High Level Dialogue on ASEAN Italy Economic Relations: il discorso dell’Ambasciatore Michelangelo Pipan

Il discorso dell’Ambasciatore Michelangelo Pipan, Presidente dell’Associazione Italia-ASEAN all’High Level Dialogue on ASEAN-Italy Economic Relations di Manila

Quando l’Associazione Italia-ASEAN è stata fondata con l’intento di promuovere le relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’ASEAN, nel 2015, il mondo era molto diverso: in quasi totale assenza di grandi problemi, l’economia era in piena espansione, i tassi di interesse erano bassi grazie a un’inflazione altrettanto bassa, il libero scambio regnava, la globalizzazione era il nome del gioco. In questo contesto, il compito dell’Associazione nel perseguire i propri obiettivi era piuttosto semplice, anche se tutt’altro che facile: poiché le imprese italiane erano ben lontane dal cogliere le straordinarie opportunità offerte dai Paesi ASEAN, era necessario attirare la loro attenzione e sensibilizzarle sulle vaste aperture esistenti in ogni singolo Paese membro dell’ASEAN e sull’atmosfera molto favorevole fornita dalla posizione dell’ASEAN nei confronti del commercio internazionale, per non parlare della forte simpatia di cui godeva l’Italia nell’area. Nel 2015 l’ASEAN è diventata una Comunità anche in campo economico, rendendo possibile una circolazione di merci e capitali praticamente senza ostacoli. Poi è arrivato l’accordo RCEP che ha aperto un enorme mercato comune in questa parte del mondo. Questi risultati hanno consolidato il ruolo dell’ASEAN e reso i suoi Paesi membri un partner ancora più attraente, da non trascurare. Infatti, il governo italiano non ha mancato di rendersene conto e ha cercato di ottenere lo status di Partner di sviluppo dell’ASEAN, raggiunto nel 2020. Fin dalla sua nascita, l’Associazione ha perseguito la sua missione realizzando soprattutto attività di sensibilizzazione col sostegno dei suoi membri, alcune delle principali aziende italiane, e in collaborazione con gli enti ufficiali italiani. Ben presto ci siamo resi conto che era di estrema importanza portare gli amministratori delegati italiani in ASEAN per incontrare le loro controparti, per vedere con i loro occhi il dinamismo delle persone, dei governi e degli imprenditori di questi Paesi. Così è stata avviata la collaborazione con TEH Ambrosetti e sono iniziati gli HLD. A distanza di nove anni, molte cose sono cambiate sulla scena globale. Dopo lo sconvolgimento provocato dalla pandemia e le conseguenti aspettative derivanti dalle risorse finanziarie senza precedenti messe a disposizione da da molti governi e organizzazioni internazionali, è scoppiata la guerra in Europa dell’Est, poi in Medio Oriente, in Sud Sudan, l’inflazione è aumentata, così come i tassi di interesse, le barriere commerciali hanno iniziato a essere introdotte e poi rafforzate. Il mondo è ora un luogo totalmente diverso. Ma come questi eventi portentosi hanno cambiato il panorama per noi, per le prospettive delle relazioni tra l’UE e l’ASEAN? Come stanno influenzando il lavoro della nostra Associazione? Sono convinto che l’ASEAN e il nostro lavoro siano diventati più rilevanti, perché in uno scenario in cui il contenimento, lo scontro, gli atteggiamenti rivolti verso l’interno sembrano prendere piede in molti luoghi e causare una pericolosa frammentazione dell’ordine internazionale, l’ASEAN si distingue per la perseveranza nell’attenersi ai suoi principi fondanti: sostenitore strenuo del libero scambio come mezzo per la crescita e la pace – convinto che la stabilità possa essere raggiunta attraverso lo sviluppo e viceversa, sostenitore incondizionato del multilateralismo, la politica dell’ASEAN rimane quella di ricorrere al dialogo diplomatico discreto per la soluzione delle controversie, una politica così intrinsecamente legata al successo dell’associazione che è stata soprannominata “l’ASEAN way”. 

Negli ultimi tempi, a questo si è aggiunta la “centralità dell’ASEAN”, un concetto che – estendendo l’altro principio fondamentale dell’ASEAN, quello della non interferenza – indica l’indisponibilità del blocco a essere spinto a schierarsi nella contesa tra le grandi potenze per il predominio nell’area. Non c’è da stupirsi che solo pochi giorni fa, partecipando al 14° vertice ASEAN-ONU a Vientiane, il SG delle Nazioni Unite, Gutierrez, abbia elogiato l’Associazione come un “meraviglioso modello per il mondo, un costruttore di ponti e un messaggero di pace”, lodando il suo impegno per il multilateralismo e i suoi sforzi per disinnescare le tensioni dando priorità al dialogo e al rispetto del diritto internazionale. Allo stesso tempo, nonostante l’incertezza geopolitica e i conflitti, la Banca Mondiale stima che il rapporto tra commercio globale e PIL abbia raggiunto il 74%, superando i livelli pre-pandemia. Secondo altre fonti autorevoli, le esportazioni mondiali sono cresciute dell’1,8% lo scorso anno e si prevede una crescita del 3,5% nel 2024. In questo scenario, secondo gli esperti dell’area, “il Sud-Est asiatico è destinato a essere il maggior vincitore del commercio globale nel prossimo decennio, anche in presenza di una (possibile) escalation del confronto tra le principali potenze”. Inoltre, l’anno scorso le sei principali economie dell’ASEAN hanno attirato più IDE della Cina (che, tra l’altro, sembra destinata a diventare presto il principale investitore straniero nell’area). Inoltre, l’ASEAN continua a guardare avanti e sta elaborando una nuova Visione della Comunità ASEAN 2045, che sarà adottata l’anno prossimo. Allo stesso tempo, l’UE sta portando avanti il suo lavoro per la creazione di accordi di libero scambio con un maggior numero di Paesi ASEAN, tra cui le Filippine, che ci ospitano quest’anno. Tutto ciò considerato, il lavoro della nostra Associazione è diventato ancora più essenziale, a mio avviso, per il reciproco vantaggio dell’Italia e dei Paesi ASEAN. Molto può essere realizzato grazie a una forte complementarietà: abbiamo davanti a noi un ricco arazzo di opportunità da tessere sulla solida cornice delle relazioni UE-ASEAN. È quindi un grande privilegio tenere l’ottava edizione dell’HLD a Manila e siamo molto grati al governo filippino per averla ospitata. So per esperienza personale – nel 1981 Manila è stato il primo incarico all’estero della mia carriera diplomatica – delle numerose opportunità di cooperazione bilaterale che si aprono davanti ai nostri due Paesi e al resto dell’ASEAN. Essendosi notevolmente ampliate da allora, esse sono chiaramente delineate nel programma odierno e si estendono ai campi di attività più attuali – permettetemi di ricordare che l’Ufficio Mondiale per la Proprietà Intellettuale ha scelto le Filippine come Paese pilota per misurare il contributo dell’industria creativa al PIL. Confido che oggi riceveranno un impulso significativo grazie alle vostre discussioni.

