterali del canale, tra cui l’isolamento o la distruzione degli habitat naturali, i cambiamenti nell’ecologia dell’area, la riduzione della vegetazione, e polvere o altro inquinamento causato dalle navi in transito. Tuttavia, gli autori hanno sostenuto che, a seconda del percorso, i rischi dovrebbero essere “controllabili”, pur osservando che potrebbero essere creati “abbondanti ambienti di zone umide” per mitigare l’impatto. I funzionari del progetto hanno promesso di costruire anche paradisi di conservazione per salvaguardare l’ecologia.

Il conto stimato di 10,3 miliardi di dollari per il progetto del canale arriva con un maggiore controllo della salute fiscale dei governi locali cinesi, ora che le restrizioni sociali legate alla pandemia sono state revocate, e il settore immobiliare sta subendo un grave rallentamento. 

Secondo il portale di ricerca di dati aziendali Aiqicha.com, il progetto del canale è sostenuto dalle istituzioni statali nel Guangxi, incluso il Guangxi Beibu Gulf Investment Group. Al gruppo a dicembre è stato assegnato un rating Baa3 nella sua prima valutazione da parte di Moody’s. Il rating è stato sostenuto dal governo del Guangxi, sebbene l’agenzia abbia notato “la rapida crescita del debito del gruppo legata ai suoi investimenti in progetti di politica pubblica”.

A parte questo, sia i produttori stranieri che quelli locali di Qinzhou affermano di iniziare a sentire sia gli effetti delle nuove strutture portuali, che le conseguenze del RCEP. L’accordo commerciale, firmato anche da Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, entrato in vigore lo scorso anno, elimina il 90% delle tariffe sulle merci scambiate tra i firmatari. “Lo sdoganamento fiscale è stato ridotto da tre giorni a solo uno-due minuti”, ha dichiarato Zhou Ju, un funzionario di Asia Pulp and Paper a Qinzhou, sostenuto dal conglomerato indonesiano Sinar Mas Group. Secondo Zhou, ciò è dovuto al certificato di origine, in quanto la documentazione di esportazione è disponibile online sotto RCEP.

I funzionari insistono sul fatto che il canale Pinglu permetterà alla Cina di ottenere guadagni ancora maggiori dal RCEP. 

Come è andato il summit dell’ASEAN

Si è svolto a Giacarta, in Indonesia, il 43esimo vertice dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico. Sottoscritti diversi accordi dentro e fuori dal gruppo

Editoriale a cura di Lorenzo Lamperti

Ancora unito, nonostante le differenze. Joko Widodo, Presidente dell’Indonesia e padrone di casa del 43esimo summit dell’ASEAN, ha definito così il blocco dei Paesi del Sud-Est asiatico. Un blocco non nel senso geopolitico del termine, visto che l’ASEAN più di tutti promuove una terza via fatta di non competizione ma semmai di cooperazione. All’interno e all’esterno dell’Associazione, come dimostrano i risultati raggiunti durante il vertice che si è svolto nei giorni scorsi a Giacarta. Almeno 93 progetti, per un valore complessivo di 38,2 miliardi di dollari, sono stati identificati al Forum indo-pacifico dell’ASEAN, una piattaforma per i membri del blocco per mobilitare finanziamenti pubblici e privati e promuovere una più profonda cooperazione economica. Inclusi piani industriali, infrastrutturali e sulla transizione energetica. Sono state inoltre discusse altre 73 opportunità potenziali, per un valore di 17,8 miliardi di dollari. Adottate dichiarazioni su uguaglianza di genere, sostenibilità, cooperazione agricola, sicurezza alimentare e cambiamento climatico. Inoltre, durante l’incontro ASEAN +3, che oltre ai Paesi del Sud-Est include anche Cina, Giappone e Corea del Sud, è stato concordato di lavorare insieme per sviluppare un ecosistema di veicoli elettrici. Un tema cruciale per lo sviluppo economico e tecnologico del futuro prossimo, con un occhio alla sostenibilità. E, soprattutto, un settore nel quale il Sud-Est asiatico sembra destinato a giocare un ruolo di assoluto protagonista. Non è tutto. Con Pechino, alla presenza del Premier Li Qiang, è stata rilasciata una dichiarazione congiunta ASEAN-Cina sulla cooperazione reciprocamente vantaggiosa nell’Indo-Pacifico. Con Pechino si discute anche del rinnovamento dell’accordo di libero scambio entro il 2024 e di nuovi importanti investimenti sul settore strategico dei microchip. Risultati interessanti anche a livello bilaterale. Le Filippine hanno firmato un accordo di libero scambio con la Corea del Sud, mentre l’Indonesia ha chiesto agli Stati Uniti di avviare colloqui su un accordo commerciale sulle risorse minerarie. Sul fronte diplomatico, l’Australia ha annunciato che ospiterà i leader ASEAN a Melbourne il prossimo marzo per un vertice speciale in occasione dei 50 anni di relazioni. Sullo sfondo, ma neanche troppo, resta irrisolta la vicenda della crisi in Myanmar, su cui è stata predisposta la revisione del consenso in 5 punti del 2021. Permangono anche le tensioni sul Mar Cinese Meridionale, anche a causa della competizione tra Cina e Stati Uniti. Competizione in cui, come ribadito da Widodo nel suo discorso conclusivo, l’ASEAN gioca un ruolo da “teatro di pace e inclusione”.