Singapore e la “multiculturalità armoniosa”

Sin dalla sua indipendenza nel 1965 la creazione di una “società multietnica armoniosa” è stato uno dei principi che ha guidato l’operato del governo della città-Stato

Di Emanuele Ballestracci

“Noi, cittadini di Singapore, ci impegniamo come un popolo unito, indipendentemente da razza, lingua o religione, a costruire una società democratica basata sulla giustizia e l’uguaglianza, al fine di raggiungere felicità, prosperità e progresso per la nostra nazione”. Ogni mattina migliaia di studenti singaporiani iniziano la loro giornata recitando questo mantra, esemplificazione di uno dei capisaldi del proprio esecutivo: governare tramite le differenze. Sin dalla sua indipendenza nel 1965 la creazione di una “società multietnica armoniosa” è stato infatti uno dei principi che ha guidato l’operato del People’s Action Party (PAP) nel suo ininterrotto governo di Singapore. 

La rilevanza di tale questione è data dalla peculiare composizione della popolazione singaporiana e dagli scontri etnico-sociali che hanno storicamente caratterizzato il suo processo di decolonizzazione, seppur in misura minore rispetto al più ampio contesto regionale. Negli Stati dell’Asia meridionale e del Sud-Est asiatico, soprattutto in Sri Lanka, Indonesia e India, rivolte e scontri violenti tra diverse etnie sono infatti fenomeni che si sono spesso ripetuti dopo la loro indipendenza. Nel 1965, la popolazione di Singapore era composta per circa il 75% da cinesi, 13% da malesi, 7% da indiani e per 5% dai cosiddetti Altri (lavoratori migranti ed Euroasiatici) e le cifre sono rimaste pressoché stabili fino ai nostri giorni. Data tale eterogeneità, la governance etnico-sociale è stata fin da subito una sfida esistenziale per la neonata città-Stato. Proprio gli scontri tra i singaporiani di origine cinese e malese nel 1964, che causarono 36 morti e centinaia di ferite, portarono il fondatore del PAP Lee Kuan Yew ad affossare il progetto federativo con la Malesia e alla conseguente fondazione di Singapore in quanto Stato indipendente. Da allora tali episodi sono diminuiti esponenzialmente, portando Singapore ad essere il tanto decantato modello di ordine e stabilità sociale che è oggi.

Per realizzare una cosiddetta “società multiculturale armoniosa” negli anni il PAP ha lanciato una serie di iniziative di grande successo, prima fra tutte la scelta dell’inglese in quanto lingua franca. Tale scelta permise all’ex colonia britannica di creare uno spazio neutrale in cui sviluppare valori e un’identità condivisa, pur permettendo alle varie etnie di mantenere l’uso della propria lingua tradizionale. Il cinese mandarino, il malese, e il tamil rimangono infatti le lingue ufficiali del Paese e a seconda dell’appartenenza etnica vengono insegnate parallelamente all’inglese. In alcuni casi anche il sistema legislativo è stato adattato alla particolare composizione multiculturale singaporiana e la legislazione sulla famiglia ne è un chiaro esempio. La Carta delle Donne è infatti la principale fonte in materia ma esiste un parallelo sistema legale e giudiziario per dare seguito alla legge musulmana in materia di matrimonio, divorzio, mantenimento, custodia dei figli. 

C’è poi il sistema di quote per l’assegnazione delle abitazioni pubbliche, che corrispondono all’80% del totale a Singapore, creato nel 1989 al fine di rispecchiare la composizione etnica della popolazione in ogni distretto, quartiere e condominio. Ciò ha evitato che si creassero enclave mono-etniche e ha favorito la creazione di comunità multiculturali. Un sistema di quote garantisce anche la rappresentanza minima in parlamento alle minoranze e la carica di Capo di Stato viene tradizionalmente affidata ad un malese o indiano, bilanciando ulteriormente il peso politico di ogni etnia. 

Infine, negli anni è stato promulgato un fitto corpo legislativo che permette al governo di Singapore di punire severamente ogni tipo di violenza o discriminazione razziale, sia essa offline oppure online. Tali pene sono spesso state criticate per essere fin troppe dure, a rimostranza dell’importanza che il PAP attribuisce al tema dell’armonia sociale. Un’ulteriore riprova di ciò è la celerità con cui tali leggi vengono aggiornate per rispondere in maniera tempestiva a nuove forme di odio razziale. 

Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica e Singapore non fa certo eccezione. La designazione delle rispettive etnie rimane infatti un processo controverso ed estremamente rigido. Nell’identificare le principali componenti sociali sono state appiattite tutte le specificità al loro interno, di cui tutte e tre erano estremamente ricche. Inoltre, la possibilità di modificare l’identità razziale attribuita è limitata anche per i figli di coppie interrazziali, che devono comunque indicare una “razza principale” per i loro figli a fini amministrativi. Presentano criticità anche il sistema di rappresentanza politica delle minoranze e il pur celebratissimo sistema abitativo. La supremazia politica dell’etnia cinese rimane infatti una costante nella storia della città-Stato, mentre le quote per l’assegnazione di residenze pubbliche hanno distorto il mercato immobiliare, aumentando le disuguaglianze economiche tra la popolazione.

Nuovo slancio al libero scambio Indonesia-UE

Le amministrazioni entranti a Bruxelles e a Giacarta offrono la speranza di un progresso nei negoziati

Dopo quasi un decennio di negoziati, la proposta di un accordo di libero scambio tra Unione europea e Indonesia potrebbe farsi più realizzabile. È quanto sostiene Alif Alauddin in un’analisi pubblicata su The Diplomat. L’Indonesia mira infatti concludere i negoziati sotto l’amministrazione del nuovo Presidente Prabowo Subianto, entrato ufficialmente in carica domenica 20 ottobre. Allo stesso tempo, l’Unione Europea ha presentato una nuova squadra della Commissione Europea sotto il secondo mandato di Ursula von der Leyen, iniziato il 17 settembre. L’ultima tavola rotonda tra Bruxelles e Giacarta, svoltasi a luglio, ha dimostrato che le questioni ancora aperte sono in gran parte legate agli interessi interni di entrambe le parti, preoccupate di proteggere le industrie nazionali da eventuali svantaggi una volta che l’accordo entrerà in vigore. Dall’inizio dei negoziati nel 2016, l’UE è rimasta ferma nel far rispettare gli standard di sostenibilità, mentre l’Indonesia ha incontrato difficoltà nel soddisfare queste aspettative. “Entrambe le parti devono ora considerare in modo più ampio il cambiamento del panorama geopolitico”, sostiene The Diplomat, secondo cui Prabowo desidera cercare partner occidentali per il commercio e gli investimenti. Ciò include l’accelerazione degli sforzi per ottenere la certificazione ambientale, di sostenibilità e di governance (ESG) per i siti di estrazione del nickel, al fine di conformarsi agli standard di mercato dell’UE e degli Stati Uniti. L’ambizione di raggiungere una crescita economica annua dell’8% durante il suo primo mandato sarà in gran parte guidata dagli investimenti esteri, con particolare attenzione all’energia verde, alla produzione di veicoli elettrici, alla tecnologia avanzata e al settore dei servizi digitali. “L’insediamento di Prabowo dovrebbe quindi essere accolto dall’UE come un’opportunità per rilanciare i colloqui sull’accordo di libero scambio” si legge. “Allo stesso modo, garantire l’accesso al mercato indonesiano è una priorità della Commissione UE”, visto che Giacarta potrebbe aiutarla a diversificare le sue relazioni economiche, riducendo la dipendenza da Pechino. Peraltro, sottolinea the Diplomat, “rispetto all’imposizione di misure unilaterali come per dettare le condizioni sui principali prodotti indonesiani, un accordo di libero scambio può essere uno strumento più efficace di influenza esterna per soddisfare gli standard globali di sostenibilità”. 

Le politiche economiche di Prabowo Subianto

Articolo di Luca Menghini

Il percorso dell’Indonesia verso la crescita e la stabilità

Dal 20 ottobre 2024, Prabowo Subianto è ufficialmente il nuovo presidente dell’Indonesia, a seguito di un’elezione molto contestata che porta sia continuità che cambiamento. Basandosi sulle fondamenta poste dal suo predecessore, Joko Widodo, meglio conosciuto come Jokowi, Prabowo mira a stimolare la crescita economica dell’Indonesia, introducendo allo stesso tempo nuove strategie per affrontare le sfide strutturali di lunga data che hanno sempre caratterizzato il Paese. La sua amministrazione arriva in un momento cruciale per l’Indonesia, che, essendo la più grande economia del sud-est asiatico, si pone al centro del commercio mondiale, soprattutto grazie alla sua ricchezza di risorse naturali.

Prabowo ha sottolineato che il suo impegno sarà quello di continuare molte delle politiche di Jokowi, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture e la gestione delle risorse. Sotto l’amministrazione Jokowi, l’Indonesia è diventata un attore significativo nella catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici, capitalizzando e sfruttando le sue vaste riserve di nichel, uno dei componenti chiave utilizzati per la produzione di batterie per veicoli elettrici. Diverse compagnie straniere, tra cui Hyundai e LG, hanno investito significativamente in Indonesia, attratte dall’opportunità di accedere a queste risorse. Prabowo ha promesso di prestare particolare attenzione allo sviluppo del settore downstream domestico, che prevede la raffinazione delle materie prime in prodotti ad alto valore aggiunto, assicurando che l’Indonesia tragga maggiori benefici rispetto alla sola estrazione delle risorse, e possa così meglio capitalizzare le ricchezze presenti nel suo territorio.

Le promesse di continuità di Prabowo rassicurano molte persone; tuttavia, rispetto al suo predecessore, si trova davanti a un’economia con nuove sfide. Sotto Jokowi, l’Indonesia ha registrato una crescita stabile di circa il 5% all’anno. Tuttavia, Prabowo ha fissato un obiettivo ancora più ambizioso, puntando a una crescita dell’8% durante la sua presidenza. Per raggiungere questo obiettivo non sarà sufficiente solo un flusso continuo di investimenti nelle infrastrutture, ma saranno necessarie anche riforme in altri settori, in particolare nell’aumentare il livello di innovazione e nell’affrontare il problema persistente dell’occupazione informale nel Paese. L’economia indonesiana, fortemente dipendente dalle esportazioni di materie prime come il nichel e l’olio di palma, deve essere diversificata per garantire una crescita sostenibile ed evitare di cadere in quella che gli economisti chiamano “middle-income trap”, ossia il momento in cui l’economia di un Paese inizia a stagnare prima di raggiungere lo status di economia sviluppata.

Uno dei piani più ambiziosi di Prabowo è quello di aumentare significativamente la spesa pubblica, in particolare per i programmi sociali, come i pasti gratuiti per i bambini in età scolare, una delle sue promesse elettorali. La sua amministrazione punta ad aumentare il rapporto debito/PIL dell’Indonesia dall’attuale 39% al 50%, una mossa che sta suscitando un acceso dibattito tra economisti e investitori. Mentre il team di Prabowo sostiene che l’aumento del debito del Paese è necessario per finanziare i vari programmi che il governo intende implementare, i critici affermano che una mossa del genere potrebbe destabilizzare la disciplina fiscale di lunga data dell’Indonesia. Sotto Jokowi, infatti, l’Indonesia ha mantenuto politiche fiscali conservative, con limiti molto stretti rispetto al deficit di bilancio e all’emissione di debito, che hanno aiutato a proteggere l’economia dagli shock esterni.

L’amministrazione di Prabowo ha rassicurato i mercati affermando che l’aumento dei prestiti sarà accompagnato da sforzi per aumentare le entrate. Il suo team ha proposto varie misure per incrementare le entrate del governo, tra cui l’aumento delle tasse e delle royalties dal settore minerario, nonché il potenziamento dei meccanismi di raccolta fiscale. Tuttavia, le sfide sono significative. Il rapporto tasse/PIL rimane basso rispetto ad altre nazioni del sud-est asiatico, e molti dei lavoratori del Paese sono impiegati in modo informale, rendendo difficile l’espansione della base fiscale.

L’energia e la sicurezza energetica sono altri pilastri fondamentali dell’agenda economica di Prabowo. L’Indonesia è il più grande produttore di olio di palma, e Prabowo sta pianificando di espandere il suo utilizzo nella produzione di biocarburanti, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza del Paese dalle importazioni di diesel. Sotto la politica B35 introdotta lo scorso anno, una miscela contenente il 35% di olio di palma è ora obbligatoria per legge nel biodiesel, e Prabowo ha deciso di aumentare questa percentuale al 50% entro il 2029. Riducendo la dipendenza dalle importazioni di carburanti, Prabowo spera di migliorare la bilancia commerciale del Paese e dare un impulso significativo alla produzione domestica. 

Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, Prabowo ha sottolineato la necessità di riforme agricole per aumentare la produttività e ridurre la dipendenza dell’Indonesia dalle importazioni di cibo. Ha evidenziato piani per investire nella modernizzazione del settore agricolo, migliorando i sistemi di irrigazione e ampliando l’accesso al credito per i piccoli agricoltori. Queste misure mirano a garantire che l’Indonesia soddisfi il fabbisogno alimentare della sua popolazione, creando al contempo nuove opportunità nelle aree rurali.

La leadership di Prabowo sarà anche influenzata dalla posizione geopolitica dell’Indonesia tra le due potenze globali, gli Stati Uniti e la Cina. L’Indonesia ha mantenuto una posizione neutrale, bilanciando con attenzione le relazioni con entrambi i Paesi, e ci si aspetta che Prabowo continuerà con questo approccio. La Cina è il più grande partner commerciale dell’Indonesia e i legami economici tra i due Paesi si sono rafforzati negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda gli investimenti nelle infrastrutture. Allo stesso tempo, l’Indonesia rimane un partner chiave degli Stati Uniti nel sud-est asiatico, soprattutto nel settore della sicurezza. Prabowo, un ex generale, si prevede continuerà a sviluppare le capacità di difesa dell’Indonesia, mantenendo al contempo un approccio neutrale nella più ampia competizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina.