Il Sud-Est asiatico faro di crescita

La regione sta beneficiando di una ristrutturazione delle catene di approvvigionamento globali, poiché si trova all’incrocio di due dei più grandi accordi di libero scambio del mondo

Di Tommaso Magrini

A un anno e mezzo dall’inizio di uno storico ciclo di rialzo dei tassi d’interesse, le prospettive economiche del Sud-Est asiatico continuano a distinguersi in un mondo caratterizzato da un’inflazione elevata e da una domanda debole. Lo mette in luce un editoriale pubblicato su Nikkei Asia, che sottolinea come HSBC prevede che le sei maggiori economie del Sud-Est asiatico – Indonesia, Thailandia, Malesia, Filippine, Singapore e Vietnam – cresceranno del 4,2% quest’anno e del 4,8% il prossimo. Questo ritmo supererebbe di gran lunga l’espansione dell’1,1% prevista per il mondo sviluppato nel 2022 o lo 0,7% stimato per l’anno prossimo. Questa accelerazione è tanto più notevole se si considera che gli afflussi di dollari del turismo cinese non sono tornati nel Sud-Est asiatico come previsto. Una ripresa del turismo sarebbe certamente una manna per il Sud-Est asiatico. Ma nel frattempo, il commercio, la transizione energetica e la trasformazione digitale sono destinati ad alimentare la crescita economica della regione per i decenni a venire e a garantire che questa dinamica regione rimanga un motore di crescita globale. Il Sud-Est asiatico ha fatto molta strada come hub manifatturiero. Oggi rappresenta l’8% delle esportazioni globali e dal 2020 ha superato l’Unione Europea come principale partner commerciale della Cina. La regione sta beneficiando di una ristrutturazione delle catene di approvvigionamento globali, poiché si trova all’incrocio di due dei più grandi accordi di libero scambio del mondo, il Partenariato economico globale regionale (RCEP) e l’Accordo globale e progressivo per il Partenariato trans-pacifico. Il RCEP in particolare, con le sue riduzioni tariffarie e le sue regole di origine favorevoli alle imprese, sta aumentando l’attrattiva del Sud-Est asiatico come base produttiva, un fatto che sempre più aziende stanno riconoscendo. Secondo una recente indagine di HSBC, le aziende dell’Asia-Pacifico prevedono di basare il 24,4% delle loro catene di fornitura nel Sud-Est asiatico nei prossimi uno o due anni, rispetto al 21,4% del 2020.

Che cosa aspettarsi dal summit dell’ASEAN

Dal 5 al 7 settembre in programma il 43esimo vertice dei Paesi del Sud–Est asiatico a Giacarta, in Indonesia. Obiettivo: preparare il blocco alle sfide dei prossimi 20 anni

La Presidenza di turno dell’ASEAN, l’Indonesia, ha dichiarato di aver invitato 27 leader mondiali e direttori esecutivi di organismi internazionali al 43° vertice dell’ASEAN a Giacarta, in programma dal 5 al 7 settembre. I tre giorni di colloqui non riuniranno solo i leader degli Stati membri dell’ASEAN, ma anche i partner esterni del blocco. Anche le istituzioni finanziarie globali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), sono invitate al dialogo. “Ci aspettiamo la partecipazione dei leader di 27 Paesi e organizzazioni internazionali al prossimo vertice”, ha dichiarato Sidharto Suryodipuro, direttore generale per la Cooperazione ASEAN presso il Ministero degli Affari Esteri. Al vertice proseguiranno le discussioni sul rafforzamento della capacità e dell’efficacia istituzionale del blocco per aiutare l’organizzazione a rispondere alle sfide dei prossimi 20 anni. Suryodipuro ha dichiarato che l’Indonesia intende gettare le basi della cooperazione ASEAN per affrontare le sfide attuali e future. Il 43° vertice ASEAN vedrà anche il passaggio della presidenza del gruppo regionale al Laos, che avrà la guida del blocco per il 2024. Parallelamente, il Presidente Joko “Jokowi” Widodo guiderà 12 incontri durante i tre giorni del forum, tra cui il 18° vertice dell’Asia orientale. Oltre ai colloqui del gruppo con i partner di dialogo, tra cui Stati Uniti e India. Tra gli altri, dovrebbero esserci il Primo Ministro canadese Justin Trudeau e quello indiano Narendra Modi, nonostante pochi giorni dopo sarà chiamato a ospitare il summit del G20 a Nuova Delhi. India e ASEAN hanno peraltro da poco comunicato di voler aggiornare il loro accordo di libero scambio entro il 2025. Sembra invece che sarà assente Joe Biden, che ha scelto di viaggiare solo tra India e Vietnam nella sua trasferta asiatica di settembre. Una decisione che non farà piacere al padrone di casa indonesiano, anche se al suo posto arriverà comunque la Vicepresidente Kamala Harris, che ha viaggiato più volte nel Sud-Est asiatico dall’inizio del suo incarico. Giacarta sta intanto cercando di aderire all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Se il piano avrà successo, l’Indonesia diventerà il terzo Paese asiatico a entrare nell’organizzazione, dopo la Corea del Sud e il Giappone.