Gli investimenti esteri continueranno a giocare un ruolo chiave nelle strategie economiche di Prabowo. Sotto Jokowi, l’Indonesia ha registrato una crescita significativa degli investimenti diretti esteri (IDE), in particolare nei settori minerario e manifatturiero. Prabowo ha indicato che manterrà gli incentivi introdotti sotto l’amministrazione precedente per attrarre investitori stranieri, incluse le agevolazioni fiscali e le normative semplificate. Tuttavia, la reazione dei mercati alle politiche economiche di Prabowo è stata mista, con alcuni investitori preoccupati per i potenziali rischi legati all’aumento del debito. I recenti downgrade da parte di banche d’investimento come Morgan Stanley riflettono queste preoccupazioni, sebbene le agenzie di rating come Fitch e Moody’s abbiano mantenuto un outlook stabile per l’Indonesia, citando i solidi fondamentali economici del Paese.

Nonostante queste sfide, la presidenza di Prabowo rappresenta un’opportunità per l’Indonesia di consolidare la sua posizione come leader economico regionale. La sua amministrazione è focalizzata sullo sviluppo industriale, l’indipendenza energetica e la sicurezza alimentare, il che dovrebbe portare all’obiettivo di raggiungere stabilità e crescita a lungo termine. Tuttavia, tutto dipenderà da quanto efficacemente il suo governo riuscirà a bilanciare la necessità di prudenza fiscale con le richieste di un’agenda economica ambiziosa. Investitori e partner internazionali seguiranno attentamente come Prabowo affronterà queste sfide nei primi anni della sua presidenza.

L’inaugurazione della presidenza di Prabowo segna l’inizio di un nuovo capitolo per l’Indonesia. Si spera che questo capitolo sarà caratterizzato dagli sforzi per accelerare la crescita, assicurando al contempo che i benefici della stessa siano equamente distribuiti tra la popolazione. I suoi obiettivi ambiziosi, sebbene rappresentino una sfida, segnalano una chiara intenzione di trasformare l’Indonesia in un Paese ad alto reddito entro il 2045. Se riuscirà nell’intento, le sue politiche non solo solleveranno milioni di persone dalla povertà, ma solidificheranno anche il ruolo dell’Indonesia come potenza economica globale negli anni a venire.

L’ASEAN e i BRICS

Pubblichiamo qui uno stralcio dell’editoriale di Chan Chian Wen, apparso su Nikkei Asia

Una critica comune ai BRICS è che manca della coesione necessaria per la stabilità a lungo termine. Tuttavia, i cinque decenni di esperienza dell’ASEAN potrebbero dimostrare il contrario. Questo gruppo di 10 economie del Sud-Est asiatico funge da caso di studio in tempo reale su come la diversità politica ed economica può coesistere promuovendo al tempo stesso la pace e la prosperità. L’ASEAN comprende Paesi a maggioranza musulmana, buddista e a maggioranza cristiana, tutti con società multietniche e multiculturali. Queste nazioni non condividono nemmeno gli stessi sistemi politici. Tuttavia, la continua esistenza e prosperità dell’ASEAN costituiscono una potente confutazione all’idea secondo cui un mix diversificato di Paesi non può funzionare efficacemente insieme. La comprovata esperienza di neutralità dell’ASEAN sostiene da tempo la stabilità regionale; ora dovrebbe estendere la sua influenza per contribuire a ridurre i rischi di conflitto oltre i suoi confini. Sebbene i BRICS mirino a promuovere il multipolarismo economico, sono spesso visti da Washington come allineati con i suoi rivali geopolitici, Mosca e Pechino. L’ASEAN, senza tale bagaglio, è in una posizione unica per alleviare le preoccupazioni che i BRICS vengano percepiti come anti-occidentali. L’ASEAN può anche trarre vantaggio dalle crescenti borse merci dei BRICS, che offrono l’opportunità di stimolare la crescita economica sostenibile e migliorare la sicurezza alimentare. Proteggendo le economie dipendenti dalle materie prime da un’eccessiva speculazione, gli scambi BRICS aiutano a mitigare la volatilità dei prezzi, una minaccia fondamentale per la stabilità dell’ASEAN. Inoltre, i Paesi BRICS svolgono un ruolo significativo nelle catene di approvvigionamento globali sia per le materie prime che per le materie prime a valore aggiunto. Molti esperti ritengono che il mondo sia sull’orlo di un nuovo superciclo delle materie prime, guidato da decenni di investimenti insufficienti nell’estrazione delle risorse e nelle infrastrutture di raffinazione. I BRICS, con il loro significativo vantaggio in questo ambito, sono ben posizionati per attutire le ricadute socioeconomiche di un tale ciclo – un vantaggio che manca all’ASEAN. Con le tendenze globali che si spostano verso i veicoli elettrici, le batterie al litio, l’energia nucleare, i semiconduttori e l’elettrificazione, l’ASEAN rischia di rimanere indietro senza un impegno più profondo con i BRICS. Inoltre, i BRICS offrono l’accesso a piattaforme alternative per le transazioni finanziarie, come la blockchain. Collegando le valute di regolamento ad attività di riserva neutrali come l’oro, l’ASEAN potrebbe ridurre la propria esposizione ai rischi di forti fluttuazioni del dollaro USA. Affinché l’ASEAN possa mantenere una vera neutralità, deve adottare un approccio indipendente dalla piattaforma per le transazioni finanziarie nel commercio e negli investimenti globali. In conclusione, non è nell’interesse dell’ASEAN osservare passivamente i tentativi di invertire la tendenza verso il multipolarismo, inclusa la creazione di legami più stretti tra BRICS e ASEAN.

L’impennata degli investimenti nel Sud-Est asiatico

Cresce il ruolo del Private Equity e del Venture Capital nei Paesi dell’ASEAN

Di Luca Menghini

Nel 2023, i settori del private equity (PE) e del venture capital (VC) nei Paesi dell’ASEAN hanno visto sviluppi significativi, nonostante abbiano affrontato notevoli difficoltà legate al complesso panorama economico globale. La regione dell’ASEAN, con la sua classe media in espansione continua e una popolazione molto giovane, continua ad attirare numerosi investitori, in particolare nei settori della tecnologia, della sanità e delle infrastrutture. Questi settori sono motori fondamentali per la crescita in un mercato sempre più competitivo e con un’economia mondiale in costante evoluzione.

Il mercato del private equity nel Sud-Est asiatico ha concluso il 2023 con un totale di 22 accordi per un valore complessivo di 3,9 miliardi di dollari. Questa cifra rappresenta un calo rispetto agli anni precedenti, principalmente a causa delle sfide macroeconomiche come l’inflazione e gli alti tassi di interesse. Tuttavia, gli esperti rimangono ottimisti, data la giovane forza lavoro e l’aumento della domanda di soluzioni innovative, che si prevede guideranno la crescita futura. Il venture capital ha avuto una performance molto positiva, con asset in gestione che hanno raggiunto la cifra record di 27,3 miliardi di dollari nel 2023, evidenziando la resilienza e il potenziale dell’ecosistema di startup della regione.

Il settore sanitario è emerso come un’area chiave per gli investimenti di private equity nel 2023, rappresentando il 36% del totale degli accordi. La crescente domanda di un miglior settore sanitario, capace di offrire servizi più avanzati, guidata dal fatto che la popolazione media dell’ASEAN sta invecchiando e, al contempo, diventando più ricca e in grado di permettersi cure di livello superiore, ha creato numerose opportunità per gli investitori. Oltre alla sanità, l’altro settore che ha attirato la maggior attenzione è stato quello della tecnologia e delle telecomunicazioni, che ha rappresentato circa il 31% degli investimenti di private equity.

Gli investimenti nelle infrastrutture sono stati un tema dominante nel 2024, con il settore che ha rappresentato il 78% degli accordi totali di private equity nel secondo trimestre di quest’anno. Infatti, i Paesi del Sud-Est asiatico danno priorità alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, le opportunità nel campo delle energie rinnovabili e dei progetti infrastrutturali sostenibili hanno attirato l’interesse di numerosi investitori. Inoltre, la posizione strategica della regione come hub per il commercio globale ha reso gli investimenti nelle tecnologie digitali e, più in generale, nella trasformazione digitale, insieme alle infrastrutture fisiche, vitali per il suo futuro economico. Ciò ha portato le attività di private equity a concentrarsi su settori finalizzati a ridisegnare e trasformare le catene di approvvigionamento regionali e a migliorare la connettività commerciale.

Nonostante le tendenze incoraggianti e ottimistiche, i settori del private equity e del venture capital nel panorama dell’ASEAN stanno affrontando sfide significative. Il contesto macroeconomico rimane incerto, con preoccupazioni legate all’inflazione e alle fluttuazioni dei tassi di interesse che creano condizioni sfavorevoli per accordi transnazionali. Inoltre, il numero di uscite è in netto calo, il fundraising è diminuito e gli investitori stanno adottando un approccio più cauto. Le condizioni per effettuare le exit rimangono difficili, con molte società di private equity che optano per vendite secondarie anziché per offerte pubbliche iniziali (IPO) a causa di un mercato pubblico stagnante.

Tuttavia, c’è un alto livello di liquidità disponibile, pronta per essere utilizzata, posizionando gli investitori in modo ottimale per capitalizzare sulle opportunità future. Gli esperti prevedono che i settori dei beni di consumo, dell’istruzione e dei servizi finanziari vedranno un aumento degli investimenti nei prossimi anni, man mano che le economie dell’ASEAN si stabilizzeranno e continueranno sulle normali traiettorie di alta crescita.

Guardando al futuro, lo sviluppo continuo dei mercati del private equity e del venture capital nel Sud-Est asiatico sarà modellato dalla trasformazione digitale, dalle innovazioni nel settore sanitario e dalla necessità di infrastrutture sostenibili. Questi settori offrono le maggiori promesse sia per gli investitori che per i governi che cercano di rafforzare la competitività della regione nell’economia globale. Con una popolazione giovane e tecnologicamente esperta e una classe media in rapida crescita, l’ASEAN è posizionata per rimanere al centro dell’attenzione per quanto riguarda gli investimenti di private equity e venture capital negli anni a venire.

In conclusione, sebbene i settori del private equity e del venture capital nell’ASEAN non siano privi di sfide, le prospettive di crescita della regione rimangono solide e stabili. Il focus sulle infrastrutture, sulla sanità e sulla tecnologia, insieme alla disponibilità di capitali, consente al Sud-Est asiatico di continuare ad essere una destinazione chiave per gli investimenti nei mercati globali. Gli investitori probabilmente manterranno un approccio cauto ma ottimistico mentre navigano tra le opportunità e i rischi che derivano dall’investire in una delle regioni più dinamiche del mondo.

Thailandia e Malesia in prima fila per i BRICS

Bangkok e Kuala Lumpur sono i primi due governi del Sud-Est asiatico ad aver manifestato interesse ad aderire al gruppo

Di Silvia Zaccaria

Con l’acronimo BRICS si intende il raggruppamento che comprende le economie emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Nel 2024 si sono uniti Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Solo i cinque Paesi membri originari costituiscono circa il 26% della superficie terrestre, il 30% dell’economia globale e il 43% della popolazione globale, dato in continua crescita. Così come i BRICS hanno tra i loro propositi l’obiettivo di riunire le economie del Sud Globale, anche l’ASEAN contribuisce allo sviluppo economico, sociale e culturale dei Paesi del Sud-Est asiatico, assicurandone la stabilità, favorendone la promozione economica, la riduzione della povertà e incoraggiando gli scambi tra Paesi con livelli economici e di sviluppo profondamente diversi. In virtù della sempre maggiore importanza economica e politica che i BRICS stanno conquistando, molti membri ASEAN, hanno espresso interesse più o meno concreto su una loro possibile entrata nel raggruppamento, già dal summit 2023 di Johannesburg. Il 28 maggio scorso, la Thailandia ha approvato la lettera che manifesta ufficialmente l’intenzione di aderire ai BRICS. Pronta a seguire la Malesia, il cui Primo Ministro Anwar Ibrahim ha espresso un forte interesse sul possibile ingresso. Anche l’Indonesia, che ha partecipato come ospite al Summit dei BRICS del 2023, tramite la Ministra degli Esteri Retno Marsudi ha affermato di essere in fase di valutazione dei possibili benefici derivanti dall’entrata nel gruppo. Da ultimo, anche il Vietnam ha asserito che prendendo in seria considerazione l’entrata nei BRICS. Paesi come la Thailandia e la Malesia puntano all’entrata nei BRICS per importanti obiettivi di crescita economica e sociale di interesse nazionale. Il governo di Bangkok ritiene che “l’adesione ai BRICS gioverebbe alla Thailandia sotto molti punti di vista, ad esempio accrescendo il suo ruolo sulla scena internazionale e aumentando le sue prospettive di essere uno dei responsabili della politica economica internazionale”.

“ASEAN way significa successo”

Il discorso di Thongloun Sisoulith, Presidente del Laos, in apertura del summit ASEAN di Vientiane

Quest’anno la Repubblica Democratica Popolare del Laos ha l’onore di assumere la presidenza dell’ASEAN per la terza volta dalla nostra adesione all’ASEAN il 23 luglio 1997. Ogni volta, abbiamo ricevuto un sostegno inestimabile e assistenza da parte della nostra famiglia ASEAN, dei partner del dialogo e delle nazioni amiche. L’ASEAN è definita dalla sua diversità. Nel corso della sua evoluzione, ha superato con successo numerose sfide, che hanno portato alla creazione della Comunità ASEAN nel 2015. Oggi, l’ASEAN è casa di quasi 700 milioni di persone, il che la rende la terza economia più grande in Asia e la quinta  a livello mondiale. Le proiezioni indicano che l’ASEAN diventerà la quarta economia mondiale entro il 2030. Nel prossimo futuro, l’ASEAN comprenderà tutte le nazioni del Sud-Est asiatico con l’adesione di Timor Est come membro a pieno titolo, riaffermando la sua diversità e creando allo stesso tempo nuove opportunità per le sue relazioni esterne. I risultati conseguiti dall’ASEAN nel corso degli anni hanno apportato benefici tangibili alle persone, riflettendo le aspirazioni, le intenzioni, l’unità e la solidarietà condivise della regione in mezzo alla diversità. Questi risultati dimostrano ulteriormente che la cooperazione, guidata dall’ASEAN way, risuona con l’obiettivo condiviso di mantenere e promuovere la pace, la stabilità, e uno sviluppo socioeconomico sostenibile. Gli ambienti regionali e internazionali stanno attraversando una fase rapida e complessa di cambiamenti e nuove sfide. In questo contesto, l’ASEAN deve continuare a sostenere la sua causa comune di pace, stabilità e sviluppo sostenibile, così come il suo impegno per un multilateralismo basato sull’uguaglianza e sul vantaggio reciproco. La RDP del Laos ha costantemente perseguito una politica estera di “pace, indipendenza, amicizia e cooperazione”. La RDP del Laos è orgogliosa di essere un membro della famiglia ASEAN, i cui risultati, comprese le sue fiorenti relazioni esterne, hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo socio-economico del nostro Paese. Sotto il tema “ASEAN: Enhancing Connectivity and Resilience”, questa presidenza si allinea con all’obiettivo di promuovere la connettività e la resilienza, e mostra la nostra aspirazione a trasformare il Laos da un Paese senza sbocco sul mare in un hub regionale dotato di connettività internazionale. Credo fermamente, con la lunga tradizione di cooperazione e sostegno reciproco all’interno della famiglia ASEAN e dai nostri partner esterni, che il summit e i vertici correlati di questi giorni saranno un grande successo.

In Vietnam volano i prezzi del caffè

A causa di una carenza di offerta, speculazioni finanziarie e un aumento della domanda di chicchi di Robusta, i prezzi del caffè vietnamita sono in forte aumento.

Articolo di Anna Affranio

Il Vietnam è diventato in pochissimo tempo uno dei principali produttori mondiali di caffè. Questo prodotto, massicciamente consumato in tutto il globo, è stato introdotto in Vietnam già a partire dal 1857 da alcuni sacerdoti francesi durante il periodo coloniale, prima nelle province settentrionali, e poi successivamente negli altipiani centro-meridionali. Il terreno e le condizioni climatiche si sono rivelate presto ideali per la coltivazione delle varietà robusta e arabica, al punto che nel tempo il Paese si è guadagnato una rilevante posizione tra i maggiori produttori al mondo di caffè (secondo maggior esportatore per volumi dopo il Brasile). Ciò è stato possibile negli ultimi decenni grazie a ingenti investimenti seguiti alla liberalizzazione della proprietà terriera con le riforme Đổi Mới a metà degli anni ’80, e alle raccomandazioni politiche della Banca Mondiale/FMI che incentivano i contadini a produrre caffè per l’esportazione. In questo periodo, il Vietnam si specializza nella produzione di chicchi di varietà  Robusta, della quale è anche il maggior produttore mondiale e che costituisce la quasi totalità del caffè prodotto nel paese. 

Ma qualcosa sta cambiando nel mercato del caffè, in Vietnam e nel mondo. Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Caffè, ad Aprile i prezzi della specie Robusta hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 45 anni. Quali le ragioni di un aumento così drastico dei prezzi? Le cause vanno principalmente ascritte allo squilibrio tra domanda e offerta.

Attualmente, i chicchi di Robusta rappresentano meno del 30% della produzione mondiale di caffè, rispetto alla varietà Arabica, molto più richiesta per il gusto più morbido e una quantità minore di caffeina. La qualità Robusta ha  invece un sapore più forte e amaro ed è  più facile da produrre poiché, come suggerisce il nome, è più resistente ai parassiti e si adatta meglio alle diverse condizioni climatiche e geografiche. Questi chicchi vengono solitamente utilizzati nelle miscele per fare il caffè espresso per aggiungere forza e corpo alla tazzina, ma sono anche ampiamente utilizzati nei caffè istantanei grazie alla loro convenienza e al profilo di sapore costante. In effetti, la domanda della specie Robusta è più alta che mai, vista la loro maggiore resilienza ai cambiamenti climatici rispetto all’Arabica. Inoltre, l’aumento dei costi di trasporto e carburante sta spingendo le principali aziende europee e statunitensi a passare dalla varietà di alta gamma Arabica, prodotta principalmente in America Centrale e Meridionale, alla più conveniente Robusta: la maggiore richiesta sta facendone così inevitabilmente lievitare il prezzo.

Ma torniamo al Vietnam.Qui l’offerta si sta contraendo notevolmente per la  riduzione delle aree coltivate a caffè. Gli agricoltori locali infatti stanno gradualmente sostituendo la coltivazione del caffè con quella del durian, il frutto dall’odore forte molto amato nel continente asiatico. In particolare, la Cina ha aumentato la sua domanda di durian, e la produzione di questo frutto si sta rivelando più redditizia per molti agricoltori rispetto al caffè. Non aiuta il fatto che, per conformarsi ai requisiti cinesi per l’esportazione di durian, che impediscono la coltivazione del durian con altre piante, gli agricoltori stanno anche abbattendo gli alberi di caffè già presenti all’interno delle piantagioni miste caffè-durian. Inoltre, questa stagione, particolarmente calda e secca, non ha favorito un abbondante raccolto di chicchi.

Da ultimo, ma non per ultimo, va sottolineato che il caffè è una delle commodities preferite (insieme con petrolio e oro) per le speculazioni finanziarie, e le mutate condizioni geopolitiche, ambientali e climatiche costituiscono terreno fertile per un’ampia volatilita’ nei futures del caffe, aumentando cosi’ ulteriormente i prezzi.

Singapore chiede la riforma dell’Onu

L’Intervento del Ministro degli Affari Esteri Vivian Balakrishnan al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

“Le Nazioni Unite sono a un punto di svolta. Dobbiamo riformare le istituzioni multilaterali e dell’ONU per affrontare le sfide attuali e future, compresa la riforma di questo stesso Consiglio di Sicurezza”, ha dichiarato il Ministro degli Affari Esteri di Singapore di Vivian Balakrishnan, in occasione del dibattito aperto presso la sede delle Nazioni Unite. “Tutti i membri permanenti dovrebbero concentrarsi sull’obiettivo più ampio di garantire la pace e la sicurezza internazionale. Tuttavia, la tendenza all’aumento dell’esercizio del veto suggerisce che non possiamo lasciare che siano i cinque membri permanenti a cambiare volontariamente il loro comportamento. L’ONU nel suo complesso deve accordarsi sulle modalità di esercizio del veto in futuro e Singapore è pronta a discuterne ulteriormente all’Assemblea Generale. L’approccio non è quello di invadere il mandato del Consiglio, ma di evitare azioni che impediscano a questo Consiglio di adempiere al suo mandato”, ha aggiunto. Il riferimento è probabilmente ai veti incrociati posti su alcune risoluzioni riguardanti la guerra in Ucraina e ii bombardamenti su Gaza. “Il ruolo dei membri eletti del Consiglio di Sicurezza deve essere rafforzato”, ha affermato Balakrishnan. “Abbiamo visto come i 10 membri eletti hanno colmato le lacune quando i cinque permanenti erano invece impantanati nella sfiducia e nella paralisi reciproca. Dato il potente ruolo di ponte dei 10 eletti, i membri eletti dovrebbero avere più voce in capitolo nel processo decisionale, e dovrebbero essere autorizzati a guidare o leggere insieme le questioni chiave, in particolare per quanto riguarda le loro rispettive regioni. Il Consiglio di Sicurezza deve anche fare di più per prevenire i conflitti. Dovrebbe lavorare in modo più stretto ed efficace con gli altri organi principali dell’ONU per facilitare l’allarme e la risposta tempestiva. L’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Segretario Generale di portare all’attenzione qualsiasi questione che a suo parere possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza, è di fatto un potente strumento di diplomazia preventiva. Sono lieto che il Patto per il futuro vi abbia fatto riferimento. Tuttavia, questo Consiglio deve reagire più rapidamente con una risposta concreta quando il Segretario Generale invoca l’articolo 99, in particolare per le catastrofi umanitarie e le atrocità di massa”, ha concluso il Ministro degli Affari Esteri di Singapore.

Cosa aspettarsi dal summit ASEAN in Laos

Al via il vertice annuale dei Paesi del Sud-Est asiatico. Ecco quali sono i temi in agenda alla sei giorni di Vientiane

Di Emanuele Ballestracci

Tra il 6 e l’11 ottobre Vientiane ospiterà il 44esimo summit dei Paesi ASEAN, nonché l’evento politico più importante dell’anno per la regione del Sud-Est asiatico. Sono molti i dossier spinosi che dovranno essere affrontati, primi fra tutti la guerra civile in Myanmar e le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, e non mancheranno gli incontri di alto livello con le rappresentanze dei principali Paesi partner.

La presidenza dell’ASEAN ruota annualmente e nel 2024, per la terza volta nella sua storia, è spettata alla Repubblica Popolare Democratica del Laos. Già a luglio di quest’anno si è tenuto il meeting dei Ministri degli Esteri dei Paesi membri, in cui è emersa la difficoltà del blocco nel trattare dei due temi di politica estera più sensibili. La lenta implementazione del piano di pace in cinque punti per la risoluzione della guerra civile in Myanmar e la flebile disponibilità al dialogo da parte della giunta militare ha infatti causato non pochi dissapori tra i membri ASEAN. Malesia, Thailandia, Indonesia e Singapore spingono infatti per una posizione più forte da parte del blocco per la risoluzione del conflitto mentre altri, tra cui Laos e Vietnam, prediligono un approccio meno invasivo. Anche la gestione delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale tra Cina e, primi fra tutti, Filippine e Vietnam hanno creato divisioni. Manila e Hanoi chiedono infatti risposte più dure nei confronti di Pechino mentre altri membri preferiscono non rischiare l’aumento delle tensioni vista la preponderante presenza economica cinese nella regione. 

Il tema scelto da Vientiane per la sua presidenza è “ASEAN: potenziare connettività e resilienza” e verrà sviluppato sulla base di tre pilastri: promuovere la connettività infrastrutturale; ridurre il divario di sviluppo; promuovere una maggiore integrazione economica e mobilità umana. Già durante il summit dei Ministri dell’Economia dei Paesi ASEAN tenutosi a metà settembre è stata enunciata l’importanza di rispondere alle sfide globali e regionali tramite maggiore unione e cooperazione, realizzando concretamente lo slogan “potenziare connettività e resilienza”.  Il focus su questi temi rispecchia gli interessi nazionali di Vientiane che, non avendo sbocchi sul mare, necessita di una maggiore connettività regionale per passare da essere “land-locked” a “land-linked”. Già durante le due precedenti presidenze il Laos aveva posto il focus su temi simili. Il “Vientiane Action Program” e le “Vientiane Declarations”, risultato dei summit del 2004 e 2016, avevano infatti come elementi cardine il potenziamento delle infrastrutture e dell’integrazione regionale. 

Altri due temi più spiccatamente di politica estera sono stati posti al centro dei lavori: il rafforzamento delle relazioni dell’ASEAN con i partner esterni e il mantenimento della centralità dell’organizzazione nell’ordine regionale in evoluzione. Il summit di ottobre sarà infatti condito da numerosi incontri con le rappresentanze delle altre potenze globali, già preceduti tra metà e fine settembre da altrettante consultazioni e riunioni preliminari. Sono infatti in agenda summit bilaterali con tutti i principali attori regionali (a partire da Cina, India, Australia, Giappone) nonché Unione Europea e Stati Uniti. Particolarmente rilevanti saranno gli incontri con i rappresentanti di Pechino, data l’importanza che ricopre la Cina per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali, la finanza allo sviluppo e per via delle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale. 

Parallelamente verrà condotto anche il 19esimo East Asia Summit (EAS), il forum annuale dei leader dell’Asia Orientale incentrato sulla cooperazione regionale e sul dialogo strategico su questioni di sicurezza, politiche ed economiche. Oltre ai Paesi ASEAN ne fanno parte Cina, Stati Uniti, Russia, India, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Giappone e Australia. 

Infine, verrà discusso il processo di adesione di Timor Est all’ASEAN in qualità di membro effettivo. Il piccolo Stato Insulare ha guadagnato lo status di osservatore ufficiale nel 2022 a conclusione del 41esimo summit ASEAN e l’approvazione “in principio” per diventare membro. Nei due seguenti summit è stata definita la roadmap per la completa adesione e nel frattempo Timor Est ha compiuto importanti sforzi per adempiere ai criteri imposti. Nonostante ciò, raggiungere tali obbiettivi richiederà cooperazione con gli attuali membri e sciogliere le riserve di Singapore e Myanmar, ancora freddi circa la sua adesione. Il 44esimo summit ASEAN sarà quindi un’occasione d’oro per Timor Est per ottenere il consenso necessario per diventare il suo 11esimo membro effettivo.

Il ruolo dell’ASEAN sotto la guida del Laos

Verso il summit del 6-11 ottobre a Vientiane. Un elemento chiave della strategia laotiana è l’ambizione di trasformarsi da nazione “senza sbocco sul mare” a nazione “collegata via terra”. Questo obiettivo prevede il potenziamento dei trasporti e delle infrastrutture digitali. 

Di Luca Menghini

Nel 2024, il Laos ha assunto la presidenza dell’ASEAN con il tema “Rafforzare la connettività e la resilienza”, in un periodo cruciale per affrontare e risolvere le crescenti sfide geopolitiche ed economiche. Il Laos ha già ricoperto la presidenza dell’ASEAN in due occasioni precedenti, nel 2004 e nel 2016, ma questa volta deve far fronte a pressioni crescenti. La connettività è da tempo un obiettivo strategico dell’ASEAN e, sotto la guida del Laos, l’attenzione si sta concentrando sul rafforzamento dei legami regionali e sulla costruzione di una maggiore resilienza di fronte alle nuove minacce emergenti.

Il Master Plan on Connectivity (MPAC) 2025 dell’ASEAN è fondamentale per gli sforzi di integrazione regionale, concentrandosi su infrastrutture sostenibili, trasformazione digitale e connessioni tra le persone. Questi obiettivi sono cruciali non solo per la crescita economica, ma anche per la coesione sociale e politica. Il Laos promuoverà un’integrazione regionale più profonda, uno sviluppo sostenibile e la riduzione del divario di sviluppo tra le nazioni dell’ASEAN.

Un elemento chiave della strategia del Laos è l’ambizione di trasformarsi da nazione “senza sbocco sul mare” a nazione “collegata via terra”. Questo obiettivo prevede il potenziamento dei trasporti e delle infrastrutture digitali, rendendo il Laos un hub strategico per il commercio e gli investimenti all’interno dell’ASEAN. Questo cambiamento è essenziale per rafforzare la cooperazione regionale e consolidare le catene di approvvigionamento, soprattutto mentre il Sud-est asiatico si riprende dalle conseguenze economiche della pandemia di Covid-19.

La resilienza dell’ASEAN di fronte alle sfide globali e regionali è altrettanto cruciale. La regione deve affrontare il cambiamento climatico, i disastri naturali, le minacce alla cybersicurezza e l’incertezza economica. La presidenza del Laos mira a promuovere la stabilità regionale costruendo robuste infrastrutture e sviluppando partnership con potenze esterne come il Regno Unito e l’Unione Europea, per migliorare la risposta ai disastri, la sicurezza energetica e lo sviluppo sostenibile.

Un altro importante obiettivo della leadership del Laos è quello di promuovere l’inclusione, in particolare delle donne e delle comunità emarginate. L’intento è garantire che tutti i gruppi possano beneficiare della crescita dell’ASEAN, rispondendo alle esigenze delle popolazioni vulnerabili, soprattutto nelle aree remote. Attraverso queste iniziative, il Laos mira a favorire una maggiore equità e sostenibilità dei mezzi di sussistenza in tutta la regione.

La trasformazione digitale sarà un’area chiave su cui concentrarsi. Mentre l’ASEAN si dirige verso la costruzione di un’economia digitale, il Laos darà priorità all’innovazione digitale e alle infrastrutture. Ciò include la cooperazione sulla cybersicurezza, la governance dei dati e la digitalizzazione del commercio. L’ASEAN Digital Masterplan 2025 stabilisce obiettivi ambiziosi e la leadership del Laos sarà determinante per promuovere l’alfabetizzazione digitale e lo sviluppo delle infrastrutture, soprattutto nelle aree meno sviluppate. Una connettività digitale solida favorirà la crescita economica e migliorerà l’accesso all’istruzione, alla sanità e ai servizi governativi.

La connettività energetica è un altro elemento vitale dell’agenda ASEAN 2024. Con la crescente domanda energetica e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, il Laos giocherà un ruolo centrale nel rafforzare la cooperazione energetica regionale. L’ASEAN Power Grid, che mira a migliorare la sicurezza energetica e integrare le fonti di energia rinnovabile, sarà una priorità. Eventi come l’Energy Business Forum e l’ASEAN International Conference on Energy and Environment nel 2024 offriranno una piattaforma per affrontare le questioni della sicurezza energetica, dell’azione climatica e della sostenibilità delle infrastrutture energetiche.

Oltre al ruolo di presidente di turno dell’ASEAN, il Laos promuoverà la sua campagna per incrementare il turismo e gli investimenti, denominata “Visit Laos Year 2024”. Mostrando il suo patrimonio culturale e naturale, il Laos punta ad attrarre 4,6 milioni di visitatori, posizionandosi come un attore chiave nel settore turistico della regione. Questo obiettivo è in linea con il più ampio scopo dell’ASEAN di rafforzare la connettività culturale e i legami tra le persone, elementi essenziali per costruire un’identità regionale.

Il Laos si trova ad affrontare un panorama geopolitico complesso mentre assume la presidenza. Le tensioni geopolitiche, in particolare nel Mar Cinese Meridionale, rappresentano una sfida per l’unità dell’ASEAN. Il Laos, con la sua tradizione di mantenere la neutralità e mediare tra le grandi potenze, dovrà bilanciare gli interessi della Cina, degli Stati Uniti e di altri attori esterni, assicurandosi al contempo che l’ASEAN rimanga coeso. Questo delicato equilibrio diplomatico sarà fondamentale, soprattutto mentre l’ASEAN affronta questioni legate alla sicurezza marittima e alle relazioni con le grandi potenze.

Guardando al futuro, il successo della presidenza del Laos dipenderà dalla sua capacità di mettere in pratica l’agenda post-2025 dell’ASEAN. Quest’ultima si concentra sulla costruzione di una comunità dinamica, inclusiva e centrata sulle persone, richiedendo il coordinamento di tutti i settori. Promuovendo lo sviluppo infrastrutturale, l’inclusione sociale, la trasformazione digitale e la cooperazione energetica, il Laos ha l’opportunità di gettare le basi per un’ASEAN più interconnessa e resiliente. Il suo successo dipenderà dalla capacità della regione di adattarsi, innovare e rafforzare sia i legami esterni che quelli interni.

Membri attivi di recente
Foto del profilo di Alessio
Foto del profilo di Monika
Foto del profilo di Gabriel
Foto del profilo di Elena
Foto del profilo di Lorenzo
Foto del profilo di Alessandro
Foto del profilo di Cristina
Foto del profilo di Rocco
Foto del profilo di Clara Lomonaco
Foto del profilo di Redazione
Foto del profilo di Davide Gugliuzza
Foto del profilo di Anna Affranio
Foto del profilo di Ilaria Canali
Foto del profilo di Nicolò
Foto del profilo di Angelo Cangero
Chi è Online
Al momento non ci sono utenti online
Membri
  • Foto del profilo di Alessio
    Attivo 1 ora, 12 minuti fa
  • Foto del profilo di Monika
    Attivo 3 giorni, 8 ore fa
  • Foto del profilo di Gabriel
    Attivo 3 settimane, 4 giorni fa
  • Foto del profilo di Elena
    Attivo 1 anno, 4 mesi fa
  • Foto del profilo di Lorenzo
    Attivo 2 anni, 6 mesi fa